L’Etruria

Redazione

Ciao Marco!

Lettera di un caro amico

Ciao Marco!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Non ci credo, non è giusto. Il 12 marzo 2020 il mio amico Marco è partito per il Cielo. Appena ho appreso la notizia, un senso di sgomento e dolore mi ha travolto completamente. Caro Marco, voglio ricordarti così: mi scappò un sorriso quando quella volta, appena aprii l'applicazione di facebook, vidi che in mezzo al nome e cognome relativo al tuo profilo utente, avevi aggiunto il nikname "Rocky".

Quando ti incontravo in giro per Rugapiana a Cortona, indossavi spesso la maglia in cui era raffigurato il volto di Rocky Balboa. Poco dopo, Rocky divenne il tuo appellativo e, porca miseria, era proprio azzeccato.

Questo soprannome ti si addiceva perché abbiamo saputo scorgere in te la capacità di lottare in molte situazioni differenti, la voglia di andare avanti nonostante le problematiche che la vita ci impone.

Ti sei trovato in una condizione non fortunata, che ti ha messo a dura prova e che ancora, nel 2020, non abbiamo saputo arginare al cento percento. Non è possibile che quella brutta bestia abbia sempre la meglio, non te lo sei meritato.

Non te lo sei meritato perché tu Marco per me e altri eri il gigante buono, il ragazzo con cui si poteva parlare di tutto, il ragazzo che ti metteva a proprio agio, colui al quale  potevi solo voler bene, perché un sorriso riuscivi a tirarcelo sempre fuori.  Eri il sapientone di ogni argomento di cui si discuteva. E sì, anni fa, quando ti incontravo, parlavamo sempre di calcio. Ho condiviso con te così tante partite di calcetto che avevo, a 14 anni, una forma fisica migliore di adesso.

Prendevi sempre tu l'iniziativa di fare le squadre, 5 contro 5. Ero sempre uno delle tue prime scelte. Avevi fiducia in me, mi vedevi come una sorta di asso nella manica. Mi brillavano gli occhi a vedere una persona più grande di me che contava sulle mie discrete capacità calcistiche.

Sei sempre stato il ‘portierone’ della squadra, ma eri un coraggioso, perché durante la partita volevi anche giocare in attacco e ti capivamo: chi non vorrebbe segnare almeno un goal per la propria squadra.

Alla fine, insieme, quelle partite di calcetto le vincevamo spesso. Quando capitava di perdere, te ne uscivi, come me, amareggiato, ma ti avvicinavi e mettevi la tua mano sopra la mia testa dicendomi che le sconfitte vanno sapute accettare. "La prossima volta, ci rifaremo!", mi consolavi.

Devo dirti grazie, caro Marco. Grazie di aver mostrato a tutti quanti la capacità di tirare fuori tutta la tua forza interiore per resistere ai colpi più duri. Grazie per esserci stato di esempio nell’aver saputo realizzare il tuo sogno di diventare carabiniere. Grazie perché con i tuoi esempi ci hai testimoniato che nella vita si può raggiungere l'obiettivo cui uno tiene. Naturalmente lottando e perseverando senza che la paura di non potercela fare prenda il sopravvento.

Adesso, so che dal Cielo sei vicino ai tuoi cari : il papà Claudio, la mamma Aurora, il fratellino Lorenzo e la splendida sorella Claudia, a cui sono affezionato e con la quale ho condiviso lunghi anni scolastici, tra risate ed esperienze di amicizia. Tu per loro, sei la forza vitale per andare avanti. E son sicuro che loro la vivono già nel loro cuore spezzato dal dolore.

Tu sei sempre tra i tuoi amici. Rimani e rimarrai sempre il nostro Marco Rocky Calicchia.

Ciao Marco, mi manchi e mi mancherai di più in futuro. Scusami se qualche volta dalla nostra Cortona rivolto al cielo ti chiamerò per urlare insieme il nostro grido di incoraggiamento alla nostra squadra di calcio.

Il tuo amico Tommaso Sadini