L’Etruria

Redazione

Social e coronavirus

Un bel post di una giovane infermiera aretina

Social e coronavirus

Nei social a livello locale ancora non si prende pienamente sul serio la situazione del Covid-19. Tanti sono preoccupati ed usano i social positivamente per informare e per stemperare la psicosi, che purtroppo si è diffusa. Molti invece ancora scherzano con il virus e polemizzano sulle misure prese dall’autorità sanitaria e di governo.

Lasciando cuocere nel loro brodo i tanti commenti arroganti e polemici, segnaliamo invece volentieri ai nostri lettori un post positivo pubblicato su Fb da una giovane infermiera aretina che si trova da fine febbraio sulla frontiera del drammatico male e si impegna con tutta la sua preparazione e con tutto il suo cuore di giovane mamma per assistere gli ammalati nei nostri ospedali aretini.

Buongiorno a tutti – scrive la giovane infermiera di cui per ovvi motivi non riveliamo il nome-  stamani non ho l'allegria e la leggerezza che di solito mostro a voi che mi conoscete, e non ce l'ho perché il momento è preoccupante.

Ho i miei tre bimbi a casa e Dio benedica la decisione di chiudere le scuole (anche se tardi), eppure tutti i giorni devo entrare al mio ospedale e fare il mio dovere, come tutti i miei colleghi.

Lo facciamo con sacrificio e volentieri; ma lo faremmo più volentieri se potesse essere nel rispetto di tutti, anche il nostro che, anche se vorremmo non andare, ci mettiamo la mascherina e ci teniamo dentro le nostre emozioni, cercando di sorridere a tutti. Con gli occhi, perché la bocca è coperta. Una  serrata generale di tutto forse sarebbe la cosa migliore per tutelare le nostre terre, ma non sta a me andare oltre una semplice richiesta da semplice cittadina. Gli appelli che facciamo non sono capricci e, non abbiamo le bacchette magiche, non abbiamo i vaccini, poche le mascherine... L'unica arma che abbiamo è la prevenzione collettiva e la Vostra preziosa collaborazione.

Commentare è giusto, ma sostituirsi a chi è lì a battagliare davvero no, questo non è corretto. Io ripeto questo: gente, per un po' state a casa, evitate posti affollati se non strettamente necessario, i posti in ospedale non bastano. Se vi ammalate gravemente  non vi si può curare tutti. Quindi state a casa. Se ci riflettete un attimo un mese, o quanto sarà, rispetto ad una vita intera che abbiamo, per uscire è un piccolissimo, trascurabile lasso di tempo.

Limitarsi negli spostamenti e nelle relazioni sociali è un pedaggio provvisorio necessario per rallentare il contagio e darci tempo e aumentare  posti letto. Ve lo chiedo nel rispetto di tutti, in particolare dei pazienti deboli, oncologici, immunodepressi, ecc...e di noi, personale sanitario. Il Covid-19 è arrivato anche da noi e ormai dovreste aver capito che è una cosa seria. Rifletteteci bene prima di discettare a vanvera e scaricare le colpe sulla sanità pubblica”.

( IC )