L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni - 28

I libri non letti e la voglia della leggerezza di vita.

Diario cortonese di questi giorni - 28

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sui tanti libri acquistati , ma non letti e ammucchiati in casa, causa  la fretta del vivere. Un vivere che ha bisogno però anche della leggerezza del racconto, della letteratura semplice. Grazie Anna! (IC)

Diario dei LIBRI NON LETTI

Da quando è iniziato il c.v. (l'innominabile virus), fase 1, ho finito di leggere pochissimi libri, anche se ne ho iniziati tanti.
Sento che è un fatto comune a molti, forse più a molte, quello di non riuscire a leggere.
Qualcuno dice che il troppo tempo a disposizione viene in realtà occupato da troppe altre cose, tipo gestire casa, figli, smart working, tutorial vari. Ma soprattutto, secondo me, è l'angoscia che ci distrae. All'inizio perché era l'inizio, ora perché siamo in un seguito che sta durando troppo e che tra poco cambierà in qualcosa come la fase 2 di altrettanto angosciante.
Io la gestione libera del tempo potevo permettermela anche prima perché lavoravo da casa sempre, e quando non lo facevo da casa avevo sempre il lusso di passare ore di treno e con qualche libro in borsa.
Ora ne ho invece una quantità non letti, o eventualmente da rileggere, che starei a posto come tempo in cui tenermi occupata per degli anni. Ma invece sto qui, ne sposto tre o quattro per volta da una stanza all'altra, a volte mi cade l'occhio su un quinto o sesto che giace sugli scaffali da anni e lo aggiungo al mucchietto. Con loro ho sempre una matita e un quaderno. Ma anche quelli non ricevono da me le soddisfazioni che ricevevano prima, quando sottolineavo i libri, copiavo le frasi sulla pagina bianca e ci aggiungevo riflessioni mie.
Mi dicono di avere lo stesso problema anche persone che per lavoro scrivono. Anche loro dicono di non riuscire a leggere.
La mia interpretazione è semplice: siamo fragili di fronte alla paura, siamo empatici di fronte al dolore degli altri, siamo preoccupati della prossima notizia che ci daranno, siamo solidali con la gente che soffre e abbiamo bisogno di scrivere "come stai" o rispondere a chi ce lo chiede. Insomma, siamo banalmente umani.
Ammiro molto chi da fine febbraio in poi ha avuto la capacità di concentrarsi sulla lettura e aver saputo utilizzare questo tempo sospeso nutrendosi di migliaia di pagine che altrimenti non avrebbe letto. Ma chi come tanti altri non è riuscito a farlo perché "non riusciva a concentrarsi", ha tutta la mia comprensione.
Personalmente mi succede così: qualunque romanzo impegnato o di grandi contenuti mi metta a leggere, ci sto un pochino sopra e ne godo, ma poi arriva subito il bisogno di ascoltare delle notizie dal mio mondo reale. Oppure mi rendo conto che se mi sono fermata svariati minuti a leggere un romanzo, è bene che ora smetta, perché prima di quello devo leggere tutto il giornale che mi è arrivato online grazie ad una cara amica che mi ha fatto questo dono, e quella lettura occupa tempo. Poi, una volta ascoltate o lette delle notizie, vuoi non parlarne con qualcuno a cui vuoi bene e quindi vuoi non iniziare a scrivere o a fare vocali o a chiamare? E si fa ora di pranzo e si fa ora di cena. Vuoi non cucinare per ore? E pulire dopo? Vuoi non stare dietro ai figli se li hai, e aiutarli a far sì che questo tempo fermo e senza non fermi o danneggi la loro evoluzione? Vuoi non provare a fare quella ginnastica visto che stando in casa a cucinare t'è venuto un culone...?
Ma soprattutto, (sicuramente sbaglio), nessun romanzo serio è serio quanto il romanzo reale che stiamo vivendo nel 2020. Magari lo è, se è una storia vera o se ò ambientato ai tempi di un dramma storico, ma noi il dramma storico lo abbiamo davanti da mesi e chissà per quanto. Nessun romanzo mi ispira voglia di leggerlo quanto quello reale di cui potremmo scrivere e parlare, o di cui potremmo ascoltare per ore.
Però forse una piccola soluzione alla fuga dalla lettura, almeno per quanto mi riguarda, c'è. Ed è la leggerezza. Spesso questa parola viene elevata a positiva solo se stai parlando di chili di ciccia smaltiti, ma esiste una grande opera di Italo Calvino, "Lezioni americane", che la eleva a qualcosa di grande come una "proposta per il prossimo millennio", che è il millennio nostro. La leggerezza è una delle cinque proposte di cui lui magistralmente tratta. Così ci regala anche una profonda e meravigliosa analisi della leggerezza in letteratura, ma è chiaro che la vuole riportare al vivere. Non so se Calvino avesse previsto che il primo ventennio del millennio sarebbe stato scandito da una pandemia, ma sembra quasi che lo abbia fatto. E' un libro che consiglio, non solo a chi ama i libri.
Tornando alla difficoltà a leggere che abbiamo in questo periodo, penso che una soluzione sia quella di leggere libri leggeri. Leggeri non vuol dire stupidi, non vuol dire banali, non vuol dire privi di contenuti, anzi. Io per storie leggere, (Calvino mi ha insegnato), intendo come dice lui: storie a cui "è stato sottratto peso". Il che vuol dire che il "peso" c'era, o è rimasto attorno, o è imminente, proprio come questa "fase" per noi. (Pesante come un macigno sulla capoccia!) Una storia è leggera, perché "finalmente" i suoi personaggi sono usciti dall'angoscia, oppure l'hanno scampata per miracolo, oppure sanno che potrebbe tornare e allora si godono tutto quello che viene prima. Un personaggio "leggero" di un libro, è quasi sempre qualcuno che se l'è vista brutta, o circondato da chi se la vede brutta, o con dei fantasmi interni tragici e drammatici. I comici che fanno ridere hanno spesso qualcosa di molto triste che gli è successo, o che gli appartiene.
Ho notato che i libri che riesco a leggere senza distrazioni in questo momento sono in libri "leggeri", che mi allontanano dall'angoscia e mi portano via. Immersa in quel tipo di lettura riesco a saltare un tg o una ricerca di informazioni sul c.v. Perché se è vero che nessun romanzo è interessante quanto il romanzo reale del c.v., è anche vero che la mente deve sopravvivere e respirare aria che venga da fuori casa, in tutti i sensi.
Così, ho letto un paio di romanzi che facevano sorridere e venire voglia di essere lì con la protagonista, in quell'isola, in quell'estate da sfigata ma con un dottore bello che abitava a un faro, o in un parco giochi con altre mamme e finalmente su una panchina si sedeva un papà separato che poi si rivelava anche uomo meraviglioso e stranamente non terrorizzato dall'amore. E mi sono sentita alleggerita anche io.
Dicono che non ci sarà modo di uscire da questo tempo senza portare con noi del valore accumulato ora. Non vuol dire che saremo più buoni né più saggi né più generosi. Tanti di noi saranno più stronzi di prima e già si vede. Però porteremo quello che siamo in modo più incisivo, facendoci sentire di più. Spero, per quanto mi riguarda, con leggerezza.
"Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi." Calvino.
La foto è dei miei quaderni pieni di commenti di libri e appunti per quelli che vorrei scrivere e non ho mai scritto.

Anna Cherubini