L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni -3

Altre belle riflessioni di Anna Cherubini, che oggi le chiama "diario della Piazza Vuota"

Diario cortonese di questi giorni -3

Su Fb di quest’oggi abbiamo trovato questo nuovo bel post che volentieri pubblichiamo per i nostri lettori. Grazie, Anna! ( IC )

"Diario della PIAZZA VUOTA

A quest'ora dell'orologio di piazza di ieri, mantenendo le dovute distanze, mi sono fermata un attimo a parlare con un'amica. Lei era passata col cane, io per portare una cosa necessaria a mia figlia a casa del padre,(lì dietro a meno di 200 metri da casa mia). Era la prima sera di ora legale; quindi quelle sette e ventiquattro dell'orologio erano ancora luminose. Poi ci siamo salutate, e ho riattraversato la piazza per tornare a casa. Ho fischiato come faccio sempre, nella piazza vuota. Un fischio che non sapevo potesse avere un suono così intenso e forte. A darmi un segno di vita giusto quell'orologio tutto solo che intanto aveva mosso la lancetta di un minuto, forse un segno di gratitudine per me che ero l'unica a filarmelo.
Era tutto uno spazio acustico perfetto. E pensare che io, quando ci abitavo, sulla piazza, mandavo gli accidenti tutta l'estate a quelli che ci facevano la musica col dj e stavano tutti a balla'. (Che a me piacciono solo la musica classica, o le colonne sonore struggenti, o le canzoni romantiche, o poco altro ma mai il discotecume). Pensa averlo ora il dj che fa ballare la gente fino alle due di notte in piazza. Altro che accidenti. Baci in bocca!
Stamani ho visto un video di un ragazzo che suona "C'era una volta in America" di Morricone con la chitarra elettrica. Lo fa da un terrazzo sopra una piazza Navona deserta e ferma. Una sfrugugliata fortissima agli strati emotivi accumulati finora, anche a quelli accumulati di nascosto.
Passando invece per la nostra piazza vuota di qui, ripensavo al matto di Nuovo Cinema Paradiso (che è uno dei miei film più amati), che passa per la sua piazza di notte e ripete sempre, come un mantra: "la piazza è mia, la piazza è mia". Poi trent'anni dopo, quando il protagonista Totò torna al suo vecchio cinema, il matto c'è ancora e ripete "la piazza è mia". Mi sono immaginata che quando saremo diventati tutti un po' matterelli, ognuno avrà la sua frase da ripetere come un mantra, chissà quale. Forse la frase di molti sarà: "quando finirà, quando finirà". Di altri sarà: "voglio un aperitivo, voglio un aperitivo".
E alla fine anche ieri sera mi sono rifatta il film della piazza piena. Ormai è un vizio quello di attraversare dei posti, o peggio, vedere in televisione certi posti che conosco, e fare quella cosa dei film: sbatti un momento gli occhi, li riapri e nel tuo flashback ci sono: intanto la musica di Morricone o di uno di pari bravura, e questa già te sderena l'anima. Poi, in quel luogo che adesso vedi come uno spiazzo silenzioso e addolorato, ci sono i momenti passati, quelli belli. E mentre la voce di uno dei matti che saremo diventati dice: "voglio un aperitivo, voglio un aperitivo", rivedi la gente di quella che sarebbe stata questa domenica sera di primavera, di inizio ora legale. (M'ero anche chiesta: che la mettono a fa' quest'anno l'ora legale se tanto stiamo in casa?). Mi sono rivista, nel mio film di quel momento, i locali aperti, la gente vestita bene perché è domenica sera e si esce, prima di iniziare la settimana. Senti l'odore di vino e di birra, senti i bicchieri, tanti, che si incontrano e hanno un suono bellissimo. Senti le scarpe coi tacchi sui lastroni a terra, (che magari inciampano ma sono felici lo stesso). Senti le sigarette elettroniche che puzzano tanto. E io penso ai miei amici, a noi che la volevamo proprio tanto questa primavera. Ai nostri racconti di vita e di incontri fatti. Ai miei racconti di incontri con degli imbecilli che in 6 anni che sono separata hanno fatto a gara a presentarsi uno più imbecille dell'altro, ma poi a riparlarne, le risate, le risate. Poi mio figlio in bici con i suoi compagni (questo di lui in bici c'è sempre, in tutti i miei flashback mentali), e mia figlia con le amiche sue e i capelli al vento, e il collo scoperto (con me che in quell'epoca felice non le dico copriti il collo che se ti viene la bronchite ho il panico del coronavirus!). E ci aggiungo la fantasticheria che forse domani devo prendere il treno per Roma e poi l'autobus affollato di gente, oppure posso stare a casa a lavorare ma uscire quando voglio. E ripenso alla gente con tutti i suoi problemi ma che erano i problemi di prima, quelli della primavera scorsa, che in confronto erano problemi leggeri. (Certo, non per tutti). Ho come l'idea che la piazza, in quel mio ricordo, profuma di fiori e di vino, e le voci sono musica, e non è successo niente di tutto quello che invece è successo poi. Fine flashback, la piazza torna vuota, i tavolini e le sedie accatastati uno sopra l'altro che forse si parlano tra loro. L'orologio lassù fa la sua parte e decide di andare avanti, ma non è detto, perché tanto che va avanti a fare? Il mio fischietto è da parente del matto di Nuovo Cinema Paradiso.
Sono tornata a casa e ho visto amici in videochiamata. Ho cenato mentre parlavamo. Eravamo tutti un pochino, poco, più ottimisti. Ho ascoltato Burioni che mi piace tanto che parlava da Fazio. E la Pellegrini e Zanardi che erano più belli che mai e non hanno esitato a dirsi entrambi privilegiati, e lui, Zanardi, ha pure detto: "passami la battuta Fazio, ma voglio cadere in piedi". Ho desiderato svegliarmi stamani con un po' di quella bellezza.
Ci ricorderemo tante di quelle cose di questo momento. Quante piazze vuote e quanti, troppi silenzi, troppo a lungo. In tv facevano vedere immagini di tutto il mondo, con le strade e le piazze deserte e silenziose. Mi sono immaginata questo momento globale dove in tutto il mondo non vola una mosca, e gli unici luoghi che devono essere pieni di suoni e di rumore sono gli ospedali. Che violenza. Che... violenza.
Diario della piazza vuota di ieri e degli uccellini che stamattina si sentono solo loro. Con tutto rispetto per loro, voglio tornare a sentire le voci, le voci della gente, i suoni dei bicchieri, dei tacchi alti, delle risate."

Anna Cherubini