L’Etruria

Redazione

Nella sua  San Filippo, ricordato don Renato Tacconi, amato e indimenticato sacerdote cortonese del centro storico

Con una santa messa concelebrata da don Ottorino Capannini  e dall’ arcivescovo emerito di Lucca , mons. Italo Castellani.

Nella sua  San Filippo, ricordato don Renato Tacconi, amato e indimenticato sacerdote cortonese del centro storico

Con una santa messa in suffragio ed in memoria  , concelebrata da don Ottorino Capannini e dall’arcivescovo emerito di Lucca, mons. Italo Castellani, il 26 marzo 2022 , nella sua Chiesa di San Filippo è stato ricordato don Renato Tacconi.

Don Renato è morto il 26 marzo 1972 ed è stato un  amatissimo parroco del centro storico di Cortona.I tanti nipoti ( da Popi a Massimo, da Maurizio a Piergiogio e Riccardo, chiedo scusa per non poterli nominare tutti) lo hanno ricordato ai cortonesi con affetto e devozione per la sua testimonianza di pastore popolare, di stimato e prezioso collaboratore dell’ultimo vescovo cortonese, S.E. Mons. Giuseppe Franciolini, della cui Curia fu Cancelliere vescovile.

Mons. Renato Tacconi , nato a Cortona il 25 dicembre 1909, è stato un sacerdote , un uomo di Dio , un figlio della Cortona cristiana, che oggi in tanti rimpiangiamo e che,purtroppo,  sembra destinata a crollare sotto gli attacchi devastanti del neopaganesimo e del neoliberismo.

Nella sua omelia alla messa di suffragio, S.E. Mons. Castellani ha ricordato ai presenti la figura di questo straordinario prete, che in tanti ancor oggi a Cortona   piangono e che seppe guidare come un padre i suoi parrocchiani delle chiese di San Filippo e Sant’Agostino negli anni non facili della seconda guerra mondiale e nei decenni successivi prima dello spopolamento iniziato sul finire degli anni 1960.

Don Renato non solo era un prete colto , figlio della grande scuola del Seminario Vagnotti e dei Redentoristi delle Contesse, ma era una persona empatica con il popolo cortonese di cui era non solo guida pastorale e religiosa , ma anche referente civile e politico. Famosi i suoi apprezzamenti per la democraziacristiana fanfaniana e per il suo dialogare rispettoso, ma fermo e intransigente, con l’istituzione comunale socialcomunista, che   lo ricambiava di altrettanto rispetto e considerazione.

Don Renato era un sacerdote e un canonico non  legato all’abito, alle formalità esteriori dei riti e , come mi  ha ricordato il nipote Maurizio, “quando il 7 marzo 1965 entra in vigore la messa in italiano, lo zio don Renato fu tra i primi a metterla in pratica; chiamò mio padre muratore, il Dodi al secolo Luigi Tacconi, e gli fece girare l’altare verso il popolo, con grande stupore dei fedeli, che ancora dovevano abituarsi a questa modernità”.

Don Renato era uomo di Dio e , più che dei riti e delle formule era il sacerdote della fede concreta dei fatti e delle opere e , come ha ricordato l’arcivescovo Castellani, “ a seguito della riforma liturgica del Vaticano Secondo, che cancellava l’usanza della recita del rosario durante  la celebrazione eucaristica, non esitò ad interrompere bruscamente le nonnine della parrocchia che alla domenica continuavano ad intonarlo, non accorgendosi che il sacerdote non celebrava più in lingua latina e che quindi tutta la Santa messa era ora  un atto comunitario corale  guidato dal prete ” .

Insomma, un prete vero alla don Camillo, che seppe portare la croce di Cristo  nelle piazze e nelle rughe dentro le mura di Cortona  e che , finito il Concilio Vaticano Secondo, mandò subito in soffitta la tonaca per il clergyman  e che morì povero , come sempre, povero tra i poveri,  aveva vissuto.

Non avendo accumulato  soldi e ricchezze , ai familiari, ai nipoti  ed ai suoi fedeli lasciò solo una lettera, in cui , tra l’altro, si legge: “ chiedo perdono al Signore di tutte le mie miserie per mezzo di Maria SS. Madre di Cristo e madre mia. Chiedo la carità di una preghiera di suffragio”.

Questi si che erano preti! Auguriamoci che Dio ne mandi ancora a Cortona e ai cortonesi per sostituire i pochi anziani rimasti che ancor oggi tengono viva ed alta la bandiera pastorale di don Renato, di don Aldo, di don Antonio, di don Benedetto, di don Brunetto e dei tanti altri preti che ararono il campo cortonese nel Novecento.

Ivo Camerini