L’Etruria

Redazione

Chiudi la Finestra

Il dramma del primo lockdown raccontato in un una bella “lettera parenetica”da Stefano Scaramelli.

Chiudi la Finestra

In questi giorni di caldo asfissiante, afoso ed essiccante non solo per le persone, ma per gli stessi esseri vegetali e la natura tutta, costeggiando il Lago Trasimeno, mi son fermato al “romitaggio” del mio collega Amedeo Butini.

Amedeo dal momento della pensione, dopo una stimata carriera da professore di diritto al Laparelli di Cortona,  vive ormai da qualche anno solitario nella sua casa  immersa negli ulivi delle magnifiche terrazze di Puntabella e dal suo giardino, con la “ tranquillità dell’animo” appresa da Lucio Anneo Seneca  ( Habes , Serene carissime,  quae possint  tranquillitatem tueri, quae restituere, quae subrepentibus uitis resistant, cfr. Seneca , La Serenità, Mondadori, 2006), scruta non solo l’azzurro della distesa delle acque che si stendono sotto la sua casa, ma ascolta e conosce a fondo il “ rumore della presente stagione” , anche in quest’oggi avvolto nel tempo scardinato della pandemia.

Al termine del nostro incontro ha voluto regalarmi un piccolo libro tascabile dalla veste grafica molto accattivante e stampato in raffinata carta vergatina  simil-settecento.

Il libro, scritto da Stefano Scaramelli , attuale Vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana ed ex-Sindaco di Chiusi, s’intitola “Chiudi la finestra. La sfida invisibile al Covid” .

E’ stato pubblicato nel maggio scorso dalla Betti Editrice di Siena e reca una importante prefazione del noto microbiologo italiano Rino Rappuoli , direttore scientifico, responsabile  delle attività di ricerca della GlaxoSmithKline Vaccines di Siena e  inventore della terapia anticorpale monoclonale con cui dall’autunno scorso l’ospedale universitario Le Scotte sta combattendo con ottimi risultati il Covid-19.

Il libro di Stefano Scaramelli, che ho letto tutto d’un fiato, nonostante la mia idiosincrasia per gli scritti delle personalità politiche, è una vera ed elevata  “lettera aperta” al mondo e soprattutto ai giovani e agli scettici del nostro oggi, a coloro che non avendo incontrato la “bestia” che ha messo in ginocchio l’umanità intera continuano a discettare, tanto per essere gentili,  del “sesso degli angeli”.

Questo di Stefano Scaramelli è  un libro che condivide con l’altro, con il prossimo, la confessione sua e della sua giovane famiglia ( la moglie Francesca, i fgli Maddalena e Lorenzo) sui giorni terribili del primo lockdown  della primavera 2020 , quando egli e i suoi familiari furono tra i primi ad essere colpiti dall’invisibile virus e dovettero chiudere per oltre quaranta giorni le finestre di casa loro per combattere e vincere la “bestiaccia” arrivata dalla Cina o da chissà dove.

Stefano racconta quei giorni drammatici con lo stile piacevole della prosa lirica che ti porta ad immedesimarti nella sua incalzante narrazione , quasi come in un film  d’azione e di avventura a lieto fine, dove l’epilogo è dato non solo dalla guarigione degli attori, che  viene accolta come una vera e propria liberazione dal male e come il bel ritorno alla vita, ma soprattutto dal frutto di questi giorni di dolore e di battaglia: cioè "il soldato numero tre" dei cinquemila inviati all’industria farmaceutica dal laboratorio di Rappuoli per la cura italiana anticorpale del Covid. Un soldato anticorpo  venuto fuori dalla donazione di sangue  fatta, nel giugno 2020, all’ospedale di Siena, da Stefano Scaramelli dopo la guarigione dalla malattia.

Questo libro a me ha richiamato molto  la “ lettera parenetica” di stile educativo illuministico e molto in voga e utilizzata nel Settecento per smuovere, svegliare  il presente dal sonno e guardare con la luce della ragione al futuro ( nel buio della foresta anche la flebile fiammella di una lanterna è decisiva) .

E Stefano con questo suo racconto di babbo, di marito, di cattolico e di uomo politico ha acceso davvero una bella luce nel buio della nostra notte pandemica, che avvolge e mette in sofferenza i popoli del mondo, e che, come dimostrano le statistiche economiche, sta facendo più ricchi i ricchi e più poveri i poveri,cioè  la gente comune che lavora e fatica da buio a buio.

Con questo libro Stefano Scaramelli ci mostra a tutto tondo l’umanità di un giovane politico toscano ,  che in queste pagine appare ancorato,tra l altro, anche ai forti e  grandi valori del cattolicesimo italiano novecentesco, che ebbe in Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati , Aldo Moro, Amintore Fanfani e  Benigno Zaccagnini i rappresentanti di una stagione politica irripetibile, ma senz’altro ancora feconda di ispirazione culturale e azione pratica.

Con questo bel libro, insomma, Stefano Scaramelli è riuscito  a regalarci un splendida fotografia multicolore dell’ Italia semplice  e vera che combatte il coronavirus a viso aperto e costruisce riserve utili al futuro di figli e nipoti , che ancora domani, quando il tempo sarà di nuovo incardinato, potranno trovare linfa e conforto in una testimonianza letteraria di alto livello, come si può gustare anche da questi brevi essais:  “….l’abbraccio infinito con mia figlia Maddalena di 13 anni per comunicargli la sua positività...un abbraccio forte , infinito, che dà senso all’essere padre , prima ancora che uomo”; “Nasceva  improvvisamente in ciascuno di noi la voglia di sentirsi uniti, comunità … Ricordo come fosse ora il brivido dell’Inno d’Italia  suonato nel quartiere  che ascoltammo guardando fuori dalle stecche delle persiane, sbirciando in un mondo che improvvisamente si era fermato ad aspettare chi, come noi, era malato, per salvare chi il virus non lo aveva contratto. Tutti immersi in una lotta impari , alcuni pronti ad affidarsi alla preghiera , altri al pensiero positivo ed illuminato della scienza.”; “ La Pasqua fu l’occasione vera per immergersi in una  preghiera profonda  e sentita … quello scoprirsi comunità diventava reale  nel pensiero e nella comunione d’animo, insieme all’acquisita consapevolezza che per salvarsi ciascuno di noi avrebbe avuto bisogno dell’altro.. il 23 aprile sarebbe diventato una festa nella festa , una liberazione reale. La nostra festa di liberazione …. quel soldatino coraggioso, sarebbe diventato nel giro di un anno un eroe diffuso … un gladiatore antico in epoca moderna. Un ignoto munito di spada e scudo pronto per un avventura infinita … me lo ero creato, lo avevo portato con me e dentro di me. Aveva spalancato quella finestra, quella finestra che adesso poteva essere aperta anche per Lorenzo, che il suo nemico in realtà aveva trovata aperta a sua insaputa fin dall’inizio di questa storia”.

Una storia  che  questo libro ci mostra e racconta, con la facile penna di Stefano, come un film a lieto fine. Una storia che rende uno di noi un giovane politico toscano, cui auguriamo, con cuore sincero, un caro, forte “ ad maiora”; perché di politici umani, che hanno a cuore il popolo, la gente comune, ce n’è davvero bisogno nell’Italia spaventata di oggi.

Per saperne di più: Stefano Sacaramelli, “ Chiudi la finestra. La sfida invisibile al Covid”, Betti editrice, Siena, maggio 2021.

Ivo Camerini