L’Etruria

Redazione

Tornare alla politica vera dell'umanesimo cristiano

All’Italia, oggi in bilico tra guerra e pace, non serve un nuovo duce e all’Europa non serve una guerra contro la Russia. Servono politiche per non far morire il ceto medio, per non far diventare  i poveri più poveri e ricchi più ricchi.

Tornare alla politica vera dell'umanesimo cristiano

In questi primi giorni di febbraio 2024 , quasi quotidianamente, in sul far dell' alba, sono tornato a fare colazione al mio famoso bar circolo culturale camuciese. E in un’Italia e in un’Europa in bilico tra guerra e pace,tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, tra proclami di candidature a nuovi duci e inviti politici a far guerra alla Russia, cari amici lettori, ne ho sentite così tante che ho deciso di riprendere i miei racconti della " voce del popolo", portati avanti tra il 2018 e il 2022. Ecco di seguito il mio primo resoconto dei discorsi e delle discussioni ascoltate in questo bel bar circolo culturale camuciese.

Primo avventore: Basta con il terrorismo politico dei media e dei social! Basta con il fare più ricchi i ricchi e più poveri i poveri! Non se ne può più di questa politica governativa e parlamentare piena di terrorismo, di paura verso il domani. Non se ne può più di un governo che sta con chi affama il popolo e che gongola nel far sprofondare il ceto medio nella povertà. Un governo guidato e portato avanti solo tra i palazzi del potere da politici che avevano promesso il riscatto nazionale, " il famoso nuovo orgoglio italiano" e che oggi invece si è messo in ginocchio davanti alle multinazionali, all' America di Biden, all' Europa della tedesca Von der Leien.

Un governo italiano che con la recente legge finanziaria 2024 aiuta i ricchi a diventare più ricchi, lasciando i poveri al loro destino di diventare sempre più poveri, aiutando gli stranieri  a comprare le nostre case e i nostri campi a prezzi stracciati e a rubare i risparmi depositati in banca dalla generazione delle formiche italiane.

Mai avrei immaginato di ritrovarmi davanti una Meloni  così impegnata a darci il peggio dell’America, il peggio del capitalismo di matrice nordamericano, che ingrassa il ricco epulone e chiede al povero di accontentarsi delle briciole di pane, che cadono dalla sua tavola lussuosamente imbandita. Mai visti politici e sindacalisti italiani così insensibili alla tutela del potere di acquisto di salari e pensioni medio basse”.

Secondo avventore: “ Bischero, smetti di credere alle roncole che volano. Quelli dei palazzi romani è da più di vent’anni che si sono assegnati stipendioni da superricchi e anche chi contestava quelle retribuzioni da nababbi, entrando nel palazzo sembra che le abbia intascate invece di contestarle con la restituzione della parte in sovrappiù.

Ormai la politica la fanno per tornaconto personale , per carriera economica, per servire ‘ i lor signori del capitalismo neoliberista’ , mica il popolo dei cittadini che non sa più come pagare le bollette speculative energetiche e spesso non ha più i soldi per pagare l’affitto e , in molti casi, per acquistare pane e companatico e mangiare.

Per fortuna che c’è la Caritas che ancora regala cibo e vestiti. Ma che tristezza vedere la fila alle caritas parrocchiali nei giorni di distribuzione del cibo. Troppa gente è alla fame e non so proprio perché stia ancora buona e zitta. Il governo dei cosidetti ‘ politici investiti dal popolo’ saprebbe benissimo cosa deve fare un governo serio davanti a questa crisi scatenata dal ‘ toro impazzito’ del neocapitalismo globalista, ma non lo fa perché ha scelto di tenere serva e schiava la nostra Italia. I provvedimenti messi in campo dal governo contro il caro bollette speculativo , contro il caro vita, sono pannicelli caldi che servono solo a dar fiato alla speculazione. E in più sono la dimostrazione lampante della non volontà governativa di prendere per le corna il toro impazzito del neocapitalismo europeo globalista, cioè fare ritornare sulla scena economica lo Stato come soggetto imprenditore, come fecero Delano Roosevelt negli Usa e Beneduce in Italia nella crisi del 1929.

Insomma, fanno il nesci e sputano su chi chiede di riportare lo Stato nel mercato, di rimettere in piedi una nuova Iri,una nuova Enel, una nuova Eni, eccetera similia; ma non lo fanno perché sono servi delle concentrazioni banditesche del neocapitalismo e tentano di tenere buono e calmo il popolo con le brioches dei bonus e delle sovvenzioni ai vagabondi, ai parassiti che non hanno voglia di lavorare e di guadagnarsi onestamente da vivere come indica la nostra Costituzione,  che ha messo, come primo principio civile, il diritto al lavoro e non il diritto alle rendite sinecura per tutti coloro che sono in salute e in età da lavoro”.

Terzo avventore: “Prima due anni di terrore Covid ; da due anni  il terrore della guerra, che ora si assomma al terrore politico  di  una richiesta politica assurda di scelta tra l’ occidente del globalismo neocapitalista e l’oriente della dittatura.

Ma la scelta di un’Italia libera e indipendente dove a decidere siano gli italiani e le italiane non ce la fa nessuno?  La proposta di ridare potere di acquisto ai salari e alle pensioni di una generazione che ha pagato fior di contributi non ce la fa nessuno? Anche la gente invece di scendere in piazza sembra anestetizzata sul ritornello in auge nel diciassettesimo secolo , quando in Italia i poveri cantavano con i ricchi “ Spagna o Francia per me pari son , purché se magna” , senza rendersi conto che i ricchi mangiavano e i poveri raccattavano le briciole. Senza rendersi conto che nell’orto del povero mangiavano tutti e nell’orto del ricco mangiava solo lui. Basta, alle elezioni di giugno io non vado a votare”.

Quarto avventore: “Io invece, caro amico,  andrò senz’altro a votare. Votare è essenziale per mantenere vivo il discorso della democrazia, anche quando questa non va benissimo. A te, come agli amici che continuano a dirmi che “non voteranno nessuno perché nessuno li rappresenta”, rispondo che non recarsi a votare è tecnicamente (proprio tecnicamente) l’aiuto più efficace che si può dare alle bande organizzate dei partiti e della politica attuali, veri e propri covi di potere, i quali invece a votare ci vanno e ci fanno andare i loro adepti, e in termini relativi peseranno ancora di più nel determinare il risultato e le sue conseguenze quanto più alto sarà il numero dei non votanti.

Pertanto, appunto, non solo io andrò a votare (magari anche con il “naso turato”, alla Montanelli) ma consiglio a tutte le persone oneste di farlo. Votiamo secondo coscienza, ma interroghiamola la nostra coscienza. Votiamo anche il meno peggio, al limite: ma non disertiamo le urne. Meglio il nostro voto sbagliato, ma attivo e testimoniante, che la nostra servile assenza.

Anche questo del tornare a votare sarà un messaggio forte per la banda dei cialtroni e degli euroimbecilli. E, nonostante loro, la nostra lotta continuerà, perché il paese è nostro, nostra la comunità, nostro il futuro delle persone che siamo e che amiamo. Votiamo attivamente perché questa volta alle europee c’è il proporzionale  e continuiamo a lottare anche per il cambiamento delle  brutte leggi elettorali italiane per i vari livelli di rappresentanza democratica che,  da oltre dieci anni, tecnicamente sono  oligarchiche e in mano ai segretari di partito”.

Quinto avventore: “ Anch’io voglio essere propositivo e smetterla di piangermi addosso. Vi lancio una proposta sul caro vita e caro bollette. Su questo problema basta con le chiacchiere. Se non fanno nulla in alto, si potrebbe fare un bell'intervento noi utenti dal basso. Come? Come fecero gli operai e gli impiegati nel 1974 , con il sostegno degli uffici legali del sindacato pagarono solo l’ importo dovuto prima degli aumenti, che anche allora le aziende fecero scattare a causa della crisi energetica innescata dall’ Opec. Si pagava un minimo e poi si andava a discutere in tribunale con Sip , Enel e compagnia brutta. E l’ Enel non poté staccare la luce alle famiglie. E dopo perse anche le cause.

Ma oggi forse non ci sono più gli italiani del 1974? Questo, forse,  è il vero problema. Comunque se tutti pagassimo l'importo pagato nel 2020 e poi si andasse in causa, credo che lor signori gli speculatori  neoliberisti comincerebbero ad abbassare la cresta”.

No , è giunta l’ora di appoggiare i trattori degli agricoltori  e di andare sotto le finestre dei palazzi romani per far loro capire che l’Italia che lavora ha le tasche piene del loro affarismo, del loro tornaconto personale o di parte. Naturalmente senza violenza , ma con una bella ramazza nuova che ramazzi  a fondo”, grida sulla porta un lavoratore arrabbiato nero, mentre imprecando si avvia al furgoncino per andare al lavoro.

Amici lettori,il vostro giornalista di strada in queste prime mattine di febbraio, al bar circolo culturale di Camucia, ne ha sentite così tante che per riportarvele tutte non basterebbe un intero giornale; ma vi assicura che durante la novena di preparazione alla festa invernale della nostra Santa Patrona, che si celebrerà il  ventidue febbraio, tornerà a trascrivere altri discorsi di avventori lavoratori, che ormai hanno le tasche piene dei politici e dei sindacalisti odierni.

Quelli di questo bar  sono avventori-lavoratori molto in gamba, anche se arrabbiati neri, che cercano nuovi leader politici per fare tornare libera l’ Italia.

Per avere un’Italia, come diceva una giovane mamma, che dopo aver preso il caffè correva al treno per andare a lavorare a Firenze, “nuovamente capace di rivivere la propria stagione dei liberi comuni, del batter moneta propria e di essere guidata da un governo dai valori della prima democrazia cristiana di Degasperi , Dossetti,Fanfani e Moro. Un governo insomma  di indipendenza nazionale dalla globalizzazione capitalista di lor signori  neoliberisti, che vogliono ripristinare il latifondismo , i prezzi ad horas e l’alleanza tra trono ed altare. Il popolo di chi lavora da mane a sera, del ceto medio, che cammina sull’orlo del baratro sociale ed economico, chiede infatti di continuare a lavorare nella libertà, ma di smettere di pagare troppe tasse per la bella vita dei  ricchi. Questo popolo, che non si vergogna di dirsi cristiano, chiede di poter vivere del proprio lavoro e di poter mantenere i piccoli orti e poderi lasciati dai nonni e dai genitori per la sussistenza alimentare della famiglia e per dare cibo sano ai propri figli”.

Anche a Cortona  - chiosava prima di aprire la porta questa giovanissima donna cortonese - a giugno si andrà a votare per il governo comunale e mi auguro che ci sia un candidato che voglia promuovere la nostra secolare civitas dell’ umanesimo cristiano, dello stare insieme, dell’aiuto fraterno, della condivisione del progresso e che pensi solo al bene comune. Infatti a Cortona non servono sindaci uomini soli al comando, ma sindaci dello stare insieme e della condivisione dei bisogni, del piccolo è bello, come fecero nei secoli passati i nostri avi , che fecero grande la nostra città”.

All’udire queste parole al giornalista di strada tornano in mente gli insegnamenti di padre Dante, che una volta erano pane quotidiano nelle nostre scuole secondarie superiori cortonesi . E cioè: chi fa politica non deve mai vantarsi del suo “ i’ mi sobbarco!” e non deve mai correre a prendere “sottili provedimenti, ch’a mezzo novembre non giugne quel che tu d’ottobre fili”.

Il bene comune e la res pubblica, oggi, in un nomdo nuovamente pagano, hanno bisogno davvero di cittadini sentinelle di umanesimo e di cristianesimo, che sappiano gridare forte , “come vento che le più alte cime percuote”, una visione politica che promuova la persona umana. Cioè di quella persona  che certamente vive di “non di solo pane” e che sa che anche la virtù politica , il servizio alla res publica  non si praticano senza la solidarietà, senza la carità, senza l’amore al prossimo, che ogni giorno incontriamo sui sentieri e sulle strade della vita.

Ivo Camerini