L’Etruria

Redazione

Un ritrovo di amarcord, ma soprattutto di amore per il domani di Cortona

Un ritrovo di amarcord, ma soprattutto di amore per il domani di Cortona

Gli ex-alunni del Vagnotti si sono reincontrati dopo mezzo secolo nel segno della Cortona cristiana.Pubblichiamo la relazione introduttiva svolta dal portavoce Ivo Camerini durante l'incontro con il Sindaco Francesca Basanieri  che,dopo i discorsi degli arcivescovi Castellani,Giovanetti e Fontana, ha salutato e ringraziato gli ospiti per questo apprezzato spazio civico verso la città donando a ciascun partecipante un libro sui valori e sulla cultura  umanistica e una locandina ricordo con il programma. Dopo un ottimo pranzo conviviale nell'antico refettorio dei frati,​​​​ la giornata si è conclusa con una Santa Messa di ringraziamento presieduta dall'arcivescovo Castellani e concelebrata dall'arcivescovo Fontana, dal vescovo Giovanetti e da tutti i sacerdoti presenti. Nella foto il momento degli arrivederci nel chiostro del Convento di Santa Margherita.

"Cara Francesca, poche , essenziali parole per introdurre quest’ incontro di omaggio civico a Cortona , all’ istituzione democratica  che governa la nostra città da parte di cittadini che si ritrovano a cinquant’anni dalla chiusura del Seminario vescovile Vagnotti, che, fondato nel 1600, fu appunto chiuso nel 1967.
 Il seminario Vagnotti per tre secoli è stato non solo una struttura religiosa, ma anche un centro di formazione culturale, sociale e civile di primaria importanza per Cortona e la Valdichiana. 
E’ stato una scuola storica con funzione educativa per i ragazzi e i giovani delle terre cortonesi, soprattutto per i figli dei ceti contadini ed operai ai quali ha consentito di accedere ad ogni grado scolastico. Il seminario Vagnotti ha svolto, infatti,  la funzione di istruzione pubblica  in tempi in cui l’istruzione e lo studio erano appannaggio solo di poche ristrette élites sociali e lo ha fatto con  il modello classico del "college",.Un college fondato anche su quel certo rigore educativo che, allora giudicato forse eccessivo, oggi è scomparso dalla scuola pubblica, ma viene rimpianto anche se sopravvive nella  pratica educativa nei migliori “college” del mondo riservati oggi ai figli dei ricchi e delle classi dirigenti . Il Vagnotti fu per noi  un vero college moderno, una vera scuola interdisciplinare, curata anche sul piano della pratica sportiva che veniva svolta in modo sistematico con il calcio e la pallavolo praticati quasi tutti i giorni e a tutte le età,anche se con mezzi modesti (si giocava nei piazzali delle chiese e vestiti con abiti di tutti i giorni), sports arricchiti con i giochi collettivi da tavolo, praticati nella ricreazione di ogni giorno, per affinare arguzia e intraprendenza nei giovani allievi. 
Ma il Vagnotti fu una scuola di vita soprattutto per l'insegnamento e la pratica quotidiana di principi "saldi", legati al cristianesimo romano, di Santa romana Chiesa, che, so per certo,  hanno giovato anche a chi si è staccato dalla "fede" e hanno  dato a tutti noi quell’ impronta etica, valoriale della vita indispensabile per  camminare a testa alta per le vie del mondo. Insomma, mi sia consentito sottolinearlo, una scuola di vita, di cui oggi sentiamo un gran bisogno,una urgente necessità  per contrastare  le attuali tendenze che vogliono imporci  una società "liquida" e tutto sommato amorale o perlomeno modellata su quell’inversione morale, che sta riportando le nostre comunità locali, nazionali e internazionali ad una nuova società dell’homo homini lupus.
Anche e soprattutto per queste motivazioni gli ex-allievi del Vagnotti, che oggi si ritrovano qui a Cortona a cinquant’anni dalla sua chiusura, conservano un buon ricordo del Seminario diocesano cortonese e, avendo mantenuto tra di loro un vero, positivo rapporto di fraterna amicizia, si sono reincontrati più volte in vari raduni  collettivi, di cui desidero qui menzionare i due più famosi. Quello del 1976, organizzato da Mons. Ottorino Capannini con la presenza dell’indimenticato Vescovo Franciolini e quello del 2011,organizzato da Don Albano Fragai. Ricordo questi due incontri non solo perché registrarono grande partecipazione, ma anche per salutare affettuosamente il qui presente amico Don Ottorino,  stimatissimo sacerdote cortonese e professore eccellente di molti di noi, che volle incaricare me e Ferruccio di organizzare questo odierno ritrovo, ma soprattutto per un caro, grato e dovuto ricordo verso tutti coloro che ci hanno lasciato, a partire dal Vescovo Franciolini,  da Don Albano e dai tanti sacerdoti defunti che seppero esserci maestri di vita.
Nel maggio scorso, nella nostra  chiacchierata organizzativa di questo spazio odierno, cara Francesca, ti definii quest’incontro un “incontro  di ragazzacci del 1967”. Devo precisarti, data l’aggiunta finale nell’invito di “1967 e dintorni” e vista la presenza e  la partecipazione anche di eminenti personalità ecclesiastiche, come il nostro Arcivescovo Fontana e i suoi confratelli Castellani e Giovannetti che ringrazio di cuore a nome di tutti per essere qui con noi – dicevo- che preciso che quella qualifica è  riservata solo a noi del 1967, in quanto fummo allora protagonisti di un episodio di vita studentesca simpaticamente impegnata. Un piccolo fatto che  merita di essere ricordato in questa Sala, che rappresenta il cenacolo della democrazia istituzionale della nostra amata Cortona, della nostra amata Italia. 
Mi riferisco  alla fondazione della Repubblica della Bucaccia in  Santa Maria Nuova, dove noi ragazzacci ci ribellammo solo per un pomeriggio, però,  alla monarchia assoluta di un prefetto ed eleggemmo governanti primi  inter pares, i nostri compagni Alvaro e Roberto, oggi don Alvaro Bardelli  e avvocato Roberto Saccarello, per sperimentare le regole della democrazia dell’ antica Grecia ed autogestirci da cittadini protagonisti attivi della vita comunitaria sociale. Un esperimento, una piccola ribellione che ebbe vita brevissima ad  horas, ma che si chiuse con un proclama scritto, un vero inno alla democrazia,  che sarebbe bello ritrovare  e pubblicare e che comunque ricordo che terminava con l’impegno di ritrovarsi a distanza di cinquant’anni per parlare e discutere ancora di democrazia, di civitas cristiana, della nostra Cortona. Insomma, cara Francesca, non ci siamo ritrovati oggi qui per passare una giornata proustiana alla ricerca del tempo perduto, cioè solo per una giornata familiare e conviviale,  per fare quattro chiacchiere al bar o sulle panchine della rimembranza di piazza Signorelli o per rivivere un nostro primo giorno di scuola visto che oggi si sono riaperte le scuole. Ci siamo ritrovati ancora una volta per coniugare ieri, oggi e domani nel nome di Margherita e di Marco, i Santi patroni di Cortona. Per dare testimonianza che senza amore, senza rispetto per il passato non c è futuro ; per dire a voce alta che ancor oggi c’è bisogno dell’umanesimo cristiano, della grande  cultura cristiana della nostra Cortona. C’è bisogno, qui ed altrove, dell’Europa cristiana. Noi e le nostre radici novecentesche non siamo il Novecento da rottamare e dimenticare.

Noi tutti siamo   fieri di essere  i figli dell’altra Cortona povera e contadina,  che, esclusi da tutto in quei trent'anni post seconda guerra mondiale, seppero scegliere studio e sacrificio in una struttura formativa religiosa per il proprio domani di cittadini, di persone impegnate che impararono a camminare sempre a schiena dritta nella società italiana di allora e di oggi. Una società dominata allora come oggi da quel duro, selvaggio liberismo economico che sta di nuovo avvelenando i pozzi della nostra convivenza civile, del rapporto solidale  tra cittadini, del dialogo interreligioso e interrazziale.

Siamo qui  anche per  ricordare che, come c’insegnarono con il loro esempio il vescovo Giuseppe Franciolini e il sindaco tuo predecessore di allora Italo Petrucci, non c’è futuro per una società fatta di  mondi chiusi e contrapposti; non c’è futuro per una società che rinuncia al dialogo tra diversi, che rinuncia ai diritti umani, alla solidarietà, cioè alla condivisione del tozzo di pane, all’incontro democratico. Perché noi tutti siamo convinti, come scriveva John Donne nel 1600, e come viene ricordato nelle pagine conclusive del bel libro che il Comune stamani ci offre come ricordo: "Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo di continente, una parte del tutto.  ...  E dunque non chiedere mai per chi suona la campana. Suona per te." 

A queste parole aggiungo anche una parte del commento che di questi versi del poeta inglese fa l’autrice del libro, che, come sapete, conosco bene: “Oggi in questi nuovi tempi di individualismo sfrenato, di odio, di violenza, del sonno della ragione, in cui il suono della campana per ciascuno di noi è sommerso da un frastuono assordante, è essenziale recuperare il senso di solidarietà, di fraternità e di unione, pena la dissoluzione della comunità cui apparteniamo”.
Con queste due citazioni che invitano tutti a riflessioni elevate e soprattutto, come ben ci hanno insegnato i nostri vescovi e i nostri sacerdoti, al compito non facile dell'alere flammam,concludo la mia essenziale introduzione e passo la parola ai nostri vescovi che ci hanno davvero onorato con la loro preziosa, significativa partecipazione al nostro ritrovo.
Un grazie fraterno  ai sacerdoti cortonesi e a  tutti gli  ex-allievi presenti da parte mia e di Ferruccio Fabilli con la speranza di essere stati all’altezza del compito organizzativo affidatoci. Un grazie di cuore a te, cara Francesca,  per questo incontro con  noi , per averci accolto in questa Sala  nel nome di Margherita e di Marco
La parola a.S.E. Mons.  Italo Benvenuto Castellani e a seguire S.E.  Mons. Luciano Giovannetti e S. E Mons. Riccardo Fontana. Poi il saluto del Sindaco."