L’Etruria

Redazione

Maledetto /Benedetto generale Covid

Tra globalizzazione e ritorno alla nazione, tra tradizione e dittatura informatica, l incerto futuro degli italiani

Maledetto /Benedetto generale Covid

Domenica mattina 12 luglio al mio solito bar-circolo culturale camuciese, cari amici lettori, ne ho sentite davvero così tante tra gli avventori  che non basterebbe un intero giornale per raccontarle tutte. Ho preso come al solito gli appunti dell’interessante discussione, ma, non potendo trascriverli tutti causa lunghezza,  ve ne faccio una breve sintesi prima che essi vadano a dormire nell’ormai polveroso fascicolo del generale Covid-19.

Cosa dicevano di così interessante questi cittadini italiani , che invece di andare ad 'imbrancarsi' al mare, avevano scelto, causa anche un loro portafoglio sgonfio, di passare un’oretta di tempo libero come pausa caffè?

Ecco qui di seguito, in due brevi sintesi, le loro chiacchiere virgolettate, che “lor signori” definiscono con il termine spregiativo di “populiste” e che, invece, il giornalista di strada continua imperterrito a definire “democratiche, popolari e cioè di governo di popolo”.

Il Covid-19 è un virus pandemico reale, ma uno strano virus. Un virus che fa paura a tutti perché sconosciuto e al quale una scienza medica prigioniera del potere non riesce o non vuole dare un vaccino, una cura sicura. Infatti anche  molti medici , alla faccia del famoso giramento di Ippocrate  fatto,  sembra siano stati messi a cuccia dal 'potere  riservato e oscuro ' dei circoli neoliberisti e globalisti che ormai hanno scelto il Covid-19 come generale comandante indiscusso sul campo della nuova trasformazione della società umana e come chiusura delle ‘deviazioni democratiche’ novecentesche, che in Italia hanno trovato valore di legge nella Costituzione repubblicana del 1948.

Se per il popolo il virus è un generale maledetto, un gamba di legno che sta imprigionando il popolo, per “ lor signori”, cioè per coloro che stanno “ là dove si puote ciò che si vuole”, è un generale benedetto, una manna del cielo, un’arma provvidenziale per strutturare la nuova rivoluzione tecnologica della digitalizzazione informatica del mondo e dell’economia globale che dovrà definitivamente chiudere i conti con la società delle patrie nazionali e anche con quelle piccole delle nostre comunità locali.

Se il popolo resiste e chiede più democrazia, più solidarietà, più libertà e progresso nessun problema per “lor signori”: gli si mette paura con una sapiente , scientifica comunicazione terroristica , utilizzando a man bassa le tecniche della vecchia cara ‘disinformazia’ del Kbg stalinista e dell’ Ovra mussoliniana. E il gioco è fatto. Cioè il popolo si accuccia , i partiti di massa e i sindacati si volatilizzano come polvere al vento e la bufera della globalizzazione modella e costruisce la sua telecrazia, la sua nuova Sparta, dove in pochi comandano e stanno bene e in tanti devono accontentarsi del loro status di sudditi e di schiavi”.

Oppure, come dicevano altri: “ In Europa e in Italia, tramite il benedetto generale Covid-19,  si vuole tornare alla società del milleseicento quando in pochi ingrassavano e in molti si trascinavano per strada e sotto i ponti a morire di fame, di stenti,di violenza e di ignoranza. Una società dove avevano il primato le penne di pavone e le formiche laboriose ed oneste vivevano nel continuo terrore di essere calpestate e beccate.

Quando a fine  febbraio e primi di marzo tutto cominciò con le terribili, necessarie misure della  chiusura dei cittadini in casa, tutti accettammo , perché ci si diceva  ‘quindici  giorni di limitazioni delle libertà personali e poi tutto passerà ed insieme ce la faremo e nascerà un’ Italia migliore dove tutti ci vorremo più bene, dove  saremo fratelli e ci aiuteremo l’un con l’altro’.

Poi aggiunsero che ci volevano altri quindici giorni e così via fino al tre giugno scorso quando ci è stata data la possibilità di ripartire, seppur in condizioni di regole non sempre improntate al buon senso e alla responsabilità di quelle tante, molte persone che hanno la testa sulle spalle e che cent’anni orsono superarono la famosa spagnola senza  affidarsi allo stato di polizia. Cioè a quella polizia che, invece, un governo democratico dovrebbe  impiegare a dovere solo contro i delinquenti, i ladri, i malfattori, i disonesti, che abbondano e la fanno da padroni su tutto il territorio italiano.

Ora che “ lor signori” vogliono, invece  e ancora,  una nuova copertura di legge chiamata dell’emergenza sanitaria ( per imporci l’ Europa calvinista dei cuori di pietra della finanza e dell’economia delle multinazionali, per speculare  sui risparmi di una vita della gente onesta con la complicità delle banche ormai ridotte ad uffici governativi) cosa aspetta il popolo, se il Parlamento non trova un 'Governo di unità di Patria' , a chiedere nuove elezioni per porre fine all’incertezza istituzionale creatasi con il 18 marzo 2018? Cosa aspettano i politici democratici, che ancora i ci sono, ad uscire di casa e a guidare gli italiani nella difesa della loro Costituzione come avvenne ancora nel 2016? A conquistare ancora una volta il diritto ad un domani di democrazia e di progresso? Cosa aspettano, per usare una nota frase carnitiana, i sindacalisti veri, che ancora ci sono,ad uscire dai loro uffici di patronato previdenziale e fiscale  per capire il cambiamento  e  farlo guidare ai lavoratori?

A questi interrogativi il giornalista di strada chiude la sua sinetesi di quanto ascoltato e rinvia per le risposte ad un prossimo racconto, che, spera tanto, sia di maggior serenità  e fiducia nell’avvenire che aspetta tutti noi, ma soprattutto i nostri figli e nipoti. Un avvenire , un futuro incerto e in dondolo tra globalizzazione selvaggia e ritorno alla nazione, tra tradizione democratica e dittatura informatica. Una cosa va però detta subito a scanso di equivoci o di cadere nella giusta condanna  mazoniana di quella famosa Donna Prassede che scambiava, senza accorgersene, per verità le proprie opioni personali (" faceva un grosso sbaglio, che era di prender per cielo ilsuo cervello").

Il coronavirus Covid-19 esiste e, come tutte le pestilenze, non guarda in faccia a nessuno ( vedi i casi di Johnson e Bolsonaro), ma ci si può difendere se si seguono le regole scientifiche minimali ad oggi note: uso corretto della mascherina, distanza fisica con il prossimo, lavarsi frequentemente le mani, evitare assembramenti e fare a meno , finché non ci saranno protocolli di cura certi o vaccini, di feste , movide et similaria. Naturalmente senza il terrosrismo comunicativo e poliziesco sperimentato in troppe occasioni dove si è demonizzato come untore e con metodi da caccia alle streghe il povero ammalato. Quindi , cercando tutti di avere la testa sulle spalle e tenendo presente che è meglio essere responsabili che ingabbiati come avvenne  anche per la storica "spagnola" di un secolo fa, quando i morti li portavano via con le 'tregge' e non con i camions militari. Insomma, osando, anche per il Covid-19 , più democrazia, più etica, più solidarietà, più patria e condivisione e non leggi speciali atte ad  instaurare la dittatura in doppio petto di "lor signori neoliberisti e neocalvinisti, che predicano  il profitto per il profitto e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, chiamando progresso l'ideologia capitalistica dei troppi cuori di pietra che comandano le nazioni e il mondo". Pertanto, senza timore alcuno tornare a praticare il diritto - dovere di essere cittadini veri che difendono ancora una volta la Costituzione della Repubblica italiana. Ripartire significa anche tornare a riaccendere le luci sulla nostra democrazia, come facemmo il 4 dicembre 2016, per respingere gli attacchi dei troppi "gamba di legno" che avvelenano la politica italiana, europea e mondiale. 

Ivo Camerini