L’Etruria

Redazione

Il Presepe di  Pasquèle della Cermentòsa

Al passo della Cerventosa un’ iniziativa natalizia per richiamare l’attenzione sul declino della nostra montagna.

Il Presepe di  Pasquèle della Cermentòsa

Durante il periodo natalizio nelle terre cortonesi fin dal Medioevo esiste l’usanza di allestire Presepi, sia in casa,  sia nelle chiese piccole o grandi, che sono i segni, la bandiera della nostra civiltà. La tradizione del presepe o presepio anche da noi ha origini medievali risale al Natale del 1224, cioè all’anno dopo la prima realizzazione del presepe fatto in Greccio  da San Francesco su autorizzazione di Papa Onorio terzo. Si racconta che nel 1224 anche i seguaci cortonesi di Francesco realizzarono in diverse località cortonesi alcuni presepi. Senz’altro uno fu realizzato alle Celle. Si racconta che uno fu realizzato anche nell’antica chiesetta di Casale che allora si trovava in località Santarzo ( cioè, molto probabilmente, il poggio dove ancor oggi è visibile un grosso mucchio di sassi e nell’alto Medioevo sorse una chiesetta dedicata a  San Terzo, il terzo martire cristiano della Byzacena e vescovo di Sicilibba, V secolo) e dove sembra si recassero spesso i primi frati cortonesi seguaci di San Francesco. Nella composizione del presepio, che può avere svariate grandezze, come tutti sappiamo, sono presenti statue di materiali vari posizionate in modo realistico. Tradizionalmente c’è un una grotta o una capanna, all’interno della quale è collocata la mangiatoia in cui alla mezzanotte tra il 24 e il 25 Dicembre sarà posta la statua di Gesù Bambino. Accanto a lui sono posizionati San Giuseppe e la Madonna, il bue e l’asinello con intorno i pastori, le pecore e gli angeli. Nel giorno dell’Epifania vengono aggiunte le statue dei Re Magi che, da tradizione, andarono ad adorare Gesù portando i loro doni.

Quest’anno sono stati tanti , ma meno del solito, i presepi pubblici nelle nostre terre cortonesi. Vuoi per la grande crisi morale epocale che attanaglia l’intera Italia, vuoi per un forte ( e forse altrettanto epocale)  spopolamento degli autoctoni, il Natale è stato anche da noi soprattutto un evento commerciale e di ritrovo dell’effimero più che religioso.

Soprattutto nelle terre della nostra montagna, dove molte chiese sono in palese stato di abbandono o di non frequenza, soprattutto a causa della forte emigrazione avvenuta negli ultimi sessant’anni, il presepio non è più un momento di ritrovo religioso e sociale per pregare e sentirsi fratelli in una comune fede cui i nostri genitori e nonni tenevano tanto e su cui , nei duri secoli passati, seppero costruire la loro civiltà di montanari o  “montagnini “ che dir si voglia.

Davanti a queste semplici constatazioni e vedendo lo stato di abbandono e rovina in cui versa da anni la Cappellina della Cerventosa (costruita a fine Settecento o nei primi decenni dell’Ottocento) nei giorni scorsi un redivivo Pasquèle de la Cermentòsa ed alcuni volenterosi degli ultimi montagnini rimasti,fedeli alla cultura religiosa  e storica sopra richiamata, si sono ritrovati all’imbocco della strada per Ginezzo e senza tante inutili chiacchiere hanno ripulito alla meglio la piccola chiesa ( in cui si racconta dicevano messa alla domenica i parroci di Casale e di Tornia fin dai tempi del famoso Maranguelone, pardon Don Chiericoni) ed hanno allestito un piccolo essenziale presepio per ricordare a tutti che il Natale è una Festa Cristiana. Una festa religiosa dai significati e dai valori antichi che ci richiama a riflettere sulla crisi terribile in cui siamo caduti e che rischia di mutare per sempre la nostra civiltà, la nostra cultura, la vita dei nostri nipoti se non vengono messi in atto i cambiamenti necessari.

Secondo Pasquèle redivivo e  gli ultimi montagnini, sempre più soli e abbandonati nella tutela, nella difesa di un territorio dove spini e piante infestanti la stanno facendo da padroni da oltre trent’anni, il  Presepe de la Cermentòsa dovrebbe far riflettere tutti sul futuro della nostra montagna: sia i cittadini che son rimasti nelle loro case sperando nell’inversione della rotta, sia le autorità istituzionali locali e nazionali che dovrebbero mettere in campo quei provvedimenti indispensabili per la permanenza e la ripresa civile ed economica degli abitanti della nostra montagna, a partire dalla detassazione completa per tutti coloro che ci abitano, rivendicando il diritto all’economia domestica, o per coloro che investono in attività agricole e di selvicoltura moderne.

Servirà questo richiamo natalizio della nostra tradizione cristiana che nella montagna cortonese ha scritto tante belle, gloriose pagine di storia locale a far smuovere le acque?

Pasquèle e gli altri volenterosi del "presepio semplice" realizzato per il Natale 2017 lungo la provinciale umbro-cortonese, seppur molto infreddoliti a causa del vento e della neve che nella mattinata del ventun dicembre dominavano il passo della Cerventosa, se lo augurano e lo sperano con tutto il cuore.

Il cronista lieto dell’incontro con Pasquèle, redivivo dopo i recenti fasti novembrini al Teatro Signorelli e al Centro Sociale di Terontola, riporta volentieri le loro riflessioni e si unisce, assieme a tutta L’Etruria, alla loro speranza di riscatto montagnino. Naturalmente pubblica a chiusura dell’articolo anche la piccola poesiola che Pasquèle ha affisso sotto al presepe:

A l’ultòmo minuto / so’ arnuto / pe’ fè un prisipjno /da cristjèno pichjno, / ma fiero d’esse /un montagnino,senza calesse,ma divoto a Gesù Bambino.

Nun ce vergognémo d’esse cristjèni, / anco si sémo armasti quattro chèni, / férmemméce al Presepe de la Cermentòsa / fatto da Pasquèle de la Cermentòsa / co’ l’aiuto de gl’ultimi cristjèni, / che,senza préte, se son fatti sacrestèni.”

Dopo la firma, Paquèle  fa gli auguri di Buon Natale e Buon Anno Nuovo a tutti e “..anco a quel ladrone che ha rubbo la pietra co' la data de nasceta de sta chjesina”. Nella foto, la chiesetta della Cerventosa e il piccolo presepe realizzato.

Ivo Camerini