L’Etruria

Redazione

Ulisse di Bruno Gnerucci

Un piccolo libro in dialetto cortonese ripropone le gesta dell'eroe omerico che taluni ritengono sia morto e sepolto nella nostra città.

Ulisse di Bruno Gnerucci

Una bella sorpresa è quella che ci ha preparato l’amico Bruno Gnerucci, riproponendo le vicende di Ulisse in dialetto cortonese. Giorni addietro incontrandomi per una ruga cortonese Bruno ha voluto farmi omaggio di un suo piccolo libro intitolato “Ulisse in dialetto cortonese”. Ho letto  con calma questa sua riproposizione delle gesta di Odisseo-Ulisse e ho compreso che l’impresa di Bruno riporta alla mente l’opera dei cantastorie di ogni tempo e di ogni luogo, che, ispirandosi ai miti popolari, li traducevano nel linguaggio della loro terra.  E d’altra parte il dialetto ionico, in cui vennero prima tramandati oralmente e poi trascritti gli archetipi di tutte le opere poetiche, Iliade ed Odissea, era appunto un dialetto rispetto all’attico, il greco per eccellenza. Con grande passione Bruno Gnerucci si è accinto a questa opera che rende attuale una storia d’amore e d’avventura senza tempo: la storia di Ulisse e Penelope, due sposi separati dalla guerra e dal destino; il desiderio di tornare a casa del protagonista che rifiuta anche l’immortalità promessa da Calipso e supera tante disavventure; la lotta che Ulisse deve condurre a Itaca contro i suoi nemici.

Ed ecco come, nelle parole di Bruno Gnerucci, appare Penelope:

“Esce Penelope da le su’ stanze

E l’alte schele scende lintamente,

con tutta la castità tu’ le movenze

tra le su’ ancelle frettamente gionte.”

Nei versi che seguono  è Polifemo, oggetto della crudele ironia di Ulisse:

“…l’altri Ciclopi: “ Chj t’ha fatto mele?”

“Chj m’ha cecheto se chjema Nissuno”.

Ben rappresentata è poi l’agitazione nel momento cruciale della prova dell’arco da parte di Ulisse:

Tu le mene d’Ulisse l’arco pose

Telemaco, a Euriclea l’ordene dette,

le stanze de’ le donne funno chiuse,

e per nessun grido   ‘l  neso fore mette”.

Una materia non facile quella dell’Odissea, ma su questo racconto, patrimonio dell’intera umanità,Bruno ha avuto l’ardire di cimentarsi da cultore del dialetto cortonese. A lui quindi il plauso del nostro giornale.

Ivo Camerini