L’Etruria

Redazione

In ricordo di Dino Zampagni

A quattro mesi dalla morte la figlia Lorenza ci traccia un breve,essenziale profilo del suo babbo

In ricordo di Dino Zampagni

Il 5 aprile scorso Dino Zampagni, alla bella età di novantacinque  anni,  è stato chiamato alla Casa del Padre. Dino è stato una delle cosiddette figure singolari della Camucia del Novecento. Con la sua vita di imprenditore e di commerciante di materiali per edilizia  egli ha legato infatti  il suo nome al formidabile sviluppo novecentesco di Camucia, che, come è stato ben descritto in un noto libro degli anni 1980, nel XX secolo da “villaggio diviene città”. Di questo divenire economico e sociale Dino è stato uno dei protagonisti  principali con il suo senso degli affari e del fare impresa.

Ho incontrato Dino spesso in Camucia nel suo grande e fornitissimo emporio per l’edilizia e ogni volta che sono entrato nel suo capannone di Via Gramsci l’ho sempre visto attento e alla stanga assieme ai suoi dipendenti e ai suoi familiari. Qualche volta un po’ brontolone e spiccio nel suo lavoro ho però trovato Dino sempre educato e attento a non scontentare il cliente. Anche se molto molto tirato nel prezzo e di poca propensione agli sconti era tuttavia un commerciante all’antica che sapeva capire  le situazione e concedere fiducia e credito nei pagamenti dilazionati e molto disponibile verso gli artigiani seri e le piccole imprese che andavano a rifornirsi da lui.

Negli ultimi decenni aveva formato e dato fiducia ai suoi dipendenti addetti alle vendite  e al banco , con l’introduzione dello scontrino e della fatturazione elettronica aveva promosso suo braccio destro, assieme alla figlia Lorenza e al genero Andrea, anche il sempre sorridente e gentilissimo Remo Bianchetti, che originario della nostra montagna era cresciuto e si era fatto le ossa alla sua scuola di imprenditore e di commerciante con il fiuto del nuovo che avanza, di quel  cambiamento sociale ed economico che ha portato benessere e progresso nelle nostre terre. Con me è stato sempre gentile e di grande rispetto, anche se la nostra conoscenza era solo legata al mio essere suo piccolo cliente per i vari lavori di ristrutturazione della casa dei miei genitori prima e poi per la costruzione in economia della mia abitazione.

In luglio son passato nuovamente al suo negozio per alcuni acquisti di materiali idraulici, dopo aver fatto le mie condoglianze alla figlia Lorenza e al genero Andrea Fazzini, amico caro ormai da diversi anni,  ho chiesto a Lorenza di raccontare per i lettori de L’Etruria, di cui suo padre era un fedele lettore, per grandi linee la vita di Dino, una figura davvero singolare della nostra Camucia contemporanea.

Ecco in presa diretta il racconto di Lorenza.

Mio padre nasce a Cortona il 3dicembre 1926 da Alfredo Zampagni e Annunziata Cardicchi. Vive in una famiglia numerosa e, per quei tempi, abbastanza agiata, composta da genitori, sorella, nonni, zii e cugini. Vive un’adolescenza come tutti i ragazzi del tempo. Dopo le scuole dell’obbligo, si iscrive all’Istituto  per  geometri frequentandolo prima a Rimini, poi a Padova dove viveva  insieme alla sorella e al cognato. Durante la Seconda Guerra Mondiale torna a casa e nel dopoguerra il padre Alfredo insieme a due dei suoi fratelli, Ezio e Azelio, apre nel viale della stazione il negozio di materiali edili nel quale Dino lavorerà anche lui con i cugini, che nel tempo prenderanno il posto dei genitori.

Il 22 ottobre 1976,  dopo undici anni di fidanzamento e molti viaggi a Firenze, fatti con la sua moto, sposa Margherita Catani, anche lei di origini cortonesi, che si rivelerà per lui la “sposa ideale” e preziosa compagna di una vita. Nel 1977, dopo aver fatto costruire un capannone in via Gramsci a Camucia, si separa dai cugini e prosegue l’attività di commercio di materiali edili e sanitari con mamma e con me.

Babbo ha viaggiato in alcuni paesi d’Europa spinto dalla passione per la caccia, che è riuscito a coltivare fino a qualche anno fa quando, suo malgrado, ha dovuto smettere a causa dell’età avanzata. Ricordo che prediligeva la caccia alla beccaccia e per molti anni l’ha cacciata nel gruppo montuoso dell’Alpe di Catenaia, che separa il casentino dalla Val Tiberina, insieme all’amico Ivo Bellucci e all’inseparabile cane Lea, che alla morte ha seppellito proprio nei monti dove aveva cacciato per tanti anni.

Mio padre nonostante avesse  un carattere abbastanza difficile e fosse  un accentratore, aveva il senso del commercio e del rapporto di fiducia che è essenziale in questo settore. Tra le tante vicissitudini della sua vita, la più dolorosa è stata la perdita del nipote Marco, morto a 20 anni, vittima innocente di un incidente stradale.

In conclusione, posso dire che ha lavorato con passione e dedizione alla sua attività, che è stata la sua ragione di vita, fino al gennaio del 2022. L’ho sempre visto orgoglioso di ciò che era riuscito a creare.

Mio padre era attaccatissimo alla vita, faceva controlli medici periodici per poter vivere nel migliore dei modi. Alla fine di gennaio di quest’anno ha avuto un’importante piastrinopenia, dalla quale però si stava riprendendo, nonostante la fragilità dei suoi 95 anni. Ma la mattina del 5 aprile scorso, si è sentito nuovamente male e  si è spento all’improvviso nella sua casa assistito da me, dalla nipote e da mio marito Andrea”.

Le parole della figlia Lorenza ci tratteggiano in maniera esemplare la figura di Dino Zampagni ed io che l’ho conosciuto solo al di là del suo banco di vendita, con qualche eccezione di brevi chiacchierate alla sua scrivania nel suo ufficio, mi sento onorato di averle raccolte e di offrirle alla lettura dei nostri lettori.

Ivo Camerini