L’Etruria

Redazione

La Cia su siccità e crisi idrica

La Cia su siccità e crisi idrica

Nei campi e nei frutteti della Valdichiana è allarme rosso.

Impossibile confidare in una pioggia risolutiva. Gli esperti annunciano che caldo e assenza di precipitazioni proseguiranno.

Inutile sperare nella  risorsa del Calcione: anche l’invaso che, in passato,  dava sollievo all’agricoltura,  è in sofferenza, come mai prima d’ora. I 3 milioni di mc di acqua scesi a luglio a 1.800.000 richiedono misure di emergenza.

C’è poca acqua nei canali, le  falde idriche sono stressate, i laghetti aziendali sono quasi a secco. Intanto l’invaso al confine tra Arezzo e Siena non può rilasciare acqua. Lo ha spiegato Canali, direttore dell’ente gestore   Eaut al tavolo regionale, convocato per fare il punto della situazione, verificare le performance idriche e studiare eventuali soluzioni.

Di fronte al pesante quadro emerso dal vertice sulla siccità, Serena Stefani, Presidente di Cia Arezzo,  ha deciso di prendere carta e penna e scrivere alla Regione Toscana: “Se davvero, come ci è stato detto, non è possibile e, anzi, in questo momento, risulta controproducente utilizzare   l’acqua del Calcione per alimentare Foenna ed Esse e dare così modo  alle imprese agricole di rimpinguare le loro riserve idriche, allora occorre intervenire con una soluzione di emergenza. La mancanza di acqua  porterà gli imprenditori agricoli a scegliere di abbandonare alcuni fondi e coltivazioni, con pesanti ripercussioni su produzioni e reddito aziendale. E’ indispensabile l’immediata dichiarazione dello stato di calamità e la tempestiva istituzione di un fondo di sostegno per risarcire in modo immediato e reale il danno subito dagli agricoltori che stanno pagando a caro prezzo la mancanza di risorsa: perdite di prodotto, rese ridotte e campi lasciati a se stessi, si aggiungono al caro gasolio e agli aumenti dei costi delle materie prime e delle risorse energetiche che da mesi colpiscono  duro l’agricoltura. Un nuovo colpo che le imprese non possono incassare senza un adeguato supporto”, argomenta la presidente Stefani.
La misura d’emergenza non può prescindere dallo studio e dall’adozione di soluzioni strutturali: “Completare i distretti irrigui di Montedoglio è urgente. Vediamo infatti che, nelle aree servite dalle condotte collegate all’invaso, le colture non hanno subito contraccolpi. La diga rappresenta, soprattutto una volta tornata a pieno regime, un “polmone” importante per consentire all’agricoltura di respirare. Anche quando il termometro misura temperature straordinarie e le precipitazioni scarseggiano”, conclude.