L’Etruria

Redazione

Addio , caro, giovane Novecento!

Addio , caro, giovane Novecento!

Addio Novecento ucciso ancor giovane dai cuori di pietra del neocapitalismo. Addio Novecento sogno spezzato dal generale Covid-19 e da lor signori del neoliberismo. Così ha cominciato la mattina del 30 luglio 2020 il suo breve discorso uno degli avventori del mio solito bar-circolo culturale camuciese che prontamente ho registrato nel mio taccuino. Cerco di riportarlo per i nostri lettori nella maniera più fedele possibile,senza virgolette però, in quanto ho preso solo appunti non avendo il registratore a portata di mano.

Dopo il Consiglio europeo dei Capi di Governo dei giorni scorsi tutto è più chiaro e si comincia a capire il perché della frase pronunciata nei giorni prenatalizi del 2019 quando in un dibattito televisivo ad un ministro dell’attuale governo italiano rispondendo ad un giornalista, che domandava il perché di una legge finanziaria così draconiana, usci di bocca la frase: “ Avremo uno o due anni davvero difficili e molto dolorosi sul piano economico e sociale. Anche la società italiana dovrà ristrutturarsi e dire addio al Novecento”.

Ecco spiegate anche le tante frasi governative, politiche e giornalistiche al tempo del lockdown: ” Quando usciremo dalla pandemia, nulla sarà più come prima”.

Tutti a pensare , nel momento del dolore e della paura ad una società più umana , più buona , più solidale, più democratica  e più libera.

Neanche per sogno . In questi giorni di fine luglio tutto sta diventando più chiaro e tutto si disvela. Anche i ciechi cominciano a vedere come sarà la società che ci attende. La società che attende noi meno giovani, i nostri figli e i nostri nipoti.

E’ la società del distanziamento sociale , nel significato proprio della frase usata per indicare scorrettamente il necessario distanziamento fisico tra le persone, onde evitare al coranavirus di replicarsi massivamente.

E’ la società dei pochi che stanno bene, gozzovigliano e dei tanti che stringono la cinghia, che tenteranno di scastagnare la giornata per sopravvivere, per barcamenarsi tra i marosi della globalizzazione selvaggia , per sbarcare un lunario fatto di stenti e difficoltà del vivere, come avveniva nella società europea del millesettecento  mirabilmente descritta ne I Miserabili di Victor Hugo.

Una nuova società dei miserabili o degli iloti spartani attende infatti il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, con l’aggravante di  dover camminare e muoversi nelle strade infide della rivoluzione digitale, ormai asservita agli interessi del neocapitalismo e ai desiderata di lor signori, che, dalle loro segrete stanze, governano l’Italia , l’Europa e il mondo.

Allora, concludeva il simpatico e savio avventore del mio bar circolo culturale, stamani voglio cantare ad alta  voce il mio addio manzoniano al cosiddetto secolo breve, al mio amato, caro Novecento, ucciso in culla dai tanti gamba di legno che con la forza terribile del diritto stanno piegando la mia Italia, la mia Europa, il mio mondo agli interessi del profitto, della diseguaglianza sociale, del libero mercato per i poveri e del comunismo per i ricchi, della democrazia e della libertà  per pochi fortunati o unti dal Signore, come avveniva nelle monarchie medioevali. Solo che nel Medioevo c’era la Chiesa a fare da contraltare ( forse anche troppo in quanto il Papa "divenne sole cangiando in luna l'imperatore" ) e dare speranza ai poveri, agli esclusi ed oggi invece anche la Chiesa, nonostante l'immane impegno di Papa Francesco, sta in crisi e forse, addirittura, lo Stato neoliberista  appena, appena la  tollera nelle sue basiliche ed edifici  storici, sempre più in rovina e cadenti.

Addio, cantava l’avventore del mio bar camuciese, caro Novecento, sogno spezzato di democrazia e libertà, di uguaglianza, di solidarietà, di pluralismo e di contrattazione sindacale e politica del nostro futuro di uomini e donne, cittadini sì del mondo, ma prima di tutto  di una patria, di una nazione che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, aveva preso a promuovere diritti e benessere sociale, civile, economico. Addio Novecento grande, profonda sorgente dell’acqua democratica e della libertà elevata la cielo. Addio Novecento cima ineguale di politica, di sindacato confederale. Cima scalata e  nota a chi è cresciuto dentro  quelle organizzazioni di massa poi declinate, senza più crescere, nei tuoi ultimi dieci anni, che , in parte, sono sopravvissuti nel primo ventennio del brigante duemila.

Addio torrenti di un giornalismo ,che stava dalla parte degli oppressi e propugnava liberazione e promozione umana. Un giornalismo che oggi non ha più lo scroscio dell’acqua amica e pulita che disseta, ma quello avvelenato e contagioso dell’uso del sicofantismo , cioè della giustizia piegata a fine di parte politica. Addio Novecento con i tuoi cortei dei lavoratori e dei cittadini che chiedevano pace e progresso e con i tanti comizi di leaders politici e sindacali veri , al servizio della comunità , della suo vivere semplice ed austero, della sua voglia di costruire un mondo migliore per figli e nipoti. Addio Novecento che avevi dato respiro alle nostre città, ammucchiate di case dallo straniero che oggi sta li pronto dietro l’angolo a prenderle per due soldi bucati. Addio Novecento che avevi dato istruzione e sanità pubblica ai poveri, a coloro che non avevano i soldi per il fondo assicurativo, a coloro che erano subalterni ed esclusi , che avevano cercato voce e ruolo sociale abbandonando il campicello del borgo natio, la casuccia  di montagna o di pianura in cui avevano conosciuto l’armonia, la semplicità  del vivere da fratelli cristiani.

Addio Novecento chiamato, dal grande Eric John Ernest Hobsbawm, secolo breve. Addio Novecento secolo ucciso troppo giovane, secondo il mio amico del bar circolo culturale camuciese. Addio Novecento che hai vinto le dittature naziste, fasciste e del comunismo stalinista e sovietico.

Addio Novecento Italiano nato tardi con la primavera 1945 e agredito da malattia grave  troppo presto nella primavera del 1994.  Addio Novecento che ci avevi dato l’illusione di una serena vecchiaia. Addio Novecento italiano con la Costituzione più bella del mondo. Addio Novecento Italiano, che ferito dalla violenza teroristica e mafiosa, hai saputo vincerla anche se con il sacrificio dei tuoi uomini migliori. Addio Novecento Italiano che ci hai insegnato a ricercare anche le verità nascoste nei segreti di Stato, anche se non sei riuscito ad aprire tutti i cassetti dei cosiddetti poteri riservati. Addio Novecento Italiano con le  tue chiese dove l’animo tornava sereno dopo ogni tempesta, dove ancora il popolo degli anziani e dei giovani cantava insieme, come scrive Manzoni nel suo noto capolavoro letterario tante volte citato dalla comunicazione dei media durante i mesi della scorsa primavera, ‘le lodi del Signore, dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio!’.

Al termine di queste parole, tutti hanno applaudito. Solo un avventore ha scosso la testa, dicendo che in Italia il governo sta facendo bene e non bisogna essere pessimisti sul futuro, perché ci sono ancora tanti politici nell' attuale compagine governativa che "hanno a cuore l'umanità e la democrazia e che sanno farsi popolo". Nessuno però  replica, perché la presunzione d'innocenza verso ogni governo eletto democraticamente è d'obbligo, fino a che non si è espresso nuovamente il voto dei cittadini elettori. Come dicevano Fanfani, Moro, Pertini, Belinguer, Lama, Carniti e dicono ancora Benvenuto e Marini, in democrazia gli elettori non sono buoni o cattivi, votano e il loro verdetto è insidacabile.

Cari lettori, domani comincia il mese di agosto, mese per eccellenza per un po' di riposo e di vacanza. Nonostante tutto e tutti: "Buon Agosto" dal vostro giornalista di strada sia a chi farà vacanze e sia a chi, come me e tanti altri, per svariati motivi, non le farà, ma, standosene all'ombra delle mura domestiche, non si farà mancare qualche buona lettura e qualche meditazione sul domani, che, a partire dal prossimo autunno, ci attende senza tanti complimenti e con il generale Covid pronto a spianare brutalmente la strada armata di lor signori.

Ivo Camerini