L’Etruria

Redazione |

Aldo Ducci, sindaco di Arezzo, perorò la causa del metano a Cortona

Aldo Ducci, sindaco di Arezzo, perorò la causa del metano a Cortona

Succeduto a Tito Barbini, sindaco di Cortona, nell’80 ereditai un bel bagaglio di servizi attivati: asili nido, mense scolastiche e trasporti a “prezzi politici”, e ambiziosi pacchetti di idee sullo sviluppo economico e civile. Ma nel dar gambe ai progetti, oltre ai progetti, ci volevano soldi. Gli anni ’70 furono avari col Comune di Cortona (consistente azienda territoriale), creandosi un debito di quasi 2 miliardi di lire. Ma il vento cambiò rapidamente, (intuito da chi aveva creato il debito, che lo Stato avrebbe ripianato), perciò furono necessarie  concretezza e rapidità. Seguendo i filoni finanziari in cui lo Stato incentivava i Comuni, e, se necessario, associandosi ad altri per le stesse finalità. Come lo fu per il metano. Fonte energetica, allora, a basso costo e di minore impatto ambientale rispetto ad altri combustibili fossili. Per motivi diversi, e in mancanza di grosse utenze industriali che avrebbero attirato investitori, Cortona era sprovvista della rete metanifera. Mentre il Comune era socio di COINGAS,  Consorzio dei comuni aretini per la metanizzazione, ma ogni volta che in assemblea si poneva il problema dell’estensione della rete a Cortona e Castiglion Fiorentino si lamentavano costi esorbitanti, e la cosa moriva lì. Posi la questione al sindaco di Arezzo, Aldo Ducci, maggiore azionista di COINGAS: se le intenzioni del Consorzio fossero rimaste le stesse di sempre, negative, avremmo tentato strade autonome. Un mezzo bluff,  non avendo nulla di certo, se non la volontà di saggiare il mercato, quella sì, verso  soggetti interessati all’operazione.

Ducci, autorevole decano dei sindaci aretini in seno al Consorzio,  godeva la fama di ottimo amministratore di Arezzo, tra i più avanzati d’Italia. Con calma olimpica, mi dissuase dall’uscire dal sodalizio - già altri territori della provincia s’erano arrangiati da soli - dandomi la sua parola che avrebbe seguito personalmente la questione. L’attesa fu breve. Combinò un incontro a Metanopoli, (frazione di San Donato Milanese) sede dell’ENI, a cui mi recai con Ducci e l’amministratore di COINGAS, Polverini. Per quanto più anziano e l’aura del vecchio saggio, si rivelò piacevole compagno di strada, nella tirata automobilistica di un’intera giornata. Faticosa non solo per la distanza, ma anche per la disabilità di Aldo che soffriva di una gobba notevole. Sulla quale non consentiva a nessuno battute spiritose. Con l’eccezione di un vecchio compagno socialista. Il quale, nelle occasioni politiche in cui si incontravano, gli gettava le braccia al collo gridando: scopa! (Nel gioco a carte, una figura sul tavolo può essere presa da un’altra figura uguale di seme diverso). Nel caso dei due compagni socialisti, un gobbo elideva l’altro, ecco la scopa! Anche Aldo si lasciava al sorriso e allo scherzo.

La trattativa tra dirigenti di ENI e Aldo, negoziatore calmo e tenace di parte aretina, fu favorevole. Una dorsale metanifera di ENI passava in territorio aretino, nel comune di Marciano. Da lì ENI avrebbe costruito a sue spese il raccordo fino a Manciano, sede dello Zuccherificio castiglionese, pretendendone la gestione dell’utenza. Però, a Manciano, avrebbe concesso a COINGAS di fare gli allacci per Cortona e Castiglion Fiorentino. In breve tempo furono pronti i progetti dall’una e dall’altra parte. Nel frattempo, la legge consentiva al Comune di Cortona di accedere a un mutuo a carico dello Stato, e, per tale agevolazione, nel tratto tra Manciano e Camucia le condutture furono rafforzate, fungendo anche da deposito di scorta. Soddisfatti della trattativa, guidati dal buongustaio Polverini, ci “ricoverammo” a pranzo presso la Clinica Gastronomica, a Rubiera di Reggio Emilia.

A quell’incontro, con Ducci, ne seguirono altri istituzionali, dove ne apprezzai  doti di chiarezza, praticità, e lungimiranza. Scuola politico-amministrativa rara.  

In particolare, ricordo Aldo al convegno tra Enti Locali europei organizzato dal comune Berlino Ovest. Città ancora divisa dal Muro (1986). Con le autorità dell’Est che però non frapposero particolari ostacoli a più di un passaggio, anche la stessa giornata, al Check Point Charlie. In qualità di Assessori provinciali, col collega Rino Giardini compimmo lo sforzo di andare in macchina, anziché in aereo, come fecero gran parte dei colleghi aretini, compreso Ducci, accompagnato dalla moglie Pia. Col vantaggio nostro di poter scorrazzare a piacimento in città, oltre alle gite in bus organizzate dal Comune di Berlino, a cui partecipammo. Quell’autonomia di movimento ci consentì di recuperare gli stanchi coniugi Ducci davanti all’Opera, in attesa di un bus o taxi. Assistendo a uno dei loro simpatici battibecchi: “Aldo è voluto venire all’Opera, ma, stanchi come siamo, ha russato tutto il tempo! finché non l’ho convinto a uscire!” così Pia incalzava Aldo, spossato e remissivo. Coppia unita, dalle battute spiritose rivelavano affetto e protezione reciproca. Pia esuberante, quanto Aldo pacato e remissivo.  Come accadde nella gita, in bus a due piani, organizzato per la visita al Muro. Incuriosita dal bus a due livelli, Aldo stentava a stare al passo di Pia che l’incitava a seguirla, a gran voce, nella parte alta. Poi, colta da claustrofobia, urlando: “Aldo, non respiro!” costrinse il meno sbrinco Aldo a seguirla, sgambettando, in basso. Finchè, l’intera comitiva salì sulla piattaforma aerea prospiciente la zona del bunker in cui era morto Hitler. Qui sentimmo Aldo ammonire: “Pia, parla piano!” a costei che berciava a squarciagola da comiziante: “Poverini!” di fronte alla visione desolante dell’area abbandonata a se stessa.

Ad Aldo furono tributati funerali di Stato, meritati. Politico eminente e longevo del dopoguerra aretino, emarginato dal rampantismo, in voga, del compagno socialista Vannucci, che, da sindaco di Arezzo, risultò fuoco fatuo nel cuore degli aretini. Contro la lunga permanenza di Ducci ai vertici comunali, capace di migliorare a fondo importanti aspetti culturali, urbanistici e socioeconomici della Città che tutt’oggi permangono.

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