L’Etruria

Redazione |

“Un libro al mese”

A cura di Riccardo Lenzi

“Un libro al mese”

All'inizio di "Parla, ri­cor­do",  riedito in que­sti giorni nella collana economica Gli Adelphi nella traduzione di Gui­do Ragni, Vladimir  Nabokov  rac­conta  di  un soggetto cronofobico, assalito dal  panico nel  guar­dare per la prima  volta  cer­ti  fil­mini  girati  in  casa  dei  genitori,  qualche settimana prima della sua nascita.
    A terrorizzarlo è soprattutto la vista angosciante di una ca­rozzina nuova di zecca, collocata sotto un portico, con l’aria mali­ziosa e invadente di una bara. "La culla dondola sopra un abisso", nota Nabokov, "e anche se la no­stra esistenza è solo un breve spi­raglio di luce tra due eternità fatte di tenebra, la fine davanti a noi ci appare più minacciosa del nostro precedente non-esserci ancora". Le capacità analitiche e la sapienza letteraria di "Parla, ricordo" sono tali, che è impossibile ascrivere il libro al genere autobiografico, as­surgendo a vero e proprio saggio e­sistenziale e a rievocazione di un ambiente storico. Un mondo do­rato, quello del piccolo Vladimir, nato da una famiglia aristocratica:  impara a parlare russo, francese e inglese grazie a un caleidoscopico avvicendarsi di governanti e istitutori, descritti con bozzettistica, gogoliana vivacità, che lo accompagnano fino all’ingresso al prestigioso Istituto Tenisev di Pietro­burgo. Lo snodarsi delle vicende familiari va di pari passo con lo sventolio del suo retino sui sentieri delle residenze estive della fami­glia, alla ricerca  delle farfalle per le quali, un giorno, entrerà nei li­bri di zoologia come scopritore di una nuova specie.
    A far da con­trappunto alle vicende private, è l'ombra possente e prevaricatrice della storia russa dei primi del No­vecento, fino alla rivoluzione del 1917, che costringerà la sua fa­miglia a trasferirsi prima in Cri­mea e poi a dileguarsi in Europa, a Parigi, Berlino e Londra, fino al suo arrivo in America, che diventerà sua patria d'adozione e sede dei suoi trionfi letterari, a cominciare dal romanzo  "Lolita" che, uscito nel 1955, destò un grande clamore attraverso le vicende le­gate a un ossessivo dramma ses­suale (dal quale trasse un film Stan­ley Kubrick, non troppo ap­prezzato da Nabokov). Ancora una volta, la descrizione di un mondo, il Nuovo, attraverso la crudele rappresentazione della società di massa. Con lo sguardo raffinato di un autore legato indissolubilmente al Vecchio.