L’Etruria

Redazione

Una giornata tra amarcord e voglia di futuro

Il ritrovo degli ex-allievi del Vagnotti al Santuario di Santa Margherita

Una giornata tra amarcord e voglia di futuro

Una giornata particolare di incontro e  di gioia tra compagni di scuola oggi diversamente giovani, ma soprattutto una giornata di amarcord da piccola patria e con ancora tanta voglia di futuro. E’ stata questa di giovedì 26 maggio 2022, in estrema sintesi, la giornata cortonese  trascorsa al Santuario di Santa Margherita da una ventina di ex-allievi del Vagnotti di Cortona, che, guidati da S.E. Mons. Italo Castellani, arcivescovo emerito di Lucca, si sono reincontrati dopo cinque anni dall’ultimo ritrovo del settembre 2017. 

Dopo tre anni di pandemia, con una situazione di crisi geopolitica mondiale quasi da apocalisse e con un caro vita che non conosce soste di rialzo dai mesi invernali di quest’anno, non era facile mettere in piedi un così particolare raduno, ma la Divina Provvidenza ha concesso la grazia a questi ex-allievi del Seminario vescovile  cortonese (anche se in numero più che dimezzato rispetto al 2017)  di ritrovarsi per pregare  sull’urna di Santa Margherita e di trascorrere un convivio di felice dialogo e di buona cucina cortonese nell’antico refettorio del Convento dei Frati Francescani Minori, riaperto per l’occasione.

Dopo i saluti informali di benvenuto sul piazzale della basilica, avvenuti attorno alle undici e trenta, a mezzogiorno in punto gli ex-allievi hanno fatto il loro ingresso nel Santuario, dove hanno partecipato alla Celebrazione solenne dell’Eucarestia, presieduta dall’arcivescovo Italo Castellani e concelebrata dai sacerdoti cortonesi don Ottorino Capannini e don Ottorino Cosimi, dai sacerdoti aretini, ma ex-allievi del Vagnotti, don Alvaro Bardelli e don Vannuccio Fabbri.

All’omelia l’arcivescovo emerito di Lucca, mons. Castellani, ha sottolineato la valenza valoriale cristiana, culturale e umana di questo ritrovo e tra l’altro ha detto:  “Il nostro incontro, dopo cinque anni dal precedente,   è  anzitutto motivo di ringraziamento a Dio per averci fatto fare un tratto di strada insieme nel momento più bello della vita: la giovinezza. Desidero poi interpretare i vostri sentimenti ringraziando in questa Celebrazione Eucaristica i nostri Genitori che nella loro semplicità, non risparmiandosi fatiche per mantenerci in seminario, ci hanno insegnato  essenzialmente a "Credere" e ad "Amare": due fondamenti della vita che ci hanno permesso di  camminare sicuri nella vita. Ringraziamo poi i nostri Educatori, i Superiori del Seminario, che pur con metodi educativi molto rigidi propri del tempo hanno formato positivamente il  nostro carattere e le nostre coscienze,  come persone all'altezza di  sostenere le fatiche della vita, la fedeltà agli impegni presi, e, in breve, una visione di fede della vita. La Parola di Dio ascoltata ci ha presentato l'apostolo Paolo come testimone di Gesù Risorto. Non so qual è il cammino di  fede percorso da ciascuno di noi, sulla base della formazione cristiana avuta in Seminario: sicuramente ci ha fatto bene avere appreso i fondamenti per una vita fondata sull'amore di Dio e del prossimo: su questo fondamento alcuni di noi hanno avuto il dono di vivere il ministero sacerdotale a servizio delle nostre comunità e a voi di costruire delle belle famiglie e vivere una vita professionale feconda a servizio del bene comune della nostra società. Mentre il nostro ricordo fraterno e affettuoso va ai nostri amici che già vivono in paradiso e  a quanti per motivi di salute non hanno potuto partecipare a questa nostra bella giornata,  essendo oggi la  Festa di San Filippo, mi sembra bello raccogliere il suo metodo educativo tra i giovani  molto significativo per fare scelte educative anche oggi -"Preferisco il paradiso" , ovvero seguire la via Buona del Vangelo”.

Al termine della Santa Messa, che è stato il momento centrale di questa giornata di  ritiro spirituale dalle cose di un mondo sempre più avvitato nella velocità del fare e del dire ( e che sembra ogni anno di più aver smarrito il senso dell’anima, della trascendenza e della ricerca di Dio) gli ex- allievi , assieme ai sacerdoti , si sono recati nell’antico refettorio conventuale dove sono rimasti dalle tredici e venti fino alle sedici.

Il convivio è stato semplice , quasi da giorno di festa delle  famiglie contadine  cortonesi di una volta: pasta al pomodoro, coniglio e pollo arrosto , patate e un buon bicchiere di vino chianino fatto in casa , come si usava ancora negli anni 1950-1960. Gli anni, cioè, dell’infanzia e della prima giovinezza di questi ex-allievi che allora entrarono ragazzetti al Vagnotti ed erano tutti quanti figli di contadini o operai.

Figli, insomma, di una classe , di un ambiente subalterno a livello sociale, economico e culturale, ma pieni di ardore di apprendere e di formarsi alle sfide della vita di un tempo che era segnato da una pacifica rivoluzione, che affidava allo studio, alla formazione culturale e religiosa il riscatto dalla subalternità loro e delle loro povere, ma laboriose famiglie. Figli, insomma,  di una Cortona e di un' Italia che allora promuovevano la persona umana, il progresso, lo sviluppo, la solidarietà e che ha fatto di loro degli apprezzati  professionisti ed imprenditori ( e anche degli onesti e amati militari o servitori dello Stato nella pubblica amministrazione , nella sanità, nella politica o nel sindacato) e che oggi, da pensionati, s’impegnano nelle comunità in cui vivono per costruire ripari, nel loro piccolo, dalla tempesta della globalizzazione, tentando ancora di percepire , nel rumore del nostro tempo , il suono dell’esistenza, della rinascita, della speranza.  Insomma,  di quei valori cristiani e cattolici in cui furono educati e  che serviranno sempre a gettare ponti tra le “morte stagioni” e la presente , difficile stagione, sempre più povera di pensiero forte e incartata nella paura e nel panico.

Convivio semplice , ma ricco di racconti di vita, di aneddoti, di grande memorialistica letteraria , civile e religiosa di una Cortona che, forse,  è sparita , ma di cui in tanti oggi , anche tra i più giovani ,  sentono nostalgia e voglia di ricostruzione. Di ricostruzione cristiana naturalmente, soprattutto per guardare con maggiore serenità al domani di figli e di nipoti che rischiano di disperdere se stessi , la  tradizione religiosa, civile, culturale dei loro padri e nonni in una ‘marmellata di americanismo’, che affida al consumo, al profitto e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo ( dell’uomo sulla natura della madre terra) e alla nuova  venerazione degli idoli pagani,  il fine stesso di una vita terrena senza trascendenza, senza anima e senza ricerca di Dio.

Davvero storytelling cristiano e da libro cuore della Cortona contadina e cristiana del trentennio 1940-1970 sono stati i racconti ascoltati tra le mura settecentesche di un convento (che custodisce e protegge il culto e la venerazione della Santa Patrona di Cortona) e usciti dal cuore e dalle parole di Alvaro Bardelli, Oliviero Fragai, Oliviero Gallorini,Vannuccio Fabbri, Marino Faralli, Ermanno Sembolini, Luciano Pelucchini,Ferruccio Fabilli,Roberto Saccarello, Angiolo Morini, Ottorino Cosimi, Ottorino Capannini, Alvaro Purgatorio, Domenico Malvagia, Alfiero Alunni  e Ivo Camerini.

Insomma, questo del 2022 non è stato un ritrovo in pompa magna con la  cinquantina  di partecipanti del 2017, con i protocolli  del ricevimento in Sala del Consiglio comunale e il convegno sull’importanza scolastica del Vagnotti, ma senz’altro , nella sua dimensione di incontro familiare  e di ritiro spirituale, non è stato da meno e,  forse , è stato ancora più importante e  significativo per dei diversamente giovani, che ancora ricordano e portano nel cuore Cortona e quel seminario come si fa con un primo amore, che mai si dimentica.

Al momento dei saluti vicino alla Scala Santa, che ricorda “ il tempo edace”, e alla balaustra che dà sull’azzurro del lago Trasimeno  , quando già il sole cominciava a declinare sui tetti ‘rosso antico’ di Cortona per scendere, di lì a due ore, dietro l’Amiata e l’orizzonte della Valdichiana, il giornalista di strada che (da attento ex-allievo ha seguito tutta l’organizzazione e la giornata di questo piccolo/grande evento) ha raccolto per i lettori dell’Etruria alcuni commenti, che qui di seguito volentieri riporta.

Roberto Saccarello: “ Seppur lontano da Cortona da oltre mezzo secolo conservo viva memoria di tante vicende  e persone. In particolare di coloro che mi furono compagni nel Seminario Vescovile Vagnotti. E’ stato piacevole , quasi commovente, rivivere tanti episodi della nostra giovinezza. La liturgia eucaristica, presieduta dall'Arcivescovo Italo, ha rappresentato un momento di grande elevazione spirituale, anche nel doveroso ricordo di quanti , familiari, superiori, educatori, collaboratori, hanno accompagnato la mia, la nostra formazione umana e spirituale”.

Alvaro Purgatorio:Andando via siamo un po’ stanchi, ma felici di questa giornata che ha guardato oltre i ricordi della nostra gioventù”.

Marino Faralli: “ Una giornata organizzata molto bene da un amico capoclasse e che spero tanto si ripeta sempre più spesso, anche se questi tipo di incontri non sarà possibile farli ogni anno”.

Alunni Alfiero, Ferruccio Fabilli,Vannuccio Fabbri, Oliviero Fragai, Oliviero Gallorini, Angiolo Morini, Domenico Malvagia, Luciano Pelucchini, Ermanno Sembolini all’unisono e quasi in coro: “ Una bella giornata, una giornata di vita all’antica, che ha curato le rughe del viso e dell’anima”.

Alvaro Bardelli:In attesa di vivere altre giornate come questa, io intanto vi invito tutti quanti (e anche coloro che oggi non hanno potuto essere presenti) il 29 giugno 2023 al Duomo di Arezzo e ai vicini giardini de Il Prato , dove celebrerò e festeggerò i miei cinquant’anni di sacerdozio”.

E allora, amici e compagni di anni veramente formidabili e indimenticabili, “ arrivederci, se Dio vorrà, ad Arezzo il 29 giugno 2023”.

Infine, ultimo ma non ultimo, due pubblici sentiti  ringraziamenti da parte dei partecipanti: il primo ai Frati Minori Francescani per la squisita ospitalità concessa, che ci ha fatto ricordare quella che ci riservavano padre Francesco e fratel Nazzareno, quando da ragazzi si saliva a giocare a pallone nell'allora sterrato piazzale del Santuario o a fare le olimpiadi studesntesche nell'immenso orto e giardino conventuale; il secondo a S.E. Mons. Luciano Giovannetti, ultranovantenne vescovo emerito di Fiesole, che ha partecipato al nostro incontro con il cuore e con la preghiera dal suo letto di ospedale, dove fu ricoverato circa venti giorni fa per una grave, improvvisa malattia. 

Ivo Camerini