L’Etruria

Redazione

Verso la festa per Don Ottorino Cosimi

Il 19 luglio sera tutti al Calcinaio

Verso la festa per Don Ottorino Cosimi

Al Calcinaio fervono i preparativi per la Festa del 60° di Sacerdozio di don Ottorino Cosimi che si terrà la sera del 19 luglio, cioè tra quattro giorni. Il programma è noto e prevede una messa solenne concelebrata dal vescovo Fontana alle 18,30 e un successivo convivio nei giardini del Santuario di Santa Maria delle Grazie. Nell' occasione di questa grande festa ripubblico volentieri l'articolo uscito su L'Etruria del 2003 e dedicato a Don Ottorino.

Eccolo nel file originale consegnato all'epoca e ritrovato nel PC. Nella foto di corredo due momenti di Don Ottorino sacerdote: nel 1960 al termine della  prima messa solenne a Casale di don Albano Fragai e un primo piano all'altare del Calcinaio durante un matrimonio. (Archivio IC)

Piccolo viaggio nella Chiesa cortonese -15

Don Ottorino Cosimi , parroco al Calcinaio e prete di frontiera

Questa  tappa del mio piccolo viaggio dedicata a “Don O” ,come lo chiamavano nei lontani anni 1970 i giovani cattolici cortonesi, è stata molto faticosa ed impegnativa. Innanzitutto perché conosco Don Ottorino Cosimi fin da quand’ero allievo alla scuola media  del Seminario dove mi fu, seppur per un anno, ottimo professore di matematica. Poi perché è stato mio parroco nella montagna degli anni 1970 e 1980. Anni non facili per gli ultimi montagnini rimasti ancorati ad un territorio, che nel decennio 1958-1968 si era spopolato quasi completamente e che ancora non riusciva a guarire dal dramma dell’emigrazione. Proprio in quegli anni, oltre ad essere pastore d’anime,  Don Ottorino fu un vero,importante animatore sociale di una piccola patria montagnina in quelle terre allora abbandonate dalla politica locale all’amaro destino dell’emigrazione. Infatti come non ricordare la sua azione di protagonista principale di un tentativo disperato di controposta autoctona di sviluppo montagnino? Un progetto che si basava su due fondamentali scommesse di progresso alla cui realizzazione anch’io, primo laureato tra i figli della montagna versante Valle del Minima, diedi il mio modesto contributo. La prima: il completamento dell’elettrificazione della zona a costi zero per le singole famiglie, avvenuta nel 1974 per l’enclave Dèpena-Cerventosa, dopo che lui  aveva fatto arrivare la luce elettrica fino a Coldimorro già a partire dai primi anni sessanta. La seconda: gli allacciamenti alla linea telefonica Sip delle singole famiglie a prezzo di rete urbana. Tutto questo naturalmente non per nostri meriti particolari, ma perché insieme riuscimmo, grazie ad un’azione combinata con l’appoggio della Dc cortonese, che a Teverina aveva una sua minuscola sezione di base, ad ottenere l’intervento concreto del Presidente Fanfani sull’Enel per la prima questione e quello altrettanto imperativo del Presidente Andreotti sull’allora compagnia telefonica Sip.

Ho ricordato questi suoi due importanti contributi allo sviluppo della nostra montagna non per iniziare un elenco delle sue opere , soprattutto Pro-Teverina,che sarebbe davvero troppo lungo qui fare, ma perché fu in quelle due occasioni di lavoro sociale e civile sul territorio che   cominciarono le tante ed importanti conversazioni avute con questo “prete di frontiera”.

Chiacchierate e conversazioni approfondite che mi hanno fatto nascere e vivere un’amicizia molto importante e che  hanno segnato in positivo il mio cammino culturale, politico e sindacale. Si è trattato sempre di chiacchierate e di conversazioni costruttive, anche quando, talvolta ,si sono trasformate in accesa discussione , che però si è sempre fermata sui confini del rispetto reciproco e che sono continuate anche di recente dopo il suo ritirarsi al Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio dove , dopo la scomparsa del suo indimenticabile cugino Don Antonio Anderini avvenuta nel 1999, sono andato spesso a trovarlo in quanto anche mia figlia Chiara era tra i suoi allievi del catechismo. Nei mesi estivi, prima del grave incidente che lo ha costretto a ritornare a Teverina per un forzato e prolungato riposo presso i suoi familiari , ho tentato più volte di forzare la sua amicizia per avere un’intervista dai canoni classici con domande e risposte , ma non c’è stato nulla da fare.Allora ho deciso di far di necessità virtù e di parlare di lui facendo riferimento a qualche suo parente ed ai miei ricordi personali, che in fondo sono anche quelli dei tanti che hanno avuto la fortuna e l’onore d’incontralo nella loro vita di cristiani cortonesi, d’italiani o di extracomunitari , semplici pellegrini che percorrono le vie dell’odierna umanità. Un’umanità ormai spezzata in due: da una parte quella sempre più neopagana, ripiegata nell’egoismo del lusso e dell’edonismo; dall’altra , quella sempre più schiacciata nell’emarginazione, nell’esclusione e nella povertà.

Due umanità, che però, in Don Ottorino, incontrano un sacerdote, un testimone del Cristo che si è fatto povero tra i poveri, fratello tra i fratelli senza voce. Insomma un prete di frontiera , che , come diceva Don Mazzolari, non esita a rifuggire da quel ruolo tradizionale-istituzionale del parroco secolare.

Don Ottorino Cosimi, primo di tre figli (dopo di lui vengono le sorelle Maria e Valentina) nasce a Tornia il 26 marzo 1935 da Anderini Irene e Cosimo Angiolo,detto Paolo, che lo introdurranno nella comunità cristiana facendolo battezzare da  Don Domenico Goretti al fonte battesimale della Chiesa di Rufignano.

E’ ancora un bambino, chierichetto dell’allora parroco di Tornia,l’oggi giovanotto  novantenne Don Giovanni Salvi, quando la tragedia della Seconda guerra mondiale, nell’inverno-primavera 1944, lo fa incontrare con la ferocia, la barbarie nazi-fascista. Durante l’occupazione tedesca del nostro territorio è infatti tra i rastrellati di Tornia e soltanto il riuscito intervento del parroco Don Giovanni,che lo indica al Comandante tedesco come l’innocente intoccabile, salverà lui e gli altri torniesi da un eccidio che stava per avviarsi al suo tragico epilogo. Quest’episodio terribile rimarrà in lui come ricordo indelebile, ma, verrà subito elaborato come un segno divino per intraprendere quella strada vocazionale del sacerdote che guarda oltre il contingente del mondo. Vocazione che lo porterà ad entrare ad appena nove anni , nel 1945, nel Seminario  Vescovile di Cortona. Qui compie i suoi studi scientifici, umanistici e teologici. Nel luglio 1959 , assieme al suo compagno di studi Don Franco Fragai, viene consacrato sacerdote dal Vescovo Franciolini. Nello stesso anno viene nominato parroco di San Bartolomeo a Teverina. E’ lì, nella scenografia sociale di una montagna che si spopola e che vede svanire l’economia medioevale della sussistenza domestica, che Don Ottorino decide di andare oltre la figura del parroco istituzionalizzato e comodamente rinchiuso nel rifugio delle mura canonicali.

Infatti è lì alla Chiesa di San Bartolomeo a  Teverina, che dalla parte cosiddetta bassa contribuisce a spostare nella parte alta di Coldimorro, sognando una nuova Barbiana, che egli coltiverà e comincerà a farsi paladino delle idee conciliari di una nuova ecclesia aperta ai segni dei tempi.

E’ da lì che comincerà a portare la questione montagnina e le esigenze di rinnovamento ecclesiale dentro le antiche mura di Cortona , trovando ascolto e protezione presso il grande vescovo Giuseppe Franciolini , che nel 1971 , nonostante l’opposizione di qualche eminente curiale, gli assegna il compito di fondare la Caritas cortonese. Nel 1987 poi Don Ottorino, intuendo l’importanza della comunicazione, fonda l’unica radio cattolica della Valdichiana: RadioIncontri. Una voce cristiana cortonese che purtroppo oggi soffre di qualche problema gestionale e di qualche isolamento di troppo che a lungo andare potrebbe nuocere gravemente a questo non secondario megafono della nostra cultura e della nostra religione. Uno strumento importante anche, naturalmente, per costruire quella nuova comunità cristiana, che Don Ottorino, come ama spesso ripetere nelle sue omelie domenicali, vuole aperta e liberata dai mali del cosiddetto gruppismo. Un male subdolo che, qualora non curato in tempo, potrebbe addirittura portare a quel razzismo religioso che, spesso, si annida dietro al leaderismo personale, ai rapporti amicali nella pastorale, ai cosiddetti carismi del culto della personalità.

Sono queste due scommesse (che oggi trovano sostegno nel coordinamento infaticabile di una  donna cortonese come la Carla Rossi, che per tanto tempo ha avuto la collaborazione di altre due donne cortonesi impegnate religiosamente come l’Eugenia Roselli e la Laura Favilli, ma che oggi è attorniata da tanti altri collaboratori che qui non posso nominare dat la vastità dell’elenco) che caratterizzano la grande e lunga azione pastorale di Don Ottorino. Ma , pur tralasciando le innumerevoli opere pastorali e le infinite azioni relgiose di questo nostro anomalo sacerdote cortonese, come non segnalarne qui almeno tre o quattro?

Mi riferisco alla fondazione del Mercatino dell’usato (che ancor oggi ha la sua sede in via Dardano) e alle sue principali missioni caritative in Polonia ( Natale 1982), in Romania ( 1988 e 1989) in Albania ( Natale a Tirana nel 1991).

Dal 1992 è parroco a Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, dove nell'otobre 2001  ha avuto l’onore di ricevere la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, accompagnato dalla Signora Franca e dove ha concesso una parte della casa parrocchiale per ricavarne i locali dell’Associazione Onlus degli Amici di Francesca, la figlia del collaboratore dell’Etruria Luciano Pellegrini.

Anche qui al Calcinaio,anche se un po’ più in maniera ritirata, Don Ottorino porta avanti: la sua visone di una Chiesa che annuncia il vangelo di Cristo , sentendosi ormai in terra di missione; la sua scelta di una Caritas attenta agli esclusi, ai marginalizzati, agli extracomunitari, che ormai sono una grande realtà demografica, sociale ed economica anche del territorio cortonese; la sua mission di sacerdote montagnino e di uomo di frontiera che sa far incontrare la sua vasta cultura umanistico-cristiana con quella dei rinnovatori cristiani del  Novecento. Vale a dire: di Pontefici come Roncalli,  Montini,  Luciani,  Wotila, di intellettuali come Ravasi, Testori e Padre Turoldo, di grandi testimoni come Don Mazzolari , Don Milani, Madre Teresa di Calcutta e Don Di Liegro.

Tutte personalità, che, partendo dal Concilio Vaticano Secondo, hanno segnato positivamente il cattolicesimo del nostro tempo e che Don Ottorino annovera tra i suoi maestri culturali preferiti assieme all’attuale Papa Ratzinger. Da innamorato di Cortona, tuttavia egli ,di tanto in tanto, non disdegna di tradurre i suoi messaggi religiosi e civili anche in riservatissimi versi in dialetto chianino. Componimenti in rima e non , che mi ha fatto leggere in un momento di confidenza , ma che non vuole assolutamente  pubblicare sia per non recare dispiacere all’amato vescovo Bassetti sia anche per non creare  fraintendimenti, che gli meriterebbero un non disdicevole appellativo di novello  Mons. Chiericoni.

Ivo Camerini