L’Etruria

Redazione

Festa patronale di San Vincenzo e inaugurazione della strada a Don Giovanni Salvi.

Al Calcinaio di Cortona

Festa patronale di San Vincenzo e inaugurazione della strada a Don Giovanni Salvi.

Una giornata cristiana e civile davvero memorabile  e ricordevole quella vissuta dai parrocchiani del Santuario di Santa Maria delle Grazie  al Calcinaio il venti gennaio 2019. Una giornata di festa  patronale della solidarietà, della misericordia cristiana coniugata con il ricordo, l’omaggio al sacerdote cortonese Don Giovanni Salvi morto nel 2011 e al quale  l’Amministrazione comunale di Cortona, proseguendo nella sua  azione di memoria attiva verso il Novecento democratico, ha intitolato proprio la strada che dalle ritte di Camucia  porta alla rinascimentale  Chiesa  del Calcinaio.

Una giornata di devozione, di fede cristiana e di civitas all’antica che ha visto lo storico santuario riempirsi non solo di fedeli della parrocchia, ma anche di tanti camuciesi e cortonesi  uniti dalla pratica del fare il bene attraverso le loro Confraternite della Misericordia e dalla stima verso un sacerdote che fu amato,seguito da tutti. Tanti camuciesi e cortonesi uniti dalla ricchezza morale, spirituale di una comunità che non è indifferente al dolore , ai drammi sociali e civili del nostro oggi e che, dalle undici alle tredici, hanno saputo  stringersi, in maniera fiera ed orgogliosa, attorno al proprio vescovo diocesano Mons. Riccardo Fontana e al proprio sindaco Francesca Basanieri per condividere una Santa Messa solenne ed una cerimonia civile, culturale, dove la bandiera della carità, dell’amore al prossimo ha sventolato forte sia   all’interno del Santuario, tra le luminose pareti di pietra serena, sia all’esterno della monumentale chiesa, progettata nel 1485 da Francesco di Giorgio Martini,  quando  il sole e il tepore primaverile hanno vinto le nuvole grigie e fredde dell'inverno. Un sole ed un assaggio di primavera che hanno fatto corona allo scoprimento della targa  della nuova Via Don Giovanni Salvi, quasi a voler respingere , a tener lontane dalle nostre terre quell’odio e quella violenza, che son tornati oggi a minacciare gli orizzonti dell’Italia e dell’Europa.

Come ci raccontano anche  le foto qui pubblicate a corredo, la cronaca di questa bella giornata cortonese è riassumibile proprio nella Santa Messa solenne  presieduta dal Vescovo Fontana, che nella sua sentita omelia ha richiamato il diritto-dovere del cristiano a vivere e praticare la solidarietà, nella cerimonia di inaugurazione della strada intitolata a Don Giovanni Salvi guidata dal Sindaco Basanieri, che, nel suo discorso, ha avuto parole non solo di ricordo del grande sacerdote cortonese, ma soprattutto di invito a non dimenticare mai  da dove viene la nostra democrazia, il suo patrimonio morale, etico che vanno difesi e riconquistati giorno per giorno, vita per vita.

Dopo questi due momenti che hanno messo in luce ancora una volta tutta la ricchezza spirituale, valoriale e culturale della comunità cortonese, nei locali della canonica  parrocchiale si è tenuto il tradizionale convivio degli Amici del Calcinaio presieduto dal parroco Don Ottorino Cosimi , dal presidente del Consiglio comunale Lorena Tanganelli e dal nipote di Don Giovanni, Santino Salvi accompagnato dai figli Fabio ed Enrico. Un convivio realizzato e servito dai volontari e dalle volontarie della parrocchia cortonese, che,come tutti sanno,  guidati da Carla Rossi, sono quotidianamente  impegnati nel nobile servizio di dar da mangiare e da bere ai bisognosi  di Camucia e dintorni.

Hannno partecipato a questa grande festa del Calcinaio tutti i sacerdoti del Vicariato, gli assessori comunali Bernardini e Gabrielli, il consigliere comunale Meoni, il presidente Amici del Santuario,Rovaglia, i presidenti delle Confraternite di Misericordia guidati da Alessandro Grazzini. Ha offerto i due ulivi di arredo alla targa stradale il Vivaio  Centro Verde camuciese di Nicola Felici.

Anche il giornale L’Etruria, che nei mesi scorsi ha ripetutamente sostenuto la proposta del Comitato sorto nel 2012 per iniziativa di  Andrea Zampagni e di Santino Salvi, ha partecipato a questo bell’evento cristiano e civile del Calcinaio con chi scrive, che è stato incaricato da Don Ottorino e dal Comitato di ricordare ai presenti la figura e l’opera di Don Giovanni Salvi. Cosa che ha fatto molto volentieri nei cinque minuti assegnatigli, con una breve scheda biografica del sacerdote cortonese (che fu anche suo insegnante di lettere alle medie) e con la rievocazione del gesto eroico compiuto da Don Giovanni Salvi nel pomeriggio del 29 giugno 1944 quando i tedeschi scesero in forze al Borgo di Tornia per uno dei loro famigerati rastrellamenti, che non si concluse con la consueta strage di innocenti proprio grazie alla fede in Dio e nella Madonna riposte attraverso la preghiera  dal giovane parroco, che, in quelle drammatiche ore, seppe essere fratello cristiano tra fratelli  cristiani, esempio di prete che  sa condividere con i suoi figli spirituali anche il sacrificio estremo della morte minacciata dalla “bocca nera” dei mitra spianati contro giovani, donne ed anziani. Diverse foto della  gallery sono state realizzate da Patrizio Sorchi che ringraziamo. Appena avremo quelle della famiglia Salvi, fatte realizzare dal fotografo Gaetano Poccetti, le aggiungeremo.

Ivo Camerini

PS: Qui di seguito il testo del ricordo tenuto in onore di Don Giovanni Salvi.

“ Buongiorno. Caro Sindaco, Vostra Eccellenza, Signori Presidenti delle Confraternite di Misericordia,volontari e volontarie delle medesime, parenti ed amici di Don Giovanni e del Santuario, su invito di  don Ottorino, di Sante Salvi, del Consiglio parrocchiale del Calcinaio, ho accolto molto volentieri l’invito a ricordare (brevemente  e in cinque minuti mi è stato detto) la figura di Don Giovanni Salvi. Lo faccio volentieri  non solo come vicedirettore de L’Etruria, ma anche e soprattutto come ex-alunno alle medie del Vagnotti di Don Giovanni e come ex-parrocchiano del Calcinaio nei primi anni 1980 e  ai tempi del parroco don Alvaro Bardelli.

Figlio di Giuseppina Viviani ed Agostino Salvi, Don Giovanni nacque a Ronzano di Cortona il 28 ottobre 1916. A dieci anni, nell’ottobre 1926 entra in Seminario a Cortona e il 25 marzo 1941, dopo aver percorso tutto l’iter degli studi classici e teologici previsti dal diritto canonico e dalle norme presbiteriali , nella cattedrale di Cortona viene ordinato sacerdote dal Vescovo Giuseppe Franciolini. Dal 14 ottobre 1941 al 13 luglio 1943 fu Cappellano dell’ Onarmo ( Opera nazionale assistenza religiosa e morale agli operai) in Roma. Dal primo settembre 1943 al 31 luglio 1945 fu parroco di Tornia. Dal primo agosto 1945 al primo agosto 1984 fu parroco qui al Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio. Poi fino al settembre 1986 fu parroco della Chiesa di San Marco e Santa Lucia di Poggioni. Il 21 settembre 1984 fu nominato Canonico di Massa nel Capitolo  della Cattedrale di Cortona e dal gennaio 1988 fino  a  pochi anni prima della morte, avvenuta  a  Gargonza il 6 febbraio 2011, è stato Cappellano del nostro ospedale cortonese. Ora riposa qui accanto alla sua chiesa, proprio nel Cimitero del Calcinaio.

Don Giovanni  non fu solo sacerdote e parroco stimato e amato da tutti. Fu anche un eccellente insegnante di lettere al Seminario Vagnotti e poi di religione in alcune scuole pubbliche cortonesi. Fu l’ideatore e il costruttore della bella Cappella in pietra serena delle Piagge, tra Camucia e il Sodo, da lui dedicata alla Sacra Famiglia e voluta negli anni 1960 quando il popoloso quartiere camuciese prese a svilupparsi e urbanizzarsi nel contesto del famoso miracolo economico di quegli anni.

L’episodio più drammatico della sua vita, che ce lo consegna come eroe cristiano del novecento cortonese ed italiano, fu senz’altro quello da lui vissuto nel drammatico rastrellamento di Tornia effettuato dalle truppe di occupazione tedesca il 29 giugno 1944 durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale.

Un episodio, un gesto da sacerdote fratello tra fratelli, da cristiano tra cristiani,  noto solo a pochi e sconosciuto ai più fino a questi ultimi mesi in cui la cronaca giornalistica per l’intitolazione di una strada cortonese l’ha rilanciato e portato alla ribalta nei media locali.  Ve lo riassumo con le sue stesse parole  trascritte nel bel libro La piccola Patria del grande scrittore italiano (e cortonese) Pietro Pancrazi pubblicato subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un racconto che ho avuto l’onore e il piacere di ascoltare anche una volta dallo stesso Don Giovanni e che ora vi ripropongo intrecciato con quanto scritto nello straordinnario diario pancraziano, che, visto che oramai è introvabile, sarebbe bene, caro Sindaco e Vostra Eccellenza, ristampare in edizione molto economica assieme al testo della nostra Costituzione e distribuire in regalo a tutti i giovani cortonesi di oggi. Potrebbe servire  (lo dico qui in maniera sottomessa ed incidentale)  anche per rilanciare tra i giovani di oggi quel forte grido lanciato, nel 1966 all'Onu, dal grande Pontefice Paolo VI, oggi San Paolo VI, " Mai più la guerra!".

 Ecco quindi il racconto di quel drammatico giorno torniese, che ebbe in  Don Giovanni  lo strumento divino della loro salvezza dalla morte proclamata in un primo momento dal comandante in loco  dell’esercito tedesco.

E’ il 29 giugno 1944. I tedeschi scendono giù a Tornia da ogni dove come branchi impazziti di camosci. Arrivati alle case le circondano. Fanno uscire tutti gli anziani, le donne  e i bambini. Gli uomini erano riusciti a scappare giù verso il fiume e verso i boschi di sant’Egidio. 

Veniamo posti in fila, appoggiati ad uno stecconato che divide l'aia dalla strada; davanti a noi sono tre soldati tedeschi con mitra e pistole spianati verso di noi; un po' a destra un fucile mitragliatore è rivolto verso il fiume, in direzione dei fuggiaschi. A destra e a sinistra due altri soldati con relative armi sempre rivolte verso la nostra direzione. Una striscia di stoffa bianca ci indica il limite del campo di concentramento. Nel frattempo vediamo uscire in tutte le direzioni animali domestici, cacciati dalle stalle, e cortine di fumo sprigionarsi dalle case. Vediamo militari correre freneticamente in tutte le direzioni in cerca degli uomini fuggiti e altri che incendiano le case….. Stretti intorno a me stavano sette o otto bambini, promossi alla prima Comunione il giorno della festa del Patrono, ai miei lati e dentro il recinto una trentina di persone, tra cui cinque uomini anziani, e un giovane seminarista di diciassette anni (ndr: Don Antonio Anderini) e il rimanente, donne, ragazze, bambini. A siffatto pubblico, l'ufficiale inizia il primo discorso, in cui domanda notizia su la sorte di otto camerati tedeschi uccisi o fatti prigionieri dai partigiani, ed aggiunge, mostrando gli indumenti tedeschi, trovati nelle case, che noi eravamo consapevoli del fatto e cooperatori dei partigiani.

A queste parole comprendiamo quanto sia grave la nostra situazione: le donne piangono disperatamente, i bambini strillano mentre gli incendi delle case si espandono, il fumo annebbia l'aria che respiriamo. L'ufficiale si allontana con i soldati, dirigendo le operazioni di rastrellamento. lo, in mezzo a tanta confusione e sbigottimento, rivolgo ai miei fedeli alcune parole di conforto, cercando di nascondere però la realtà della situazione e  invitandoli ad avere fiducia nella Divina Provvidenza e nelI'aiuto della Madonna. Tolgo di tasca la corona del S. Rosario e comincio a recitarlo. L'ufficiale capita più volte al nostro piccolo campo di concentramento, ripete frasi contro di noi e si allontana. Guardando  diritto l’ufficiale tedesco che fa da interprete, mi accorgo che i suoi occhi luccicano e qualche lacrima a stento viene trattenuta. Mi stringo più attorno i bambini, invitandoli a pregare fervorosamente Gesù che ancora custodiscono nel loro cuore innocente. Dopo circa mezz'ora, ecco ritornare il tenente tedesco con quasi tutti i militari. Leggiamo nei loro volti la delusione di non aver potuto rintracciare chi cercano e nello stesso tempo il disegno di vendicarsi su di noi. Noi trasaliamo. Invito i presenti a recitare l'atto di dolore e  a tenerci pronti a qualsiasi conseguenza. L'ufficiale, ritornato alla solita posizione, rivolge alcune parole all'interprete il quale spiega: «Il tenente dice che voi recitiate le vostre ultime preghiere». Noi ci guardiamo tutti in volto e comprendiamo che è arrivato l'ultimo momento della nostra vita. Recitiamo insieme l'atto di dolore e poi comincio ad impartire l'Assoluzione Generale. Ma la voce del tedesco ci interrompe. Ascoltiamo muti: “Abbiamo capito che voi siete religiosi, che in questo momento riponete la vostra fiducia in Dio. Di quanti siete presenti, non uno dovrebbe rimanere in vita. Ma per dimostrarvi che anche noi crediamo in Dio, per questa volta vi rimettiamo in libertà”.

A queste parole ci sentiamo ribattere il cuore, i polmoni si allargano in un respiro grande e le labbra pronunciano un sentito « grazie » a Gesù e alla sua Mamma,Maria. Mentre i tedeschi se ne vanno portando via tutto ciò che di utile avevano trovato, noi corriamo subito alle case per spegnere gli incendi appiccati. Dopo due ore di intenso lavoro fatto con donne, bambini,anziani gli incendi furono estinti. Gravi danni subì l'abitazione della famiglia Anderini avendo i tedeschi incendiata la porta, arnesi da lavoro, quattro letti, botti, ecc. Nelle altre case delle famiglie Mariotti Luigi, Mariotti Giovanni, Agnolucci Gino, Agnolucci Angelo, Postiferi Ferdinando il fuoco non fece grave danno perchè appiccato solo alle cucine. Il fuoco distrusse invece completamente la capanna del contadino Postiferi con un carro agricolo di proprietà della famiglia Anderini. I tedeschi, partendo, obbligarono due giovani a portare alla strada la roba requisita: indumenti, scarpe, biancheria, ecc. di cui si erano appropriati. Da queste ruberie gravi disagi ebbero a soffrire specialmente i bambini rimasti scalzi e coi soli abiti sulla persona”.

Questo il racconto che ho avuto l’onore e il piacere di ascoltare da Don Giovanni quando ero suo studente e che oggi vi ho ricostruito aiutandomi con il bel libro di Pietro Pancrazi. Prima di passare la parola devo aggiungere ancora due cose. La prima è quella del ringraziamento da parte della famiglia Salvi, qui presente con il nipote Sante e i suoi figli Fabio ed Enrico, al Sindaco Basanieri, al Presidente del Consiglio Comunale , Lorena Tanganelli, al Comitato che tanto si è prodigato nella raccolta delle firme e a S. E. Mons. Fontana per essere venuto qui oggi per quest’atto di ricordo ed  omaggio a Don Giovanni. La seconda è quella che mi permetto di ricordare a chi lo sa e di svelare a chi non lo sa un piccolo-grande  segreto che riguarda il nostro parroco Don Ottorino Cosimi. Tra  quei bambini rimasti scalzi e senza abiti e attaccati alla tonaca di Don Giovanni in quel pomeriggio del 29 giugno 1944 c’era anche lui. A lui il microfono per  un ricordo e dirci ancora qualcosa su Don Salvi. Grazie per la vostra attenzione”.

Ivo Camerini