L’Etruria

Redazione

T’amo,o pio  cittadino!

Un nostro concittadino chiamato dall'Inps a pagare una cifra contributiva per un periodo in cui non aveva in carico una colf

T’amo,o pio  cittadino!

Nei primi giorni di agosto ad un nostro lettore , di cui per evidenti motivi omettiamo il nome, è arrivata una dei milioni di lettere raccomandate inviate in luglio dall’Inps. Questo cittadino dovrebbe pagare entro trenta giorni circa quarantun euro , secondo lor signori dell’Inps (che è lo Stato Italiano per chi non lo sapesse) per un mancato versamento di trenta   euro non effettuato nell’aprile 2016 e relativo alla assunzione di una colf fatta per la sua mamma ammalata e in fin di vita. Naturalmente questa colf era arrivata da lui ed era stata assunta tramite commercialista nel settembre 2016 per un solo mese in quanto la sua mamma a fine mese morì.

Al momento del decesso della mamma il commercialista aveva chiuso tutte le pratiche e dall’ottobre 2016 questo nostro lettore credeva di essere tutto in regola. Purtroppo sembra invece che secondo lor signori dell’Inps questo nostro lettore avrebbe dovuto pagare anche trenta euro relativi all’aprile 2016 che di questa signora egli non sapeva nemmeno dove lavorava, essendo arrivata  a casa sua solo il 30 agosto 2016 e poi andata via il 30 settembre. Misteri degli algoritmi con cui lo Stato da anni ormai governa i cittadini italiani ridotti a sudditi e schiavi e impossibilitati, peraltro, a rivolgersi agli uffici preposti se non super tecnologici e non in possesso di spid e altre forche caudine inventate per legnare gli italiani onesti.

Questo nostro lettore per telefono  ci spiega: “ Oltre la perdita di tempo e la beffa di essere chiamato a pagare per una cosa inesistente, nella parte finale della lettera raccomandata vengo anche minacciato che, se non pago entro trenta giorni, verrò punito con prelievo forzoso e inappellabile dal mio conto corrente  in banca. Preso dall’angoscia , sono  corso dal patronato sindacale , che però riapre  dopo il 26 agosto. Ho telefonato all’Inps di Arezzo ricevendo solo risposta che non posso andare in quegli uffici perche sono stati sospesi i ricevimenti causa covid e che devo solo entrare  nel sito con lo spid. Non avendo istruzione informatica sono tornato dal commercialista di allora  che naturalmente, dietro compenso, mi ha spedito una serie di documenti via elettronica agli uffici dell’inps per contestare l’addebito. Naturalmente gli uffici dell’Inps non hanno risposto nemmeno al commercialista ed io da povero bischero  ho pagato anche la prestazione del professionista, aggiungendo altra spesa a quella richiesta dai signori dello stato,ormai veri e propri padroni di noi  cittadini onesti. Ora starò tutto il mese di agosto con la paura e l’ansia che forse a settembre avrò un prelievo forzoso e inappellabile da parte dell’Inps di oltre quaranta euro. Non è una cifra grande, ma per me è importante perché ci mangio una settimana. Inoltre ho speso tempo e altro denaro, di cui  non ho da scialare per il commercialista. Ho  perso due mattinate di tempo andando a sbattere la testa contro muri di gomma e risatine varie, che mi venivano anche dagli amici che invece di solidarizzare mi invitavano a pagare questa cartella e a farla finita che altrimenti ci rimetto “ ranno e sapone”. A me sembra di essere vittima di una palese ingiustizia, di essere caduto in  un errore marchiano e  mi rivolgo all’Etruria di cui sono trentennale lettore affinché pubblichi la mia disavventura e porti a conoscenza di tutti di come oggi siamo finiti alla mercè di una dittatura burocratico-fiscale tra le più odiose del mondo. Una dittatura che se la prende  con i deboli e s’inchina ai forti. Infatti ai ricconi mica lo Stato impone prelievi dai loro pingui conti bancari che detengono nei paradisi fiscali. Non so proprio come reagire e vorrei tanto che L’Etruria pubblicasse la mia storia, senza però fare il mio nome, perché sono davvero impaurito da questo stato italiano, da questi governanti che ci mettono la testa sotto i piedi da troppi anni”.

Raccolto il lungo sfogo telefonico di questo nostro lettore, da modesto giornalista di strada, lo pubblico volentieri e do tutta la mia solidarietà a questo concittadino chianino, che non posso fare a meno di vedere e paragonare  al mite bue lavoratore di carducciana memoria:  “T'amo, o pio bove…”.  Cioè: T’amo, o pio cittadino,…. che “al giogo inchinandoti contento/l'agil opra de lo stato ( Carducci: de l’uom)  grave secondi:/ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento /giro de' pazienti occhi rispondi; /da la larga narice umida e nera/fuma il tuo spirto, e come un inno lieto/ il mugghio nel sereno aer si perde”.

Caro lettore concittadino, L’Etruria pubblica , ma siamo sicuri che a lor signori de l’Inps della tua giusta protesta non interesserà più di tanto. In questi casi davvero o si paga il mal richiesto o si incorre in spese aggiuntive consistenti e spreco di tempo prezioso per la  vita e per la  famiglia. E’ da troppi anni che lo stato si fa forte con i deboli e debole con i forti. Speriamo soltanto che qualche patronato sindacale alla riapertura possa assisterti e fare una sacrosanta battaglia di principio contro queste cartelle pazze, che anche i politici odierni sembrano gradire e apprezzare, mentre una volta guidavano sapientemente il popolo, che li aveva eletti ,per rispedire queste vere e proprie rapine al mittente. PS: in questi giorni una persona che conosco mi ha raccontato che ha impiegato ben due giornate intere per pagare sette euro alla Agenzia delle entrate, dovendo utilizzare soltanto lo spid e non avendo dimestichezza con le piattaforme faragginose dello Stato...Davvero mala tempora currunt!

Ivo Camerini