L’Etruria

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Figli di Dardano - Intervista a Stefano Catozzi

Figli di Dardano - Intervista a Stefano Catozzi

Shangai, La Parigi d'oriente. Così viene soprannominata Shangai, capitale economica della Cina, tra le metropoli più alla moda del continente asiatico… Dove architettura fantascientifica, neoclassica sovietica e fascino antico si intrecciano. Nella città nata sul delta del Fiume Azzurro lavora e vive un brillante figlio di Dardano.

Stefano perché hai scelto di vivere in uno di quei luoghi che ha la percezione di essere il centro del mondo, o comunque di un continente?

Per le mille opportunità lavorative che una città come Shanghai offre, con i suoi 26 milioni di abitanti, oltre a quelli che si aggiungono per viaggi di lavoro. Inoltre, avevo da sempre avuto l’intenzione di internazionalizzare la mia professione, ed in realtà avevo anche provato a farlo stando a Cortona, solo che per poter cogliere tutte le opportunità che il luogo può offrire, bisogna viverlo. Quindi, nel 2016 ho deciso di accettare un’offerta trovata su LinkedIn.

Qual è la tua attività, quali reti sei riuscito a costruire?

I primi due anni li ho passati lavorando come dipendente per studi professionali italiani, gestendo, sia aziende italiane a volte sconosciute ai più, ma con un’importante storia alle spalle ed una presenza internazionale già molto forte, sia aziende nostrane più rinomate. Mi sono ad esempio occupato in prima persona dell’apertura della sede di Hong Kong di Parmalat. Dal 2018, insieme ad altri 3 soci, ho aperto Dynamigs Group. Ci occupiamo di supporto alle esportazioni e internazionalizzazione di aziende di piccole-medie dimensioni. Seguiamo sia la parte relativa alla consulenza per l’accesso al mercato asiatico tramite la Consulting di Shanghai, che la parte relativa al commercio internazionale mediante le società di trading, ne abbiamo una a Shanghai e una ad Hong Kong, in quest’ultima sono amministratore delegato. Infine, abbiamo una società di servizi ad Hainan, una provincia tropicale della Cina. Questa si occuperà di assistere quelle aziende internazionali che stanno ricollocando lì le proprie sedi, visto che tutta l’isola (9 milioni di abitanti) diventerà una zona di libero scambio, con abbattimento di dazi doganali, iva in importazione e altre tasse dovute. Di fatto, diventerà la nuova Hong Kong.

So che sei un attento osservatore dell’Italia e la distanza ti consente un osservatorio privilegiato. Cosa vedi del nostro paese?

Da lontano si riesce ad avere una visione più distaccata delle cose. Si capiscono i pregi e i difetti del nostro modo di vivere. Quelli che vengono definiti “problemi strutturali” limitano molto il potenziale enorme che le aziende italiane, soprattutto quelle medio-piccole, hanno. Recuperare un po’ di coraggio, rischiare qualcosa (entro certi limiti), guardare un po’ più in là del proprio mercato tradizionale, potrebbe aiutare a migliorare anche la situazione in Italia. A mio modesto avviso, bisogna ripartire da qui. Poi ripartirà il lavoro, infine i consumi anche del mercato interno. In fin dei conti, sono le aziende che esportano e che sono presenti all’estero quelle che stanno soffrendo meno.

Hai vissuto la pandemia cinese e questa grande nazione sembra che sia ripartita. Come ha fatto e cosa dovremmo fare noi?

La Cina, nel bene e nel male, ha delle caratteristiche uniche, non replicabili altrove. La gestione di 1,5 miliardi di persone può avvenire solo tramite controlli costanti. Ne consegue l’utilizzo di tecnologie che aiutano molto in casi come la pandemia. L’equivalente (un po’ più avanzata) dell’app IMMUNI viene usata senza grossi problemi e tutti accettano il tracciamento, che viene visto più come una tutela personale che come un controllo “orwelliano”. La SARS aveva già insegnato molto, in certe situazioni l’utilizzo della mascherina lo vedono come fondamentale. Non si vedevano e non si vedono tuttora molti casi di persone che non la indossano, anche se obbligatoria solo nei mezzi pubblici. Infine, la capacità di fare tamponi a milioni di persone in pochi giorni, se si verificano di focolai. Eclatante il caso di Qingdao, dove in 4 giorni sono stati fatti 11 milioni di test con quarantena immediata per i positivi. In Italia certe limitazioni e restrizioni sono impensabili. Si tende a non limitare la libertà delle persone, anche per fatti molto gravi. La gente è stanca delle varie chiusure prolungate, anche se alcuni, con comportamenti di totale non rispetto delle regole, stanno mettendo a rischio gli altri, che invece sono stati diligenti.

Quali ricordi ti porti con più cura di Cortona, della tua giovinezza in provincia?

Alcuni amici qua scherzano sul fatto che, quando parlo di Cortona, uso sempre termini entusiastici per descriverla. Parlando delle sue bellezze naturali, del nostro modo di vivere, come sospeso in un’altra epoca, e ovviamente del cibo buonissimo, che molti ci invidiano. Mi dicono sempre “Cortona Caput Mundi”, io rispondo con “Cortona è la nonna di Roma”, perché alla fine siamo figli di Dardano.

 

Il segreto è tutto qui…

Albano Ricci