L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni - 32

Pensare alle poesie al plurale

Diario cortonese di questi giorni - 32

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sulla poesia, come linguaggio,comunicazione universale. Pensare alle  poesie al plurale per trovare la forza di guardare  e andare avanti.  Grazie Anna! (IC)

Diario delle POESIE

Non penso mai alla poesia come cosa in sé. Semmai mi chiedo, cerco di capire se una situazione, un'opera, una persona, abbia una sua poesia. Però se me lo chiedo troppo vuol dire che non ce l'ha, e infatti penso che la poesia sia una cosa che viene fuori da sé. Quando la cerchi o la dichiari troppo svanisce. Un po' come gli affetti.
Però penso spesso alle poesie al plurale. Mi piace scorrerle e sbirciarle, intuire se dal disegno, la forma o il titolo, valga la pena. Quando le sfoglio insieme, leggendole, ce n'è sempre una che finisce per essere letta a voce alta, e allora resta. Come tutte le cose pronunciate per essere sentite.

Luciano Erba non lo conoscevo, poi due anni fa una scrittrice con cui dovevo presentare un libro al Mixfestival me ne parlò. Quant'era bello il Mix per noi di Cortona, quanto sembra lontano, anche perché mesi fa lo avevano già "abbattuto", prima ancora che scoppiasse questo casino. Comunque questa signora mi raccontò di come Luciano Erba le avesse restituito senso in una serata molto difficile in cui c'era di mezzo un addio. E con quella poesia trovò la forza.

Questo azzurro di luglio senza te
è attraversato da troppi neri rondoni
che hanno un colore di antenne
e il taglio, il guizzo della tua scrittura.
Si va dal “caro” alla firma
dal cielo alla terra
dalla prima all’ultima riga
dai tetti alle nuvole.
Luciano Erba. Grafologia di un addio.

Fino a poco tempo fa non leggevo mai le poesie. Solo i romanzi e semmai leggevo i saggi. Non mi sembrava fosse una cosa "giovane" leggere le poesie. Poi ho messo da parte i saggi e ho iniziato con loro. Non tanto, ma spesso.
A me servono a scandire un periodo. A trovare un senso. Anche se quando ne cerco una a caso, non è mai inerente il momento per cui la cercavo. Però aggiunge lo stesso qualcosa. E quell'ora diventa meglio di quella precedente.
Quella che segue mi fa pensare tanto a questo tempo che stiamo vivendo.

Scale
che non portano da nessuna parte
scale
che salgono soltanto per scendere
e difficile orientarsi
nei dintorni del nulla.
Luciano Erba. Scale.

Qui sotto c'è Alda Merini, forse la mia preferita, soprattutto per la sua storia e il suo modo di raccontarcela.
Sono soltanto titoli delle sue poesie, ma letti insieme sembra ne facciano una sola. Per dire.
Ci sono poeti donne, (perché poetessa fa tanto circolo letterario) che scavano solchi nell'anima. E' il loro tempo questo, credo.

A tutte le donne.
Accarezzami.
All'amore non si resiste.
Amore non dannarmi.
Bacio.
Ci sono notti che non accadono mai.
Ho bisogno di silenzio.
Ho conosciuto in te le meraviglie.

Con tanti di questi versi davanti il mio caffè sembra più buono del solito, e i colori fuori quasi seppiati, come quelli delle foto antiche. Ma solo perché è brutto tempo. Meglio il seppia dei ricordi che i colori delle informazioni a cui gli occhi si sono abituati.
Qui c'è Anna Toscano. Le sue pagine social sono bellissime. Lei Insegna all'università di Venezia, è giovane, (come noi che ci leggiamo in questi giorni), regala frammenti che ritrovo tra le stanze mie.

Io con le parole

Io con le parole faccio cose
con le parole svuoto una stanza
con le parole compio una danza
cucino un risotto, vado al ridotto.
Con le cose faccio parole:
scelgo un baule
e lo riempio di sillabe nuove.
Anna Toscano.

Poi c'è Viviane Lamarque, che ho scoperto da poco. La cerco spesso in questi giorni, e mi sembra sempre che risponda nel modo migliore.

IL SIGNORE NELL'ARIA

Alle ore venti ognuno tornava alla sua casa.
Non avevano una stessa casa?
No, ma nell'aria sì.
Nell'aria?
Sì, a destra e a sinistra nel mezzo dell'aria avevano una stessa
casa. Con le porte e le finestre gli uccelli le cene le voci e il riposo.
Non i colori?
Sì, colori splendenti erano appesi nei quadri nell'aria della casa.

Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.

Sto sforando la lunghezza del post che più o meno cerco di non superare. Concludo con Montale, che è lo stesso della foto. Perché quando mi sono svegliata all'alba non sapevo proprio cosa scrivere. Però ieri sera, una persona a me molto cara mi ha scritto su whatsapp "scrivi come una poesia può cambiarti un'ora", e in realtà il significato di questo messaggio lo ha capito solo lui. Però, come spesso succede nelle poesie, a volte piacciono anche quando non si capiscono. Sfogliando Montale mi è capitata davanti questa pagina che mi è sembrata vicina a questo tempo storico. Inoltre, manco fossero intervenuti tutti gli Dèi dell'olimpo, l'ho letta l'alba e si intitola
all'alba

Lo scrittore suppone (e del poeta
non si parli nemmeno)
che morto lui le sue opere lo rendono immortale.
L'ipotesi non è peregrina,
ve la do per quel che vale.
Nulla di simile penso nel beccafico
che consuma il suo breakfast giù nell'orto.
Egli è certo di vivere; il filosofo
che vive a pianterreno
ha invece più di un dubbio. Il mondo può
fare a meno di tutto, anche di sé.

Magari siamo noi che non possiamo fare a meno del mondo e delle sue poesie varie, anche non scritte.
Buona giornata color seppia, speriamo si colori.

Anna Cherubini