L’Etruria

Redazione

Massimo Massetti , il Barnard italiano

Nostra intervista esclusiva con l’illustre “chirurgo del cuore” , direttore della Cardiochirurgia del Policlinico Gemelli e Professore Ordinario all’Università del Sacro Cuore di Roma

Massimo Massetti , il Barnard italiano

Massimo Massetti , direttore della Cardiochirurgia del Policlinico Gemelli e Professore Ordinario di Cardiochirurgia all’Università del Sacro Cuore di Roma, è un “chirurgo del cuore” di grande fama internazionale.  Massimo è un’illustre eccellenza italiana  e cortonese, essendo nato a Cortona il 2 giugno 1964. E’ molto legato alla nostra città e alla nostra montagna, in cui sono nati e vivono i suoi genitori Onelia Valli e Gino Massetti.

E’ una persona molto conosciuta qui a Cortona, soprattutto in Camucia, dove viene spesso a trovare i suoi genitori e dove in tanti gli vogliono un mondo di bene, non solo perché sono stati suoi pazienti e in molti casi ha loro salvato la vita, ma perché è per tutti l’amico sorridente e solidale della porta accanto. In questi suoi momenti camuciesi e cortonesi,  Massimo è uno di noi, un cortonese alla mano che è facile incontrare anche al supermercato, dove va di persona a fare la spesa per i genitori. In queste occasioni cortonesi egli è quasi sempre accompagnato dalla moglie Samira, medico anche lei, e dai figli Massimo e Marco . Grazie alla  conoscenza familiare  con il  suo babbo Gino ( nato a Poggioni, unico sopravvissuto alla strage tedesca del giugno 1944 e oggi  maresciallo dei carabinieri in pensione) e con sua mamma Onelia ( una donna e una mamma cristiana cortonese all’antica, nata a Vaglie) , recentemente, durante una sua visita di fine settimana ai suoi genitori, ho avuto l’onore e il piacere di incontrare Massimo e la sua famiglia e di intervistarlo in esclusiva per il nostro giornale.

Ecco le mie domande e le sue risposte.

Lei è un cardiochirurgo di fama internazionale e  dal 2012  svolge  la sua professione al Policlinico Gemelli di Roma, ma porta sempre nel cuore la nostra Cortona, la nostra montagna e la vediamo spesso a Camucia dai suoi amati genitori.  Ho visto che si muove tra di noi come un cortonese qualsiasi; da figlio premuroso  va a far loro  la spesa  al supermercato e tanti amici la salutano con grande stima e riconoscenza, anche per il tanto bene che ha fatto per la salute di molti nostri concittadini. Ecco, cosa rappresentano per lei Camucia, Cortona e la montagna cortonese?

Prima di essere un Cardiochirurgo sono una persona nata e cresciuta in una regione e sono soprattutto un figlio che ha il privilegio di avere dei genitori meravigliosi. La nostra famiglia, come tante nel contesto del cortonese, hanno un forte attaccamento alle proprie origini sociali e culturali, ai valori di una comunità che ha sempre vissuto valorizzando le relazioni, l’amicizia e lo star bene insieme. I cortonesi, anche nel susseguirsi delle generazioni si seguono, si conoscono e partecipano alla vita degli altri, nel senso buono intendo. Non sono rare le volte che incontro pazienti per una visita specialistica che mi ricordano legami di loro parenti con i miei genitori, zii e nonni, come se fosse una parte di vita vissuta da loro e non racconti tramandati. Come figlio poi, avendo il babbo e la mamma con una bella età e vivendo ora a Roma, cerco di essere presente il più possibile soprattutto nei weekend. Il bello di essere nel cortonese è che ci sono persone, come Giorgio Sartini, che conoscendo questa situazione, mi aiutano nella presenza accanto ai miei genitori con amore e dedizione. Questa umanità, priva di qualsiasi condizionamento, contraddistingue le persone del luogo e per me “l’essere  cortonese” è un valore al di la dell’origine geografica.

Sappiamo che lei , nel tempo libero dagli impegni di lavoro, si dedica molto al volontariato. Ed è presidente dell’Associazione “ Dona la vita con il cuore”. Quali sono le motivazioni che la portano a dedicarsi al prossimo che si trova nel bisogno?

La solidarietà e l’aiuto ai meno fortunati ha fatto sempre parte della mia vita; me lo hanno insegnato i miei genitori, così come il valore del lavoro dai tempi dello studio fino ad oggi. La mia vita professionale, come medico e cardiochirurgo, mi ha sempre portato in contatto con la sofferenza umana e il mio modo di fare il medico è sempre stato improntato a curare il malato e non soltanto la malattia. Poi, quando i determinanti sociali e la povertà si associano alle malattie, ci troviamo di fronte a categorie di persone che vengono progressivamente abbandonate dalla società, che sono incapaci di reagire e di chiedere aiuto. Questi sono quelli considerati “ultimi” e, in generale, sono aiutati e confortati solo dalle associazioni del terzo settore, dalle  parrocchie delle città e dei paesi dove trovano da mangiare e da dormire. In questo contesto, nel 2013, insieme ad un gruppo di colleghi e volontari abbiamo creato una ONLUS ( “Dona la Vita con il Cuore”) chiamata a dare un contributo di solidarietà socio/sanitaria. Abbiamo iniziato le “Domeniche del Cuore” e, grazie al contributo volontario di tanti, abbiamo costruito il Camion del Cuore con il quale ci rechiamo nelle periferie disagiate del nostro paese realizzando visite cardiologiche gratuite. Questa iniziativa rappresenta un concreto esempio del portare l’Ospedale in strada per coloro che hanno perso la capacità di curarsi.

Abbiamo saputo  che lei è molto legato alla famiglia e alla moglie , signora Samira ed è padre di Massimo e Marco, due bravi ragazzi, ottimi studenti. Cosa rappresenta per lei la famiglia e quale futuro vede per i suoi figli?

Il valore della famiglia è parte integrante del mio essere; è quel valore grazie al quale ho potuto vivere felice realizzando i miei sogni. Nei miei venti anni passati in Francia ho incontrato una donna meravigliosa, anche lei medico, proveniente da una Paese lontano, di cultura diversa, ma con gli stessi valori condivisi sulla famiglia. Ci siamo sposati e oggi abbiamo due figli di 13 e 17 anni, entrambi nati in Francia, che vivono e studiano a Roma. Anche le loro radici con queste terre, la Normandia e la Toscana, sono forti e, nel tempo libero dallo studio, viaggiano tenendo stretti i legami  sociali e culturali.

Oggi viviamo un’epoca nuovamente tumultuosa e senza certezze di futuro; i nostri giovani cortonesi appaiono talora sfiduciati ed incerti sul loro domani e su quello della nostra “piccola patria”. Può dare loro qualche consiglio su come impegnarsi per costruire il loro futuro, quello di Cortona e della nostra amata Italia?

Oggi la dimensione che viviamo, in un mondo in profonda trasformazione, è sempre più lontana dal territorio inteso geograficamente; la rivoluzione digitale ci ha proiettati in una dinamica spesso slegata dallo spazio e dal tempo e il progresso, nella trasformazione continua “Global”, è ormai inarrestabile. Guai però a non avere speranza! In questo contesto, il pensiero del futuro senza speranza ne certezze , abbandonerebbe le future generazioni alla sfiducia e alla depressione.  A questi giovani dico che in quello che stiamo vivendo, accanto alla crisi economico/sociale, c’è un’opportunità che ciascuno può cogliere e coltivare con la propria iniziativa, intelligenza e forza del lavoro. Si può migrare per cogliere opportunità di studio e di  professione in qualsiasi regione del mondo, ma quello che uno deve mantenere ed esserne fiero è quel patrimonio culturale e umano di provenienza, che contraddistinguerà sempre il “Cortonese nel Mondo”, un valore che mi ha sempre accompagnato nella vita.

Un’ ultima  domanda : qual è il sogno che tiene ancora nel cassetto?

Il mio sogno è sempre quello di un medico,  che lavora accanto ai malati e alle loro famiglie per sconfiggere le malattie. Nella mia ormai lunga carriera professionale ho maturato competenze ed esperienza, che mi portano oggi  a contribuire al miglioramento della tutela della salute con un progetto finalizzato a far crescere ancora  l’organizzazione delle cure negli ospedali ed anche fuori.

Mettere al centro delle cure il paziente significa ripensare l’organizzazione sanitaria; questa è la sfida del presente ,che ci prepara non ad una semplice evoluzione,  ma piuttosto ad una rivoluzione in campo medico.

E’ per questo che potremo parlare di sogno, ma la sua trasformazione in realtà guida la mia volontà e determinazione di medico.

Grazie, Massimo, per questa intervista all’Etruria, un giornale che quest’anno compie 130 anni e di cui i suoi straordinari genitori, figli della nostra montagna, sono fedeli lettori.

Nel pubblicare in Gallery alcune  foto di corredo ( che Massimo gentilmente ci ha concesso in esclusiva e che lo ritraggono nella casa di Camucia dei genitori,anche assieme al fratello Marco ,dirigente di un’azienda  multinazionale in Germania; in vacanza con la moglie Samira  e figli Massimo e Marco; con Papa Francesco e nella sua veste professionale) , rivelo anche un piccolo segreto raccontatomi dalla sua mamma Onelia, mentre attendevo il suo arrivo da Roma: “ Massimo fa il medico-cardiochirurgo per passione e amore vero, nati in lui fin da bambino quando, a quattro anni, volle come regalo una piccola valigetta del chirurgo e con  quegli strumenti in miniatura passava intere giornate a giocarci”.

Ecco ora un breve, essenziale  abstract biografico del nostro illustre concittadino ripreso dalla pagina Internet  https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Massetti   , dove, chi vuole, potrà linkarsi per saperne di più.

Massimo Massetti nasce a Cortona, 2 giugno 1964; frequenta il Liceo Scientifico Sacro Cuore di Gesù di Siena, dove il suo babbo è maresciallo dei carabinieri e dove  si laurea in Medicina e Chirurgia all'Università nel 1991. Dopo la scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia, nel 1993 si  trasferisce in Francia al Centre Hospitalier Universitaire de Caen diretto da Andre Khayat, dove  prosegue la sua formazione chirurgica ed universitaria. Nel 2005 torna in Italia ed è Professore Associato presso la Cardiochirurgia della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, diretta da Mario Viganò. Nel 2007 ritorna in Francia dove assume la direzione della Divisione di Cardiochirurgia, trapianto di cuore ed assistenza meccanica cardiaca del Centre Hospitalier Universitaire de Caen. Nello stesso anno  riceve a Parigi il premio “Victoires de la Médecine” nell'area cardiologica per il progetto “Resuscitation”, riguardante l'impiego di metodiche e tecnologie innovative per migliorare la prognosi dei pazienti colpiti da arresto cardiaco. Nel 2012 viene chiamato a Roma al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” dove subentra  a Gian Federico Possati nella direzione della Cardiochirurgia . Nello stesso periodo  grazie alla riforma Gelmini (nello specifico, ad alcune norme relative al cosiddetto "rientro dei cervelli"), ha ottenuto la chiamata diretta come Professore Ordinario di Cardiochirurgia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.Dal suo arrivo a Roma , ha promosso la strutturazione di percorsi per la terapia chirurgica delle cardiopatie congenite dell'adulto, delle valvulopatie (nascita della prima Heart Valve Clinic in Italia), dello scompenso cardiaco (nel dicembre 2013 ha effettuato il primo impianto al Policlinico Gemelli di un cuore artificiale) e programmi di terapia cardiovascolare ibrida chirurgica-interventistica (costruzione della prima sala operatoria ibrida del centro-sud Italia).Dal 2013 è anche fondatore e presidente della ONLUS “Dona la vita con il cuore” (volta alla promozione di iniziative di prevenzione, ricerca e trattamento nel campo delle patologie cardiovascolari) e coordinatore del progetto P.A.C. Artemisia Lab Archiviato il 27 ottobre 2017 in Internet Archive (Percorso Ambulatoriale Cardiologico Artemisia Lab, dedicato alle malattie cardiovascolari). Nel settembre 2022 riceve il Premio Internazionale "Calabria del Cuore ".

Ivo Camerini