Nella bella serata primaverile di martedì 13 maggio 2025, piena di “cirri di porpora e d’oro (…) di gridi dolci nell’aria serena (…) e di voli di rondini”, nel loro Monastero del Poggio, con una Celebrazione eucaristica presieduta dal nostro vescovo Andrea, le Sorelle Clarisse hanno ricordato il loro arrivo a Cortona, avvenuto il 13 maggio 1225.
Ottocento anni di bene e di amore cristiano, che oggi continuano con la stessa forza e gioventù di allora, quando in quella sera lontana, ma vicina con gli stessi rintocchi a festa delle campane di una Cortona in preghiera al combrigliume (crepuscolo) di un maggio devoto a Maria, mamma di Gesù, le prime "sorelle povere di Santa Chiara" presero dimora nella nostra città.
Ottocento anni di vita cristiana ben portati, come ha detto nella sua magistrale omelia il vescovo monsignor Andrea Migliavacca,di esperienza monastica vissuta sempre come “vocazione del vedere in ogni tempo, in ogni giorno, cosa sta facendo Dio nella storia della Chiesa e del mondo e dove lui ci conduce (...). Vissuta con la sapienza e la fede del monastero che è ancora oggi uno sguardo sull’ umanità e vede e coglie i segni dei tempi e l’ opera di Dio anche nella Chiesa di oggi, che cammina nella tempesta di un mondo pieno di follia, di violenza, di guerra(...) Vissuta con gli occhi del monastero che ancor oggi ha la vocazione di cogliere e vedere la strada di Dio; del nostro Dio che ogni giorno è all' opera per guidarci, nonostante tutto e tutti (…); nel cammino tracciato da San Francesco e Santa chiara che mettono al centro Gesù (…); il Gesù che oggi va riscoperto e messo al centro delle nostre vite per dare ancora una volta risposta alla domanda decisiva del chi è Gesù per noi (…); sapendo che Gesù è stato ed è per tutti il Risorto e quindi se si sceglie di seguirlo dobbiamo sapere che è Lui che ci lega a Lui e che ci sceglie come dono personale di Dio, dicendoci che oggi più che mai noi tutti siamo nel suo cuore, nelle sue mani”.
Queste parole del vescovo Andrea sono state un messaggio davvero importante, significativo e di grande impatto non solo per le Sorelle Clarisse, che con i loro canti religiosi hanno impreziosito la Santa Messa Solenne (concelebrata dall’arcivescovo emerito di Lucca, monsignor Italo Castellani, dal Provinciale dei Frati minori toscani , padre Livio Crisci, dal parroco di Cortona, don Giovanni Ferrari, dal rettore di Santa Margherita, padre Sandro Guarguaglini, dal padre guardiano dei Cappuccini delle celle, padre Massimo Lorandini e da tanti sacerdoti cortonesi (e non) guidati dall’amato e infaticabile pastore canonico don Ottorino Capannini), ma i tantissimi fedeli, che hanno affollato la piccola chiesa e il coro del monastero cortonese, in questa serata senza clausura e, ancora di più, faro luminoso per il cammino degli uomini e delle donne del nostro tempo, come ci documenta il recente bel film del regista spagnolo Santos Blanco “Liberi-Duc in altum” .
Una serata, che si è conclusa con un fraterno apericena nel refettorio del convento, che per i partecipanti, per dirla sempre alla Pascoli, è stato un piacevolissimo “rivo canoro”. Una serata, che per coloro che, causa impegni familiari, son dovuti tornare a casa subito dopo la funzione religiosa, è stata piena di “voci di tenebra azzurra e di canti di culla” che ci hanno fatti tornare alla fede di “al sul far della sera” dell’infanzia.
Una serata religiosa, culturale e civile di ricordo e di Giubileo, insomma, di un cammino secolare delle Figlie di Santa Chiara, arricchita dalla presenza della Madre Federale, suor Elena Francesca, dei messaggi di saluto del ministro generale dei Frati Minori , fra Massimo Fusarelli e del Sindaco di Cortona, Luciano Meoni, che ha portato gli auguri di tutta l’Amministrazione Comunale.
Tra i tanti fedeli presenti, il dottor Mario Aimi, il prof. Sergio Angori, il prof. Nicola Caldarone, la prof. Clara Egidi, il dottor Enzo Lucente e gli imprenditori idraulici di fiducia del monastero Adamo e Giuseppe Cosci.
Questa la cronaca essenziale di una serata storica religiosa cortonese, che segna la storia monastica cortonese, che continua e che è stata depositata a futura memoria con una firma dei presenti apposta in un apposito quaderno messo a disposizione dalle monache. Monache sempre amate e stimate dai cortonesi, che, nel loro giornale L’Etruria, proprio negli ultimi numeri, ne hanno raccontato la storia e che qui di seguito riassumo volenieri ancora una volta per coloro che non avessero avuto modo di conoscerla.
Le figlie di Santa Chiara sono state le prime religiose a prendere dimora fissa in Cortona . Vennero nella nostra città infatti il 13 maggio 1225, cioè circa quattordici anni dopo che San Francesco era venuto a Cortona e, sul costone del fiume che scende dal Sant’Egidio vi aveva fondato il terzo convento dei suoi seguaci: Le Celle.
Le Sorelle Clarisse arrivano a Cortona il 13 maggio 1225, ma non vengono a vivere dentro le mura , ma in basso, a circa ottocento/novecento metri dalla Chiesa di San Domenico, sui terrazzamenti pieni di ulivi sopra il Campaccio, in località Marignano, sopra la Fonte dei Saraceni. Una località che oggi porta il nome di “ Le Contesse “ . Il cambio del toponimo “Marignano” in “ Le Contesse “ ha una sua affascinante storia che qui non è possibile ricostruire dettagliatamente. Esso risale all’arrivo delle Suore Bendettine , che attorno al 1268 presero possesso del monastero, spostandosi da quello di Montemaggio dove erano sotto la protezione della Contessa di Montemaggio e i cortonesi presero a chiamare il posto con il nome “ La Contessa”, divenuto poi qualche secolo dopo “ Le Contesse”. Le Sorelle Clarisse crebbero notevolmente in maniera così veloce, facendosi stimare grandemente dai cortonesi che vivevano dentro le mura, tanto che dopo dodici anni dal loro arrivo cercarono un monastero più grande e da Marignano si sposatrono in Località Targe o Targia a circa trecento metri a nord-ovest del centro storico della nostra città. Il permesso di spostarsi a Targe ( l’ attuale posto cittadino zona cimitero monumentale) fu dato alle Clarisse il 20 maggio 1237 da Papa Gregorio IX .
Le Sorelle Clarisse, tra problemi legali con gli eredi dell’edificio e dolori, persecuzioni subite dai soldati aretini che ridussero in macerie il loro convento, nel 1258, a causa dell’occupazione e del saccheggio di Cortona da parte dell’esercito di Arezzo, fuggirono in esilio e trovarono riparo a Tuscania e non a Castiglion del Lago come avvenne per gran parte dei cortonesi, che , nel 1262, guidati da Uguccio Casali riconquistarono la città e la ricostruirono dopo la distruzione operata dagli aretini.
Non sappiamo quando esattamente le Sorelle Clarisse ritornarono a Cortona, ma sappiamo che anche loro ricostruirono il loro convento in Targe e che nel 1298 erano un bel gruppo di oltre trenta suore e che si facevano amare e stimare per la loro dedizione alla preghiera, alla meditazione , alla carità, al lavoro dell’orto e della tessitura in conformità alla loro regola di vita.
Il loro convento cresce e si consolida e nel 1537 le Clarisse ricevono in dono dal vescovo Mons. Leonardo Bonafede il terreno e gli edifici diruti detti “ Pescaia “, sempre in Poggio, per costruirvi il loro nuovo monastero. Nello stesso anno ottengono da Papa Paolo II il permesso di costruire il nuovo e più grande monastero , che fu ultimato però nel 1578. Il passaggio definitivo dal vecchio convento di Targe a quello di Pescaia o del Poggio avvenne però l’11 settembre 1581 con solenne processione guidata dal vescovo di allora e dai canonici del Duomo. Le Clarisse in quell’anno erano contavano 45 monache e divennero una fiorentissima comunità religiosa che diede lustro religioso e culturale a Cortona fino al 1808, quando, con la conquista dell’Italia da parte di Napoleone, furono soppressi tutti gli istituti religiosi e soppressi i loro beni. Le Clarisse dovettero andarsene e non sappiamo dove si rifugiarono. Il monastero rimase vuoto e alla mercè dei ladri e degli occupanti francesi. Le suore vi rientrarono nel 1815 dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo e una parte del monastero fu adibita all’accoglienza delle fanciulle povere. Nel 1866 il monastero rientrò tra le soppressioni dei beni religiosi decretata dal Regno d’Italia e, dopo la sua chiusura del 13 marzo 1887, le suore anziane trovano ospitalità presso il Ricovero di Mendicità messo a disposizione dalla Badessa delle Circestensi. Il monastero, una volta messo all’asta, venne ricomprato però dalla monaca suor Concetta Cempini , aiutata economicamente dalla sua famiglia; le Clarisse vi ritornarono il 18 gennaio 1892. Tutte le regole della vita delle Figlie di Santa Chiara furono ripristinate il 28 marzo dello stesso anno, assieme alla clausura.
La vita del nostro monastero delle Sorelle Clarisse riprese appieno e rifiorì grazie alla guida e all’opera della Badessa Madre Serafina Tacchini , che morì a ottantaquattroanni, dopo aver traghettato il convento nel secolo del Novecento e averlo fatto rinascere come la bella primavera che ritorna dopo l’inverno. Una luminosa e fiorita primavera che è continuata per tutto il secolo scorso e continua ancor oggi con la guida di madre Luciana. Una primavera quella novecentesca guidata da due grandi e sante badesse: madre Chiara e madre Colomba. Due storie di anime di Dio e di sorelle Clarisse tutte da scrivere, ma che hanno segnato tanto la storia contemporanea dei cristiani cortonesi.
Nella foto collage di corredo, alcune immagini dell’evento religioso cortonese del 13 maggio 2025.
Ivo Camerini