L’Etruria

Redazione

Giuseppe Conte il neotrasformista?

Davanti ai ‘governicchi’ meglio le elezioni.

Giuseppe Conte il neotrasformista?

Come tutti sappiamo nell’Italietta di fine ottocento e più precisamente degli anni 1976-1987 il Governo fu presieduto, salvo due brevi interruzioni, da Agostino Depretis che distrusse l’allora neonato sistema parlamentare bipartitico all’inglese e suddiviso in destra e sinistra. Infatti, da esponente dell’allora Sinistra, fece i suoi governi aggregando singoli esponenti degli altri partiti della Destra e, tramite i favoritismi più disparati e la concessione di potere locale ad esponenti dell’economia regionale e territoriale, governò l’Italia per quasi un decennio accumulando debiti su debiti, arricchendo i ricchi e impoverendo i poveri. La strada intrapresa oggi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per uscire dalla crisi innescata dall’ex-presidente Matteo Renzi (al di là dei riti e delle parole scagliatesi contro senza ritegno alcuno dai due protagonisti e dai loro supporters nelle aule del Parlamento) sembra quasi volersi ispirare alle pratiche parlamentari ottocentesche del Depretis che tanto danno arrecarono alla democrazia italiana e al sistema economico del nostro paese. Un governo che affida le sue sorti ai Ciampolillo, ai peones della destra mastellata e ai voltagiubba, che futuro potrà avere davanti ad un’Italia che in questi tristi mesi della pandemia coronavirus vede addirittura code per mangiare alle mense della carità, quasi come negli del dopo seconda guerra mondiale?

Secondo me nessun futuro. Anzi, forse, onta e riprovazione davanti ai cittadini più attenti ai valori democratici ed etici del vivere , della costruzione dell’oggi e del domani nazionale ed europeo, che quasi sicuramente useranno la prima occasione di voto per sistemare le cose e far pagare pegno ai partiti che sostengono il presidente Conte così come già avvenne nel 2013 per quei partiti che nel 2011 si immolarono sull’altare del professor Monti.

Mai come in questo momento l’Italia ha bisogno di riforme condivise a partire da quella che deve tagliare gli artigli alla soffocante burocrazia, padrona ormai dei destini dei cittadini lavoratori e dei cittadini imprenditori, fino a quella elettorale che deve ridare al popolo la possibilità di ridisegnare i confini di un recinto democratico comune entro cui operare e risconoscersi, sia per la maggioranza che governa sia per l’opposizione che controlla.

I problemi sorti con il risultato elettorale del 18 marzo 2018 non si risolvono con i governicchi trasformisti e dei favori a tizio , caio e sempronio per avere voti mercenari che possono servire a tirare a campare ma certamente non a salvare l’Italia dall’assalto internazionale alla sua industria e al suo benessere costruito nel Secondo Novecento.

E’ mai possibile caricare sui giovani e sulle future generazioni la restituzione dei prestiti del recovery found o del mes, impegnando quei soldi nei bonus, negli acquisti assurdi come i banchi a rotelle , nei ristori ai più forti, nelle ‘sinecura’ del reddito di cittadinanza? Io credo proprio di no e i debiti vanno fatti solo nello sviluppo che crea ricchezza e porta guadagni tali da dare certezza di poter restituire i soldi avuti a prestito.

Una terza via dello spendere i debiti certamente non esiste anche perché avrebbe vita breve sotto l’attacco duro e cinico dei mercati che con l’arma dello spread ci farebbero fare la fine della Grecia.

Insomma,  è mai possibile caricare sulle spalle dei giovani e delle future generazioni un debito pubblico che ormai è salito al 160 ed oltre del Pil? E’ mai possibile che nessuno trovi che i cento dieci miliardi spesi a debito nel 2020 , che gli altrettanti miliardi messi a debito per il 2021, che i duecento circa miliardi del Recovery found siano un pesante fardello che fa avvicinare il paese a quella terribile cifre dei tremilamiliardi di debito pubblico che potrebbe davvero fare degli italiani e delle italiane nient’altro che carne da macello per i mercati internazionali e per ‘lor signori’ della globalizzazione selvaggia?

Oggi, se in questo Parlamento non c’è una maggioranza organica che possa esprimere un Governo forte che abbia una strategia chiara e vincente per costruire il buon avvenire dei prossimi dieci anni dell’Italia oppure se non c’è la forza e la capacità politica di mettere in piedi un governo di unità nazionale che sappia far valere le ragioni degli italiani in sede europea ed internazionale, meglio il voto senza se e senza ma.

In una situazione di logoramento politico , di teatrino dei voltagiubbe, a rischio ci sono la democrazia, la convivenza civile, pacifica della Repubblica e la rottura del patto costituzionale siglato nel 1948, già oggi abbastanza lacerato.

Ivo Camerini