L’Etruria

Redazione

L’ombra delle rose: il nuovo romanzo di Spartaco Mencaroni

In uscita, a giorni,  presso Intermedia Edizioni

L’ombra delle rose: il nuovo romanzo di Spartaco Mencaroni

E’ in arrivo in libreria L'ombra delle rose: il nuovo romanzo del cortonese Spartaco Mencaroni, attualmente giovane dirigente medico presso l’Ospedale di Lucca.

E’ un romanzo storico molto affascinante e attuale, anche se ambientato nelle terre del Mar Nero, di Crimea, del Bosforo e dell’antica Instanbul degli anni 1346-1352.

E’ un romanzo storico di 427 pagine , classicamente diviso in tre parti, che contengono 30 capitoli più un prologo , un epilogo, una bibliografia essenziale e brevi profili dei personaggi protagonisti di questa avvincente storia fuori del tempo , lontana , ma anche molto attuale e contemporanea.

Torneremo con una recensione su questo nuovo lavoro letterario del nostro giovane concittadino cortonese appena il libro sarà in commercio. Intanto ringraziamo di cuore Spartaco Mencaroni per aver riservato all’Etruria l’opportunità di pubblicare in anteprima il Prologo di questo avvincente romanzo storico che Intermedia Edizioni pubblicherà a giorni.

Ivo Camerini

 

Spartaco Mencaroni , L’0mbra delle Rose, Intermedia Edizioni, pp. 9-10

Prologo

ll vento era freddo e soffiava dalla parte del mare. Portava un odore dolciastro di salsedine, mescolato alle strida dei gabbiani; annunciava l’inverno e spingeva le vele chiare dei pescherecci verso l’imboccatura del porto.

Dall’alto del bastione, sul forte nuovo, il mercante osservava la rada; una figura massiccia, poggiata immobile contro la pietra ruvida della balaustra. Spinse lo sguardo verso sud, dove lo stretto passaggio del Cimmerio si apriva sulle acque livide del mare come la bocca di un serpente; in fondo alla baia la nebbia lambiva gli scafi slanciati delle due taride con la bandiera della Repubblica.

Le guardò con un sorriso soddisfatto: quelle navi erano il segreto del successo del popolo genovese. Superavano in velocità e maneggevolezza qualunque altra nave si fosse mai spinta oltre il Bosforo; dopo la fine della guerra i Veneziani, con le loro imbarcazioni gof-fe, erano rimasti tagliati fuori. Da decenni ormai il commercio con le ricche città della costa meridionale del Ponto era sotto il controllo della Gazaria genovese.

Lo stesso vessillo issato sulle imbarcazioni sventolava sulla torre della nuova fortezza e gettava un’ombra sbilenca ai piedi dell’uomo; lui pensò a quanto orgoglio e nostalgia gli suscitasse vedere quei vessilli, sbiaditi e logori, nonostante tutti gli anni passati lontano da casa.

La sentinella passò nuovamente al suo fianco, percorrendo il camminamento, e gli gettò un’altra occhiata furtiva e timida; lui gli sorrise e il soldato distolse subito lo sguardo. Era poco più di un ragazzo, con gli occhi neri e il viso smunto. Poteva essere un le-antino, così come una recluta di qualche colonia della Crimeain cerca di fortuna. Magari un contadino italico, dell’entroterra, figlio di una famiglia troppo numerosa per sfamarlo; negli ultimi anni se ne vedevano sempre di più, che attraversavano le montagne o risalivano lungo la costa, e giungevano a Genova. La città non guardava in faccia a nessuno e offriva a tutti la stessa opportunità di lanciare i propri dadi. Il tavolo da gioco era il mare sconfinato, e come posta c’era quel che si poteva trovare al di là dell’orizzonte: gloria o morte, fortuna o schiavitù, e nessuna garanzia di tornare. Prendere o lasciare, senza alcuna certezza.

Anche lui aveva fatto la sua scelta, tanto tempo fa, e ancora non vedeva la fine del cammino.

Il cigolio di un pesante chiavistello lo distolse dai suoi pensieri; si voltò, mentre il portone alla base della torre centrale del fortilizio si spalancava. Un’altra guardia gli rivolse un cenno. Marco Ruffo la seguì all’interno e poi su per le scale; per quel giorno l’attesa era finita”.