L’Etruria

Redazione

Don Franco Giusti è tornato alla Casa del Padre

Don Franco Giusti è tornato alla Casa del Padre

Una notizia improvisa questa sera ha gettato nel dolore gli abitanti di Mercatale e tanti cortonesi che lo conoscevano e stimavano: don Franco Giusti è tornato alla Casa del Padre. A quanto ci ha detto un parrocchiano, i fedeli questa sera  lo attendevano in chiesa per la messa vespertina e non vedendolo arrivare sono andati a chiamarlo in canoninca e lì lo hanno trovato privo di vita, probabilmente colpito da un infarto che gli ha aperto il cammino del misterioso viaggio della morte.

Dolore , sconforto , ma anche preghiera e fratellanza hanno invaso in queste ore serali la popolosa frazione cortonese che si è raccolta in chiesa per pregare per il proprio amatissimo parrocco. Alla canonica sono già arrivati l'Arcivescovo  di Lucca, S.E. Mons. Italo Benvenuto Castellani, che si trovava in Cortona dai propri parenti e Mons. Ottorino Capannini, parroco della Chiesa di San Filippo in Cortona.

Persona e sacerdote davvero "servo" del Signore, Don Franco, qui nella foto in un  momento felice di ritrovo con gli ex-allievi del Vagnotti nel 2010, lascia tutti noi che abbiamo avuto la fortuna e l'onore di conoscerlo nel dolore più grande. Anche noi de L'Etruria ci uniamo ai fedeli di Mercatale e ai tanti amici e parenti cortonesi nella preghiera per questo umile e stimato sacerdote della nostra Cortona.

Ivo Camerini

 

PS: Chi era Don Franco Giusti? Nei primi anni di questo nuovo secolo feci per L'Etruria un piccolo viaggio nella Chiesa cortonese e incontrai anche Don Franco. Ecco la bozza dell'articolo che ho ritrovato nel mio pc e  che pubblicai poi sul nostro giornale. Nella Gallery le due foto che  egli gentilmente mi diede per corredo dell'articolo.

Piccolo viaggio nella Chiesa cortonese –16

Don Franco Giusti: un ponte sacerdotale tra due diocesi.

Verso le diciotto e trenta di una quasi primaverile serata di questo, fino ad oggi mite, inverno arrivo a Mercatale per incontrare Don Franco Giusti.Un sacerdote sessantenne,ma dall’aspetto dal fisico di un giovane quarantenne con cui ho appuntamento in canonica alle diciannove, per una chiacchierata che mi permetta di raccontare ai nostri lettori un ritratto della sua missione sacerdotale che da diversi anni si esplica non solo nel cortonese-aretino, ma anche nel territorio umbro-perugino della Valle di Pierle e del Niccone.

Siccome sono un po’ in anticipo e Don Franco è a celebrare la messa vespertina nel borgo di Pierle, proprio sotto l’antica Rocca, che nei secoli scorsi dominò e governò i passaggi dell’uomo sui campi e sui monti di questa piccola valle dell’Italia centrale, ne approfitto per una breve escursione nel centro abitato di Mercatale, che all’improvviso pochi metri dopo la piazzetta principale, attraversato un piccolo ponte, diventa già Lisciano Niccone e quindi Umbria.

Per strada e nel bar dove entro ritrovo qualche ex-alunno di Ragioneria e conoscenti che non vedevo da molto tempo.Tutti, conosciuto il motivo della presenza, hanno parole di grande stima, di filiale affetto per Don Franco. “Un sacerdote vero,ecumenico e di grande cultura – mi dice ad alta voce un giovane studente universitario in quel di Perugia,tra l’approvazione degli altri che ascoltano. Soprattutto però un sacerdote portatore di quella grande qualità umana che troppo spesso manca oggi in tanti preti che ho conosciuto, cioè quell’umiltà di sentirti fratello, di non giudicarti per quello che fai, di non disprezzare le idee che porti dentro.Insomma un amico di tutti noi suoi parrocchiani, praticanti o no. Un amico che ti  propone con garbo e tanto rispetto umano i valori della fede religiosa, del Vangelo cristiano, senza tentare mai d’importeli o di allontanarti perché non la pensi come lui”.

“ Semina amicizia,concordia e comprensione verso tutti. Mai l’ho sentito dir male di alcuno o seminare zizzania tra la nostra gente dividendoci in buoni e cattivi, come facevano una volta le maestre-zitelle a scuola”-mi dice un’anziana signora che incontro nella pasticcieria-forno, dove sono entrato sì per gustarmi qualche ghiottoneria di un’antica produzione dolciaria contadina pubblicizzata nella vetrina d’ingresso, ma anche per raccogliere ulteriori testimonianze in un luogo tipico dei nostri posti, dove le donne vanno  non solo per acquistare il pane, ma spesso anche per conversare del più e del meno, come avviene  d’altronde in tutta la cosiddetta Italia dello strapaese.

E’ con il viatico di queste parole, che rendono onore al suo ministero sacerdotale, che , ormai arrivate le sette di sera, mi avvio alla modesta , ma accogliente e linda canonica dove Don Franco , puntuale come uno svizzero, è rientrato da pochi minuti e che, avendo lasciato la porta d’ingresso aperta, trovo seduto alla scrivania del suo studio intento a leggere un bel libro sulla pastorale nella nostra odierna società multiculturale e multirazziale.

Il suo sorriso sincero e il suo abbraccio caloroso e forte  sono quelli propri del reincontrarsi di due pellegrini sulle aspre vie del mondo, che si ritrovano dopo tanti anni. Sono il saluto e il parlarsi con gli occhi più che con le parole di due amici, che pur avendo seguito percorsi diversi, ma non divergenti, seppur portati avanti su piani differenti, non hanno mai dimenticato i begli anni adolescenziali passati sì a giocare a pallone o pallavolo insieme, ma soprattutto a faticare tanto sopra i libri. Una  fatica più pulita rispetto ai nostri coetanei che andavano a lavorare nei campi o in fabbrica, ma senz’altro non meno dura ed impegnativa. Una fatica che talora egli, frequentando una classe superiore alla mia,  a me (e ad un altro nostro amico,oggi noto, affermato e amatissimo sacerdote presso il Duomo di Arezzo) in parte alleviava,in quanto mai si rifiutò di passarci i suoi preziosi appunti relativi alle belle lezioni di un professore che,pur bravo ed interessante, però ogni anno ripeteva sempre gli stessi argomenti.

Lascio però  da parte i nostri ricordi e passo subito all’intervista con questo sacerdote che ha la fortuna di esercitare non solo il suo ministero nelle terre  dove, attorno alla metà Ottocento, soggiornò per alcuni giorni il grande Papa Leone XIII, allora arcivescovo di Perugia,in una lunga visita pastorale. Terre, allora desolate e povere, che gli fecero segnare nel suo diario di pastore attento al sociale tanti di quei suoi appunti che poi egli avrebbe tradotto in dottrina sociale della Chiesa riversandoli nell’Enciclica Rerum Novarum del 1891. Terre oggi prospere e caratterizzate dalla tutela di quel bene primario che è l’ambiente. Realtà territoriali tuttavia che,pur avviate ad una trasformazione agricolo-forestale intesa come oasi terapeutica, rimangono sempre terre di confine tra due regioni, tra due diocesi  che hanno permesso a Don Franco,ormai da tempo nominato parroco anche di Lisciano Niccone e dintorni, di divenire davvero un prezioso ponte sacerdotale tra la Diocesi di Arezzo e quella di Perugia.

Don Franco nasce a Pietraia il 22 marzo 1947 da Domenico Giusti e Massarelli Concetta. Secondo di quattro figli (Margherita,Alfiero ed Emilio, oggi tutti emigrati dal cortonese: la prima risiede a Prato, il secondo a Gualdo Tadino, il terzo a Castiglion del Lago) il bambino Franco viene battezzato dallo storico parroco novecenteso di Pietraia: Don Iginio Fucini.

Sul finire degli anni cinquanta entra in Seminario a Cortona ,ma essendo di origini contadine, quando torna a casa per le vacanze, il ragazzo Franco si sente onorato di riprendere il suo ruolo di pastore di animali domestici e di dare una mano alla mamma, soprattutto dopo la morte del babbo avvenuta nel 1964. Nel 1967, terminati gli studi liceali presso i padri Redentoristi delle Contesse, Franco consegue il Diploma di maestro all’Istituto magistrale di Castiglion Fiorentino e quindi va a studiare Teologia nel Seminario di Arezzo, essendo stato trasferito lì, proprio in quell’anno, quello di Cortona.

Il 13 giugno 1971 nella Chiesa di Riccio, dove nel frattempo la sua famiglia si era trasferita dopo aver vissuto alcuni anni anche alle Celle di Terontola, anche Franco Giusti viene ordinato sacerdote dal grande vescovo  Mons.Giuseppe Franciolini. Don Franco celebra la sua prima Santa Messa solenne nella chiesetta terontolese “Le Celle”,situata a mezza costa nei pressi di quello che è oggi lo  stadio di Farinaio.

I suoi primi impegni sacerdotali sono in Cortona ed in Arezzo presso la parrocchia del Sacro Cuore di Piazza Giotto. Dal 1972 a quasi tutto il 1975 Don Franco è vice-parroco di Terontola.

Nell’ottobre 1975 ha la  nomina di parroco di San Donnino, antica chiesa monumentale allora ancora Pievania della Val di Pierle.Nel 1982 è parroco di Mercatale e successivamente lo sarà anche di Sant’Andrea al Sorbello e di Pierle. Dal 1986 tutte queste chiese vengono unificate nella parrocchia di “Santa Maria Valdipierle”e Don Franco ne diviene il titolare canonico. Sul finire del Novecento, con il cambiare dei tempi,con l’arrivo della società multiculturale e multirazziale e con la crisi vocazionale che attraversa la nostra Chiesa locale, a Don Franco viene chiesto di esercitare la sua azione pastorale anche nella parte umbra della Val di Pierle e, nel 1999, il vescovo di Perugia lo nomina anche  parroco di  Santa Maria delle Corti in Lisciano Niccone.Il noto, ma piccolo comune perugino di circa seicentottanta persone (con forte presenza straniera) confinante con Mercatale e che nel suo territorio annovera tre chiese di cui è sempre responsabile il nostro Don Franco. Altra data importante, che Don Franco tiene a ricordare, è poi quella della ristrutturazione della Chiesa-Santuario “Madonna alla Croce” in San Donnino terminata nel 1991 in occasione del suo venticinquesimo di sacerdozio, celebrato alla presenza dell’amato vescovo Mons.D’Ascenzi proprio in quell’edificio da  lui riportato agli antichi splendori architettonici.

Come si vede da questi essenziali dati cronologici Don Franco è da oltre trent’anni in Val di Pierle ed è divenuto un valdipierlese doc. Nel raccogliere opinioni su di lui, naturalmente on the road come si dice in gergo giornalistico, tutti mi hanno risposto infatti che lo sentono come uno di casa, come un familiare a cui si vuol bene. E a don Franco vogliono così bene, sia di qua in Toscana sia di là in Umbria, che sembra quasi che lo  abbiano eletto loro leader. Speriamo che  questo non susciti le invidie dei politici locali! Ma son sicuro di no, perché spulciando, educatamente  ma da mestierante curioso, tra le carte che  egli tiene sopra la scrivania, scorgo una poesia in dialetto composta in suo onore e letta pubblicamente al termine della visita pastorale effettuata dal vescovo Gualtiero Bassetti nel dicembre 2005.

La poesia, scritta da  Franco Bistoni, già impiegato delle poste a Cortona ed ora pensionato in Mercatale, meritava di partecipare al nostro Premio annuale di San Pietro a Cegliolo, ma non avendocela inviata,come presidente di quel Premio la giudico all’istante meritoria di segnalazione, con motu proprio a latere della Giuria; così riesco a farmela dare per una sua immediata pubblicazione che il lettore troverà in altra pagina di questo stesso numero.

Quello che dice questa poesia riflette appieno anche le lunghe ed articolate riflessioni che Don Franco mi fa sulla sua ultratrentennale missione sacerdotale in Valdipierle.

Riflessioni che così in estrema sintesi qui riporto anche come conclusione di questo positivo incontro con un amico fraterno che oggi è uno stimatissimo sacerdote in una terra dalle antiche e forti tradizioni religiose. “ Da quando venni nel lontano 1975- commenta Don Franco- anche qui a livello economico e sociale è cambiato quasi tutto. Le tradizioni religiose reggono bene, ma la fede cristiana intesa come lievito fecondo di vita comunitaria subisce gli assalti e le devastazioni dell’attuale società della globalizzazione.Personalmente apprezzo la positiva accoglienza che la popolazione nutre verso di me sia nella realtà territoriale toscana sia in quella del territorio perugino. Sono molto onorato che per le chiese di Lisciano abbia avuto l’investitura canonica direttamente dal vescovo Chiaretti, che attualmente m’impegna anche nel Sinodo diocesano perugino con la nomina di “Padre sinodale”.Anche il vescovo Bassetti m’impegna nella vita pastorale di Arezzo ed io,indegnamente, cerco di fare da veicolo di comunione tra le due importanti diocesi”.

Grazie, caro Don Franco della tua fraterna accoglienza e,come si diceva una volta, auguri cristiani di buon lavoro negli orti che il Signore ha voluto affidarti.

Ivo Camerini