L’Etruria

Redazione

A Montecchio, un triangolare di calcio ha ricordato Fabio Rossi

A Montecchio, un triangolare di calcio ha ricordato Fabio Rossi

Il freddo. Tutti, quando raccontano della morte di Fabio, nominano il freddo. Quella del 10 dicembre 2001 fu una serata gelida, il fiato dei giocatori fumigava, una nebbia grossa stagnava sopra gli argini della vicina Mucchia e Fabio, appassionato calciatore, difensore composto di muscoli e granito, cade improvvisamente sul campo sportivo di Monsigliolo dove la squadra di calcio del paese stava svolgendo una partitella di allenamento. Simone Salvadori ricorda che gli era accanto quando si accasciò, sul momento credette che fosse inciampato e, senza interrompere la corsa, gli afferrò un braccio per aiutarlo a sollevarsi. “No, fermo” gli disse flebilmente Fabio, “Ma che fermo, alzati che ora si va in rete!”, lo spronò Simone, ma Fabio restava a terra, Simone lo tirò ancora per il braccio ma sentì che il corpo di lui era inerte e pesante, allora si voltò, lo guardò e subito capì che era accaduto qualcosa di grave, gridò verso gli altri, il gioco si fermò. Mauro Capoduri, l’allenatore, accorre, guarda Fabio esanime e non ha dubbi: è infarto. Gli si precipita addosso, tenta il massaggio cardiaco, il più rude possibile, e la respirazione bocca a bocca. Simone intanto corre a casa - abita lì vicino - per telefonare al 118. Mauro, disperato, vede che Fabio non reagisce ma insiste e insiste. L’ambulanza arriva e il dott. Biagio Vignali tenterà per quasi mezz’ora di rianimarlo, poi l’inutile corsa in ospedale. Fabio Rossi, difensore del Monsigliolo, 36 anni, abitante a Montecchio, uomo robusto, potente, inscalfibile come un muro si rovescia a terra nel corso di un allenamento e muore. E durante la notte quel gelo, che è rimasto nella memoria di ognuno, aumenta e cala dovunque: nella moglie, nei parenti, nelle cose, nelle ossa e nelle anime di coloro che apprendono la notizia, una sensazione di sgomento e di incomprensibile perdita si comunica a tutto e dura fino ai giorni successivi.

Questa la storia drammatica accaduta 21 anni fa, quella di un marito che lascia la moglie amata Luciana Giannini e di un padre che non vedrà crescere le due figlie Elisa e Martina, di un fratello che ne lascia uno maggiore, Lidio, e di un amico che ne lascia tanti di amici, i quali, però, neanche dopo vent’anni, l’hanno dimenticato. La sera del 14 settembre scorso - ancora di sera - queste persone si sono ritrovate allo stadio Ennio Viti di Montecchio per assistere a un triangolare di calcio in memoria di Fabio. La celebrazione, voluta e organizzata da Luciana e da Lidio, era prevista per il 2021, allo scadere del ventennale, ma a causa del Covid è stata fatta slittare a quest’anno. Sono scesi in campo Cortona-Camucia Juniores, Monsigliolo e Montecchio per disputare tre partite di 45 minuti ciascuna. Risultati ininfluenti ma comunicati lo stesso per dovere di cronaca: Monsigliolo contro Cortona-Camucia Juniores 2 a 0; Montecchio contro Cortona-Camucia pareggiata 1 a 1; la finale è stata quindi giocata fra Monsigliolo e Montecchio, le due squadre care a Fabio e nelle quali aveva militato alternativamente: risultato 1 a 0 per il Monsigliolo. In campo si è visto un bel calcio ma soprattutto corretto, solo un infortunio, più autoprovocato che subìto, di Mario Cerulo, un promettente giocatore del Monsigliolo. I ragazzi hanno rispettato lo spirito dell’evento e hanno tenuto un comportamento esemplare, come anche gli spettatori, che erano tanti e riempivano gli spalti al completo. C’erano amici, ex compagni di squadra, giovani e persone di tutte le età. Terminate le partite, dopo le 22,30, Fabrizio Fierli ha brevemente ricordato la figura di Fabio e ha illustrato ciò che stava per succedere, poi ha lasciato il microfono e la parola alla figlia maggiore Elisa, la quale, con voce rotta, a nome anche della mamma e della sorella Martina, ha ringraziato tutti i presenti per la dimostrazione di affetto tributata al babbo, e ha quindi premiato con le coppe la squadra vincitrice e le altre due che avevano preso parte al triangolare. L’assessora allo sport Silvia Spensierati, felicemente giunta agli ultimi giorni di gravidanza, ha anche lei consegnato un riconoscimento e ha detto di sentire in special modo il valore di quella manifestazione perché ai tempi della scuola era amica e vicina di casa di Fabio, non ultimo li univa il fatto di essere nati nello stesso giorno e nello stesso mese. Poi sono cominciati i tributi all’amicizia e alla riconoscenza, la vera ragion d’essere di quel raduno, fra gli altri a Mauro Capoduri, l’allenatore di quel tempo, che spese tutte le sue energie per cambiare un destino che non volle farsi cambiare. Mentre stringeva la targa offertagli dalle figlie, Mauro, tra le lacrime, ha ricordato quei momenti terribili della morte e la stima e l’affetto che lo legavano a Fabio. Elisa ha infine consegnato una targa alla Polisportiva Monsigliolo che in venti anni è stata sempre vicina alla sua famiglia, l’ha ritirata, in qualità di dirigente, Miriano Miniati. Poi una cosa tanto dolce quanto inattesa è accaduta: le figlie hanno donato una targa piena di parole grate alla mamma Luciana che le ha allevate svolgendo il doppio ruolo di mamma e di babbo, che ha saputo vincere lo scoraggiamento e che le ha costruite come esseri umani sensibili e forti. Ma anche la mamma ha fatto una sorpresa alle figlie consegnando loro una targa che nei sentimenti era speculare a quella ricevuta: diceva grazie a Elisa e Martina per averle concesso la felicità di veder crescere al suo fianco due creature mature e responsabili, due figlie che sono il suo orgoglio, e che lo sarebbero state anche del babbo. La serata si è conclusa con il taglio di una torta in omaggio a Fabio che serviva a festeggiare una presenza mai completamente interrotta, poiché Fabio in venti anni ha continuato a abitare dentro i suoi cari e in qualche segreta parte di quelle persone che erano venute allo stadio per ritrovarlo ancora.

Nella foto collage di corredo: Miriano Miniati, Luciana Giannini, Mauro Capoduri;Gli spettatori sugli spalti; Gli ex compagni di squadra di Fabio con la moglie e le figlie.

Alvaro Ceccarelli