L’Etruria

Redazione

Il cuculo Renzi e gli pseudo-tordi

A margine dell'assemblea Pd e in attesa della scissione, riflessioni a voce alta in un bar camuciese

Il cuculo Renzi e gli pseudo-tordi

Da quello che si legge sui giornali sembra che domenica Renzi abbia voluto sfidare gli altri capicorrente del Pd non riconoscendo loro alcuna dignità politica paritetica ed invitandoli  a  sottomettersi al  Segretario  eletto  dalle  primarie  "sregolate" del 2013 oppure  ad  andarsene perché "tanto  senza  seguito". Io credo che Renzi di nuovo abbia scelto la strada che lo ha  portato  alla sconfitta  referendaria e che  ancora  una volta  abbia scambiato lucciole per  lanterne, mettendo in primo piano la sua voglia  rovazziana dell'andiamo a comandare  e del mandiamo a casa tutti quelli che la pensano diversamente dal capo. E allora, per cercare di capire il  dramma del Pd,  trascrivo una bella, simpatica riflessione fatta oggi al solito bar camuciese da un mio amico. Quello che succede nel Pd - diceva il mio amico - si potrebbe intitolare anche come la tragica storia del cuculo Renzi e gli pseudo- tordi dell'ex pci. E continuava. Sembra proprio che Matteo Renzi nella conquista del pd e nel farne un partito a sua immagine e  somiglianza si sia ispirato alla tecnica naturale di riproduzione del cuculo. Ricordo infatti, essendo figlio di contadini, che quand'èro piccolo e avevo avuto, già all età adulta di cinque anni, la responsabilità di pastore di pecore e porci, uno dei miei passatempi primaverili nei boschi assieme agli altri compagni pastorelli, in particolare Luciano, Santino , Delmo e Armando , era quello di scoprire nidi di tordi ,  che li facevano negli alberi più alti, e metterli sotto sorveglianza per poi non farceli sfuggire nella caccia alla cova di San Giovanni e di San Pietro e Paolo. Due festività che vedevano noi ragazzi tornare a casa non solo con le pecore e i porci affidatici per il pascolo ma con  "malette" piene di divolotti, cioè uccelletti di tordo, merlo e di  passera che una volta dati alle nostre mamme diventavano gustosi spiedini arrosto  che ci permettevano di consumare un po' di carne prelibata nell'euforia dell'arrivo dell'estate. Di solito quella della caccia primaverile, per motivi di fame e sopravvivenza naturalmente, era un 'attività riservata ai bambini e ai ragazzotti in quanto erano i più agili a salire e scendere dagli alberi. Orbene il primo anno che cominciai quest'attività di caccia primaverile fu quando avevo sei anni e ricordo che avendo messo sotto sorveglianza un nido di tordo sulla sommità di un cerro ero molto felice in quanto avevo scoperto in un momento di assenza della torda che vi erano cinque uova anche se  uno leggermente diverso nel colore e quindi avrei avuto uno spiedino per tutti i familiari. Quando poi cominciò il via vai della torda tra nido e terra , presi a salire su in cima al cerro , era alto una ventina di metri , quasi ogni giorno. All'inizio vi osservai cinque piccoli tutti implumi, poi dopo alcuni giorni gli uccellini erano quattro , successivamente tre e due e poi, come cominciarono ad aumentare le piume ne trovai solo uno che diventava ogni giorno più grosso rispetto ai suoi simili di un altro  nido che avevo sotto sorveglianza. Quando capii che stava per scappare lo acchiappai e lo portai a casa alla mamma sicuro che ne avrebbe fatto un buon boccone per la famiglia. Ma arrivato a casa ebbi una brutta sgridata e un bello sculaccione con l'ordine di riportarlo sul nido. Avevo riportato infatti non un bel tordo ma un cuculo che  era cresciuto facendo fuori tutti i suoi compagni di nido per mangiare meglio e diventare signore dei nostri boschi. Visto che non era buono da mangiare (o non si doveva mangiare perché avrebbe portato sfortuna,non ricordo bene)  disobbedii a mamma e invece di riportarlo al suo nido, dove aveva fatto fuori tutti i suoi fratelli, lo diedi in pasto al mio gatto, che fu molto felice di papparselo. Anche se la metafora è ardita , ritengo il mio amarcord utile a capire cosa stia succedendo o è già successo nel pd. È molto probabile che qualche cuculo anni addietro sia volato sul nido del pd depositandovi l'ovetto Matteo. Il guaio è che non era uovo di tordo, o di passera, ma di cuculo. Un cuculo che crescendo ha buttato fuori tutti i compagni e fratelli ex pci o comunque non renziani. Cosa faranno ora questi ex compagni , che non sono gli ingenui passerotti che vorrebbero apparire, ma dei veri tordi,  buttati fuori dal nido Pd? Moriranno di stenti elettorali o troveranno utile alimento per ricostruire una sinistra popolare di lotta e di governo? Ma soprattutto cosa farà il popolo italiano? Getterà al gatto il cuculo Matteo o ne farà un uomo solo al comando alternativo a Grillo e Salvini? Ai posteri l ' ardua sentenza, come scriveva Manzoni o alle urne come invoca Renzi?

Fin qui il racconto delle riflessioni del mio amico del bar. Ma sta di certo che domenica gli esponenti delle due parti in contesa che hanno parlato in Assemblea, compreso il relatore, ma esclusi Marini, Veltroni e Bellanova, non hanno brillato per amore al bene generale , per spirito di servizio alla comunità,  per  proposte di soluzione ai gravi problemi che  da sei anni affliggono​ il popolo reale.

Insomma il novantotto per cento di quello che si è sentito domenica non è il pd che avevamo sognato. A meno che i capiccorrente non volessero invitare i propri elettori a scendere in piazza e a mandarli tutti a casa. Infatti è arrivato il tempo di dire basta alla fine della politica senza valori e cultura, senza servizio e comunità. Se questo dev'essere il futuro della nostra amata Italia, meglio il ritorno ai tempi delle terribili guerre ideologiche. Di un futuro fatto di sporca guerra politica per comandare, in molti non sappiamo che farcene. Di fratelli coltelli non sappiamo che farcene. E a me sembra che appena settanta giorni orsono lo abbia detto chiaro e tondo anche il popolo italiano confermando la Costituzione repubblicana del 1948. Il lettore dirà che sono riflesioni da bar, ma, come diceva il mio amico stamani, sempre di popolo reale si tratta.

Ivo Camerini