L’Etruria

Redazione

El rèpo de Chiana

Un ricordo di Alessandro Scarpaccini a tre mesi dalla sua morte.

El rèpo de Chiana

Nei giorni scorsi Donatella Marchini ha ricordato il suo Sandro a tre mesi dalla morte regalando ad una ristretta cerchia di amici il libricino “ Cose che capitano”, che suo marito aveva pubblicato con Calosci nel 2001 con lo pseudonimo El Rèpo de Chiana.

Non conoscevo questa pubblicazione in dialetto chianino di Alessandro Scarpaccini un cortonese all’antica, attento ai valori della piccola patria, della nostra civitas, coniugati con quelli della grande civiltà cristiana italiana ed europea. Un cortonese stimato e di piacevole conversazione che non si rinchiudeva nel passato, ma viveva con curiosità ed attenzione il cambiamento e il nuovo, interessandosi anche all'innovazione tecnologica, tanto che  ha frequentato i social fino a pochi giorni prima della sua prematura morte, riservando una corretta, educata partecipazione verso le tematiche dell'amicizia personale,comunitaria e della critica costruttiva sui grandi problemi che travagliano il nostro oggi sociale,economico e politico.

In questo libricino Alessandro Scarpaccini , attraverso le sue argute e simpatiche composizioni in dialetto chianino, ci commenta gli anni di passaggio tra Novecento e Duemila e ci ricorda alcuni spaccati della nostra civiltà contadina e della Cortona sparita.

I suoi versi in chianino sono delle proprie e vere fotografie poetiche nel linguaggio popolare dei cortonesi veraci, che non si facevano scrupolo di dire a voce alta ciò che portavano nel cuore.

Tra tutti i bei componimenti che in questo piccolo grande libro Sandro, pardon “ El rèpo de Chiana”, volle regalarci, ne segnalo uno in particolare. Quello intitolato “…Paese mio” di cui riporto alcuni versi: “ Paese mio che stai sulla collina/ dicea ‘l Migliacci ne la su canzone./ Cortona è , ormai, armasta piccinina/ semo tre gatti,e ‘n più, qualche piccione./ (….) ‘Na volta c’eron tanti personaggi (…) / C’era ‘l Pallino che,andato a l’ospedale/ gne dissono che ‘n corpo ‘n ci aveà ‘l sangue/ ma che , de vin, n’aveon trovo ‘n quintale/ (…) Pù c’era Frà Fedele cò le gonne/ (..) gne se diceà: “ ..ve piaciono le donne?”./ (..rispondea…)/ “ si..la tu mamma eppù la tu sorella”./ (…) Sto posto è bello ‘n tutte le stagioni/ (…) io ho passo ‘n la de qui la giovinezza/ so vito via, m’artoprno comme ‘n chene/ ‘nne sto paese, ch’è ‘na gran bellezza/ perché so nato qui e …gne voglio ben.”

Insomma un gran bel libricino, che, come annotava allora nella bella prefazione  Isabella Bietolini,   ci ricorda l’ amore di Sandro per Cortona, per i cortonesi e per l’ironia del “ castigat mores ridendo”.

Grazie Donatella per questo ricordo del tuo Sandro, amico buono di tanta gente di Cortona  e di Roma, che, come spesso egli ci ricordava, ne è la nipote che ha “dirazzato”.

Ivo Camerini