L’Etruria

Redazione

Stazione Terontola: un agosto con nebbia, disagi pesanti e abbandono.

Nuovi disagi per i pendolari e i turisti che in questa torrida estate utlizzano il treno per recarsi a Roma.

Stazione Terontola: un agosto con nebbia, disagi pesanti e abbandono.

Nonostante il torrido caldo africano, stamani di prima mattina alla Stazione di Terontola c'era una fitta nebbia e grande malcontento. Beninteso tanto per parlare in  maniera civile ed educata perché tra i pendolari e i turisti che utilizzano il treno per recarsi a Roma i commenti e gli improperi più educati erano quelli del tipo:"altro che Trenitalia,qui siamo al peggio di Treniafrica, senza offesa per gli africani".

Il problema reale con cui devono fare i conti questi clienti di Trenitalia è quello del rientro a Terontola alla sera dopo una dura , faticosa giornata di lavoro o di pratiche amministrative in quanto nei prossimi mesi l'unico InterCity serale con arrivo alle venti anticiperà di un'ora la sua partenza da Termini e quindi per molti utenti non ci sarà possibilità di rientro prima delle ventidue. Ora che il disagio cada sulle spalle larghe di cittadini turisti o su quelle di viaggiatori infrasettimanali su Roma passi pure, ma che il peso di un disservizio programmato vada a bastonare le già affaticate e rotte spalle di lavoratori pendolari che la mattina dopo devono rialzarsi alle cinque per essere al lavoro a Roma alle otto/otto e trenta, ci sembra sadismo puro oppure incapacità di gestione aziendale bella e buona. Un sadismo e una gestione aziendale che purtroppo trova sponda istituzionale in politici italiani ormai solo assetati di voglia di comando, di tornacontismo personale e di incompetenza verso i diritti del cittadino lavoratore.
Questi pendolari su Roma sono davvero esasperati e si sentono abbandonati ad un destino di disagi economici, fisici e mentali davvero stressanti e da terrorismo psicologico e da una guerra civile voluta da un neoliberismo  che non rispetta alcuna Convenzione di Ginevra.
Chi scrive ha vissuto una vita sulla tratta Terontola-Roma ed è vicino " toto corde " ai tanti pendolari di questa tratta ferroviaria che usufruiscono di una Stazione ormai da un ventennio sempre più penalizzata a vantaggio di Arezzo e Chiusi. Ora sono più di otto anni che i pendolari chiedono la fermata di alcuni intercity che transitano in mezzo a Terontola facendo un bel cucù di berlusconiana memoria a quella che ancora per tutto il Novecento era una delle grandi storiche stazioni italiane.
La richiesta di una fermata dell'intercity che parte da Roma Termini alle sette e quattro minuti e passa per Terontola alle otto e trenta circa è una richiesta più che legittima di questi cittadini clienti. Legittima se Trenitalia fosse una vera azienda e i lavoratori fossero ancora cittadini di una vera democrazia. Il problema è che la prima ragiona e programma solo in funzione dei servizi di lusso e di lor signori fregandosene altamente di una stazione come Tetontola di cui non si é provveduto nemmeno ad adeguare i marciapiedi per eventuali fermate di treni frecciarossa. Il che la dice lunga sul disimpegno di Trenitalia e degli attuali politici verso Terontola , sempre più ex-porta dell'Umbria e stazione da chiudere e abbandonare alla fuga di viaggiatori che ormai stanno organizzandosi con il trasporto su gomma, che ,come tutti sappiamo inquina e ferisce l'ambiente senza  rimedio. Il problema dei secondi, i pendolari e i viaggiatori, è invece quello di essere non più cittadini , ma sudditi dei nuovi, arroganti e delinquenti " lor signori". Naturalmente esclusi quei pochi che ancora credono nella fraternità, nella solidarietà, nella sussidiarietà, nella libertà, nel pluralismo. Insomma, in una parola, nella democrazia repubblicana definita dalla Costituzione italiana del 1948. Speriamo che l'assessore regionale Ceccarelli, come diceva stamani un pendolare, s'interessi alla questione e possa interessarsi alla Stazione di Terontola e voglia intervenire su Trenitalia per dare una mano a questa  struttura  e ai tanti lavoratori  e cittadini  che utilizzano il treno per la loro mobilità.
Ivo Camerini