L’Etruria

Redazione

Una bella serata con i vescovi cortonesi -4

Una bella serata con i vescovi cortonesi -4

Concludiamo la pubblicazione degli interventi tenuti alla bella serata della presentazione del libro " I vescovi della diocesi di Cortona ( 1325- 1978 ) di Isabella Bietolini Migliorini svoltasi sabato sette maggio a Cortona , in Palazzo Casali. Ringraziamo l'arcivescovo emerito di Lucca, mons. Italo Castellani, per averci concesso di far conoscere anche ai nostri lettori il testo della sua ricca e profonda relazione. Il testo dell'arcivescovo viene qui anticipato dal brevissimo preambolo del moderatore della serata in Palazzo Casali, Ivo Camerini. ( cfr.: articoli precedenti stesso titolo)

Camerini

Il professor Angori, che  ringrazio per averci presentato il libro di Isabella, attraverso un approfondito e documentato  excursus storico, in un quadro di rilettura delle curiosità ecclesiastiche cortonesi dagli inizi del  1300 alla fine del  1900, ci ha regalato delle pennellate di costume clericale note solo agli addetti ai lavori, ma nel suo intreccio tra kratos ed ethos ha lasciato, forse volutamente, in disparte la storia universale e teologica  del cattolicesimo  di Santa Romana Chiesa di cui la Diocesi di Cortona è stata una pietra importante e significativa. Questi cinquantatré  profili di vescovi sono infatti anche la storia della predicazione e della ricerca di Dio nelle nostre terre, nella nostra piccola patria e di questo penso proprio che ci parlerà ora l’arcivescovo Castellani , autore di una ampia ed articolata presentazione del libro di Isabella.

Intervento S. E. mons. Italo Castellani

Si questo libro può essere letto nel quadro storico delle curiosità civili e di costume, ma io ritengo, come ho scritto nella mia presentazione,  che il libro di Isabella, che è una puntuale e documentata sintesi di circa seicento anni della nostra storia cortonese, della nostra ‘Piccola Patria’, vada letto ed inquadrato nel percorso secolare della Chiesa cattolica.

Due sono i punti di riferimento per leggere questo periodo storico della vita ecclesiale Cortonese, che inevitabilmente s’intreccia costantemente con la vita sociale e culturale della nostra Città e del suo territorio: l’istituzione della Diocesi (1325) e la sua soppressione (30 Settembre 1986).

Ci introduciamo  alla lettura di questo arco di tempo della storia della Chiesa Cortonese  inquadrandola nel più ampio  spazio  della vita della Chiesa universale che registra due grandi  eventi  significativi:  la celebrazione del Concilio di Trento (1545-1563) e del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965).

I Vescovi Cortonesi  -in numero di 53 dal 1325 al 1978-  con il loro ministero  di fatto danno continuità alla tradizione della Chiesa primitiva degli Atti degli Apostoli (At  4, 32-35) e partecipano a preparare e a realizzare gli orientamenti e norme dei due  Concili.

La loro  comune  nota caratteristica  è la consapevolezza di essere i successori degli Apostoli e il loro costante riferimento è la figura evangelica di “Gesù buon pastore”.

Prima del Concilio di Trento

Ovvero il periodo storico che va dal primo Vescovo di Cortona Mons. Raniero Ubertini (1325-1348) a Mons. Matteo Concini (1560-1562),  unico ad aver partecipato alle sessioni del Concilio di Trento.

 Il primo Vescovo , che si trova a vivere e a gestire la delicata situazione della nuova Diocesi,  nata dallo smembramento dalla Diocesi di Arezzo,  al momento  della nomina è soltanto  “Diacono”, quindi non ancora presbitero.

I Vescovi di questo primo periodo -ben nove su  diciotto- sono di origine cortonese, gli altri per lo più fiorentini. 

Le nomine episcopali sono condizionate dai potentati familiari del tempo, cortonesi o toscani, in particolare dalla importante famiglia fiorentina dei Medici,con  il sostegno Granducale, e in alcuni casi,  con  il caldeggiamento del Vescovo di Arezzo. Hanno quindi  quasi sempre l’avallo delle Autorità civili del tempo: soltanto con i Patti Lateranensi del 1929 scomparve l’ultima traccia di ‘placet’ ancora esistente in capo all’Autorità Governativa.

Scelti tra le grandi Famiglie Religiose (Domenicani, Agostiniani, Gesuiti..)  - più che tra il clero diocesano - la loro formazione, ordinariamente di “vasta dottrina”, è per lo più umanistica e giuridica.

La personalità di ciascuno è  segnata dall’uno o dall’altro di questi tratti, come documentano le  biografie personali:  una “forte vita spirituale”, “grande virtù”, “prudenza”, “autorevolezza”, ”ottimo pastore”, “saggio amministratore”.

In questo periodo storico (1521-1529) spicca la personalità del Card. Passerini, di nobile famiglia cortonese,  di cui si annota : “Celebre porporato…fu ben altro, ovvero uno dei protagonisti della società politico-religiosa del suo tempo, uomo di chiesa e  di potere cresciuto al fianco della famiglia dei Medici di cui godé fiducia e stima”.  Alla sua iniziativa  di grande mecenate si deve , tra l’altro, la costruzione del “Palazzone”, la realizzazione del “Parato Passerini oggi conservato nel Museo diocesano.

Il  ministero dei primi Vescovi Cortonesi è segnato dalle tensioni  e dai conflitti sociali profondi del tempo,  da vere e proprie “lotte e congiure”, in particolare per le intromissioni delle famiglie potenti locali  (…i Casali); i conflitti tra le grandi famiglie (…i Tarlati e gli Ubertini); le opposizioni che si riaccendono di tanto in tanto tra Cortona e Arezzo…

La loro attenzione al territorio è costante. Dalla promozione  ordinaria  con molto zelo della fede del popolo, alla cura degli aspetti organizzativi e strutturali della vita della comunità cristiana.  Si pensi al restauro delle chiese piccole e sperdute sul territorio  e in Città , nonché ad  eventi di grande rilievo  quali la solenne consacrazione di San Francesco nel 1374 , anche se aperta al pubblico almeno dal 1254;  il trasferimento  della Cattedrale dalla  Chiesa di S.Vincenzo, prima sede al momento della istituzione della Diocesi,  alla sede  attuale  come  documentato dalla  “Bolla che che giunse il 9 Giugno 1507” con la quale  “Papa Giulio II°  sanci il trasloco e la Pieve di Santa Maria divenne finalmente Cattedrale”.  Significativi in concomitanza  gli  importanti lavori di nuove costruzioni quali la posa della prima pietra delle due Chiese sovrapposte del Gesù: “I lavori furono talmente spediti che nel 1505 gli edifici erano già coperti”.

 E’ di questo periodo, Luglio 1456,  la ricognizione sul corpo di S.Margherita, “che suscitò grandiosa emozione  tra la popolazione perché la salma fu trovata in perfetto stato conservativo, incorrotta, integra…”.

Significativa l’attenzione al sociale e alla promozione umana del territorio -che nei secoli futuri ad oggi maturerà e manifesterà al  mondo  il volto bello della Chiesa nella “Carità”  comandata dal Vangelo- di cui è segno la “Fondazione  del Monte Pio”, anticipatrice profetica dei “Monti di Pietà” che nasceranno nel tempo.

Concludendo: un arco di tempo, quello che va dall’istituzione della Diocesi al Concilio di Trento, in cui l’opera creativa dei Vescovi  di fatto getta le fondamenta della vita futura della Chiesa  e della società Cortonese.

Dopo il Concilio di Trento

Mons. Girolamo  Gaddi 1562-1572)  inaugura  questo nuova epoca della Chiesa  Universale come Vescovo di Cortona,  che sarà segnata a lungo  e in profondità dagli orientamenti e norme del Concilio di Trento sino alla celebrazione del Concilio Vaticano II° (1962-1965 ),  alle cui sessioni partecipa Mons. Giuseppe Franciolini  ( 1932-1989)    l’ultimo Vescovo della diocesi autonoma di Cortona.

Nel ministero dei Vescovi Cortonesi , che si succedono in questo periodo storico,  prende forma e si struttura  con gradualità quanto elaborato precedentemente  ma d’ora in poi  “normato” dal Concilio Tridentino, che ravviso in questi  principali “percorsi pastorali” che la storia evidenzia e documenta.

 

La Visita Pastorale

Già  nel ministero del primo Vescovo tridentino, appena sopra ricordato,  troviamo segnate alcune caratteristiche della  “ Visita pastorale” che arrivano ai nostri giorni, quando ancora oggi  ogni Vescovo  deve offrire questo servizio alla propria Diocesi ogni cinque anni: “…Arrivato in Diocesi organizzò immediatamente la Visita Pastorale…, visitando personalmente molte parrocchie…, emanò il Decreto in cui s’ ingiungeva ai parroci di prendere nota in appositi registri dei matrimoni celebrati  nelle loro Chiese…”.

Caratteristiche peculiari della “Visita” del Vescovo alle Comunità parrocchiali , che troviamo documentate nelle  “biografie pastorali” dei singoli Vescovi, che si configurano  e si modulane nel tempo secondo le mutate situazioni ecclesiali e sociali,  sono così  ravvisabili:  la conoscenza personale  di ogni parrocchia, del popolo e delle sue necessità spirituali e materiali;  la vicinanza ai parroci;  l’emanazione di Decreti che regolano la vita ordinaria della comunità  riguardo ai vari  aspetti della vita liturgica, la catechesi e l’amministrazione dei beni.

Il Sinodo Diocesano

Questa istituzione –nella sua etimologia e accezione  ecclesiale di “Camminiamo insieme”-  va al cuore della Chiesa la cui “anima” è la comunione. I Sinodi,  celebrati anche oggi sia livello diocesano che di Chiesa Universale,  favoriscono il convenire di tutte le componenti  ecclesiali    (Presbiteri, Consacrati/e, Fedeli laici)  per studiare , approfondire, discernere  comunitariamente  su tematiche  sensibili della vita della Chiesa diocesana per un cammino unitario e condiviso di tutto il popolo di Dio.

Il  Vescovo Mons. Angeli (1598-1602) , a sottolineare  l’importanza  del Sinodo  nel governo della Diocesi, ne fa quasi uno strumento ordinario convocandolo quasi annualmente: “L’anno successivo al suo ingresso in Diocesi convocò il suo primo Sinodo Diocesano, assemblea che volle ripetere di frequente, rispetto ai predecessori, addirittura con cadenza annuale per quasi tutta la  durata del suo governo”.

Il Seminario

Il Concilio d Trento da una  precisa e nuova forma all’istituzione “Seminario”, che da allora in poi ha segnato e continua a segnare  la vita della Chiesa su un punto nevralgico e delicato della sua vita: la formazione dei presbiteri.

Per quanto riguarda la vita della Diocesi di Cortona ne troviamo una prima nota, durante l’episcopato del Vescovo Mons. Filippo Bardi (1603e-1622), con questa sottolineatura: “ Molto rammaricato per la chiusura del Seminario avvenuta per mancanza di  mezzi,  decise che almeno i Chierici della Cattedrale venissero educati conformemente alle disposizioni del Concilio di Trento: una piccola casa, comunque segno dell’attenzione  che Bardi poneva alla formazione del clero e al rispetto delle norme”.

A  sottolineare l’attenzione che il Vescovi nel tempo hanno verso il loro Seminario,  ricordiamo come la storia della Chiesa Cortonese registra, con alterne vicende, la presenza contemporaneamente di due seppur  piccoli  Seminari: uno al Calcinaio e l’altro in Città. Tra il 1677 e il 1695 , con il  decisivo intervento di un lascito testamentario di un mecenate del tempo Francesco Vagnotti - del quale il Palazzo porta ancor oggi il nome insieme alla Via attigua-  la  Diocesi raggiunge  la agognata costruzione del suo Seminario,   molto capiente e funzionale  allo scopo,  che ha servito  la formazione dei Preti Cortonesi sino  agli anni ‘70 del secolo scorso.

La vita Liturgica

La Liturgia della Chiesa -come luogo d’incontro dei credenti con Gesù-  ha rappresentato e rappresenta da sempre il nucleo centrale della vita della  comunità cristiana. Non è sorta come qualcosa di predefinito ma  -partendo da alcuni elementi fondamentali del Nuovo Testamento (l’Eucarestia istituita da Cristo, il Battesimo amministrato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, la Festa Domenicale)-  è il risultato di un graduale sviluppo nel tempo.

Il Concilio di Trento confermò la liturgia tradizionale romana e, possiamo dire come primo frutto di quell’assise, sotto Pio V fu pubblicato nel 1570 una nuova versione del Messale  Romano  e ne  fu promosso l’uso in tutta la Chiesa.

Il Messale romano di Paolo VI, pubblicato nel 1970 a quattro secoli di distanza da quello redatto dal Concilio di Trento,recepisce la riforma liturgica del Concilio Vaticano II : tradotto in italiano nel 1973, rivisto nel 1983 e con la nuova edizione   2020-  esso si differenzia notevolmente da quello di Trento.

Questo breve excursus storico sulla “Storia Liturgica” della Chiesa per meglio cogliere il contributo dei Vescovi Cortonesi su questo capitolo fondamentale  anche per la vita della nostra Diocesi.

Alcune piccole note- a corollario dell’ impegno primario dei Vescovi al corretto uso della nuova versione Tridentina del Messale Romano-  che documentano  il loro impegno a  far passare nel quotidiano,  tra il clero e il popolo di Dio, lo spirito della riforma liturgica tridentina.

“Durante  la seconda visita pastorale”  ( Mons, Filippo Pardi  1603-1622)    “istituì l’ Ufficio del Cerimoniere in Cattedrale a considerare la  corrispondenza della liturgia e dei riti alle diposizioni stabilite..”.

Nel contesto dell’attenzione alla vita liturgica, che accompagna  e scandisce la vita della comunità cristiana, significativa per la vita della gente  del tempo che vive per lo più in un contesto rurale,  il richiamo quotidiano a  una vita di fede con “l’ordine che nelle chiese di campagna, specialmente nelle parrocchie, si suonasse la campana a mezzogiorno e la sera l’Ave Maria…” (Mons . Lorenzo Della Robbia 1628-1634).

La promozione della Carità

Altro frutto decisivo  di questo periodo postridentino è l’attenzione dei Vescovi, come diremmo oggi,  al “sociale” o meglio alla promozione della “Carità”.

 E’ davvero un fatto storico, fra altri interventi significativi dei  Vescovi del tempo,  la “Lettera Pastorale” di Mons. Giuseppe Ippoliti (1755-1776)  dall’originale e significativo titolo “Lettera Parenetica morale, economica  di un parroco della Val di Chiana a tutti i possidenti o comodi, o ricchi scritta nell’anno MDCCLXXII”  sullo stato di miseria che vivevano i contadini, che segnò una decisa  posizione della Chiesa verso la povertà e la promozione umana dei più poveri. La Lettera vide  una seconda uscita due anni dopo con  una significativa “Istruzione morale-economica sull’educazione e sui doveri dei contadini”, che segna l’ulteriore attenzione del Vescovo alla promozione culturale dei contadini del tempo.

Significativa in questo periodo, per opera dei Vescovi  Cortonesi,    la creazione di istituzioni di promozione sociale quali “Il Monte di Pietà” –già dal 1494- e “Pie Fondazioni” e “Fondazioni Benefiche”- che nel 1529 trovano  unità nella  “Istituzione dell’Unione dei Luoghi Pii”,  al fine di valorizzare al meglio  le risorse  perché non si disperdano in rivoli vari. Tali Istituzioni benefiche  -se trovarono nella lotta   all’usura la ragione motivante della loro nascita-    ebbero anche il merito di arginarne la diffusione  che le banche del tempo finivano per favorire.

Significativa  -ai fini della evangelizzazione del territorio,  e specificatamente per la promozione  umana del popolo e la testimonianza della carità-  la presenza  degli Ordini Religiosi maschili e femminili i quali,  secondo i  carismi dei singoli Istituti,   offrono storicamente un servizio prezioso dal campo educativo delle giovani generazioni  e della salute, all’impegno specifico nel versante della carità verso i più poveri.

Le Famiglie Religiose  chiamate dai Vescovi  in un tempo vicino a noi–che rinsaldano la  storica presenza delle Comunità Claustrali della SS. Trinità e di S. Chiara, nonché  degli Ordini Regolari storici  dalle tre Famiglie Francescane (Conventuali, Francescani Minori, Cappuccini) ed altri-  sono così  identificabili: Suore Stimmatine (1874), Monaci Cistercensi (1875), (Padri Redentoristi (1892), (Chierici di S.Camillo De Lellis (1895), Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena (1896).

Nota  sintesi  e conclusiva di questo periodo, che apre grandi orizzonti per la Chiesa  e, come ci testimoniano   ciascuno con i propri tratti di personalità  i nostri stessi  Vescovi Cortonesi, può  essere la seguente:  il Concilio di Trento di fatto avvia  il passaggio graduale  dal “Vescovo Conte” al “Vescovo Pastore”.

Dal Concilio Ecumenico Vaticano  II

Mons. Giuseppe Franciolini,  guida della Diocesi di Cortona dal 1932 al 18 Febbraio 1978,  partecipa a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II  (1962- 1965).                               . 

Di fatto è il Vescovo  Franciolini  che avvia a Cortona il rinnovamento inaugurato dal Vaticano II:  con un espressione ,che traggo dalla biografia di un Suo Confratello del tempo, può essere  considerato il “traghettatore”  delle novità teologiche e pastorali   conciliari nella nostra Diocesi.  Nota di vita questa,  non secondaria, ordinariamente poco evidenziata nelle biografie di Mons. Franciolini.

Il nostro Vescovo   è ricordato  soprattutto come  persona mite,  uomo di fede e di carità soprattutto in tempo di guerra, cultore di arte e letteratura,  poeta, vicino alla gente.

Per la conoscenza diretta, la lunga frequentazione come seminarista e poi come prete  - ho ricevuto  il dono dell’Ordinazione presbiterale per le Sue mani   -lasciando al lettore di approfondire quanto egregiamente documentato nelle pagine che  seguono-   personalmente desidero evidenziare una peculiare  caratteristica del suo ministero  come Vescovo di Cortona, che per certi aspetti anticipa e apre alla novità del Vaticano II:  la testimonianza della icona biblica  del “Buon Pastore” (Gv 10, 14), nella quale prende forma gradualmente la figura del Vescovo postconciliare.

In omaggio alla Sua persona- ancora oggi molto amata da tutti noi Cortonesi- ecco l’identikit del “Pastore Buono” che ho visto in Mons. Franciolini e che, in tempi mutati e situazioni molto diverse, mi ha illuminato nel ministero episcopale che il Signore mi ha chiamato a vivere.

Il “Buon Pastore”:

Conosce le Sue pecore e le chiama per nome

Nella Bibbia la parola  “conoscere”significa “amare”. Gesù è il “Buon Pastore” che conosce, ovvero ama le Sue pecore chiamandole per nome. Le Sue pecorelle siamo ciascuno di noi: Gesù ci vuole Bene, vuole sempre il nostro Bene, gli stiamo a cuore uno ad uno, quindi tutti.

In questo modo Mons. Franciolini ha “conosciuto”, “amato” tutti, uno ad uno i  Suoi Cortonesi!

Cammina davanti alle pecore

Il pastore cammina sempre davanti al gregge. Perché? Per tracciare e indicare la strada alle sue pecore e condurle a due luoghi sicuri, che sono il pascolo e l’ovile: pascoli e acque non inquinati, un ovile ben protetto e sicuro, dove non possono entrare i lupi. Il pastore buono indica quindi la strada al suo gregge e lo protegge.

Con questo spirito Mons.  Franciolini è stato una “guida” sicura per la Chiesa Cortonese!

Dà la vita per le sue pecore

Si, ogni pastore buono va a cercare la pecorella smarrita, magari rimasta impigliata involontariamente nei rovi o che si è allontanata dal gregge. Il Vangelo sottolinea che, una volta ritrovata la pecorella perduta, il pastore se la mette sulle spalle e,con la gioia nel cuore per averla ritrovata, se la riporta a casa. Ogni pecora è preziosa e cara al pastore!

Gesù è il Buon Pastore   che,  per l’Amore senza misura che nutre per ogni sua pecorella  -per ciascuno di noi, per ogni uomo che nel tempo  è chiamato ad abitare la  terra-  arriva a donare la Sua vita per noi sulla Croce.

In questo modo, con questa  stessa misura, Mons. Franciolini ha donato la vita sino all’ultimo per la Sua Cortona!

Un’ ultima nota , alla luce di quanto detto, che fa riflettere: il giorno in cui Mons Franciolini è stato chiamato all’incontro con il Risorto (16 Aprile 1989)  la liturgia della Chiesa stava celebrando la “Domenica del Buon  Pastore”.

Un grazie, concludendo, a tutti  i  Vescovi che si sono succeduti alla guida della Chiesa di Cortona  per  i semi di Vangelo che con amore, ciascuno  con i propri doni  come queste pagine documentano,   hanno seminato sul  nostro territorio. Garanzia di una civiltà  dell’Amore  anche per le generazioni  future.

A tutti noi, grazie anche  a queste preziose pagine,  spetta raccoglierne il testimone e metterlo a frutto: con la consapevolezza che per noi cristiani scrivere con la propria vita  la storia umana  è partecipare a  “scrivere”  la Storia  Biblica della Salvezza .

+ Italo Castellani, Arcivescovo Emerito di Lucca