L’Etruria

Redazione

Diario cortonese di questi giorni – 48

Nostalgia del ‘tempo delle mele’

Diario cortonese di questi giorni – 48

Pubblichiamo anche oggi molto volentieri le riflessioni del diario di Anna Cherubini. Riflessioni sulla nostalgia del "tempo delle mele” raccontato in un bel film nel 1980 dal regista  Claude Pinoteau. Un tempo delle mele oggi condizionato non più da qualche ceffone di genitori intransigenti,ma dal contagio di un coronavirus ancora senza vaccino e che quindi esige di attendere , nonostante la “ luce accecante del primo amore” tenti ogni adolescente all’uscita  dall’attuale  sicurezza delle pareti di casa. Grazie  Anna! ( IC )

Diario per VOI RAGAZZI

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno. Scriveva Jaques Prevert quando noi eravamo ragazzi e lo copiavamo sul diario di scuola e poi magari lo scrivevamo a quello che ci piaceva e non ci cagava.
Questa è una foto che in questi ultimi mesi non avrei potuto scattare e anche oggi non credo potrei. Perché non ho ancora capito cosa possono e non possono fare i fidanzati. I congiunti okay, i fidanzati pare abbiamo qualche piccolo permesso per vedersi, ma certo non per strada, se ho ben capito. Insomma, non si possono baciare alla luce del sole, e di conseguenza neanche a quella della luna o dei lampioni. Ma i ragazzi, i liceali fidanzati, o quelli appena più grandi, che comunque vivono coi genitori e per farsi due coccole devono pur sempre cercare il lampione, il muretto, la panchina, l'androne del palazzo, il vicolo defilato?
I ragazzi che si amano e che non ci sono per nessuno, "ed è la loro ombra soltanto che trema nella notte stimolando la rabbia del passanti" dove sono, in questo periodo?
Io resto tra quelli che ringrazia chi ha deciso cosa si poteva e non si poteva fare. Che ha usato questo linguaggio un po' sgraziato che diceva parole buffe come "congiunti" o "legami stabili", "parenti", pur sapendo che certe volte i parenti non sono niente mentre gli amici sono tutto, oppure che i legami stabili a volte sono meno stabili di quelli appena nati. E continuo a credere nel sottotesto di quelle parole, ossia: ragazzi, nessuno verrà a guardare se avete l'anello di fidanzamento o da quanto tempo state insieme, o a spiarvi mentre vi baciate e fate anche qualcosina di più, però... occhio! Non facciamo risalire i contagi, no, no, no.
Tuttavia, penso che si sia parlato un po' poco di voi ragazzi in questi mesi.
Sì, la scuola. L'università. Le lezioni a distanza e soprattutto le famiglie in difficoltà, che non è certo cosa da nulla. Ma l'amore? quello di voi diciottenni?
Come state voi ragazzi innamorati? Voi che non ci siete per nessuno. Quanto vi sta costando tutto questo? Quanta paura avete avuto in questi mesi, ammesso che l'abbiate avuta? Magari, forse, non avete avuta troppa paura del virus, quella ce l'hanno gli adulti. Ma magari avete paura di perdere un amore che era appena nato. O che durava da tanto e forse zoppicava. Oppure che era bello come quelli dei film poi però avete dovuto smettere di vedervi dal vivo. Paura di perdere, soprattutto, la libertà. Magari vi siete anche adattati a fare tutto in videochiamata. E come state, ora?
"I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno, sono altrove, più lontani della notte, più in alto del giorno".
Ora, da mamma di due ragazzini che tra non molto, spero, mi scapperanno di casa la sera per infilarsi anche loro in qualche androne di palazzo o sotto qualche lampione a pomiciare con chi vorranno, vi dico che mi sono quasi sentita in colpa in questi mesi. Lo avrete imparato anche voi a questo punto che il mondo non si comporta mai allo stesso modo tra un posto e l'altro, una famiglia e l'altra, un'epoca e l'altra. Io alla vostra età, in un'epoca così diversa da questa, salivo su qualche motorino con qualcuno e andavamo a baciarci da qualche parte. Non che ci fosse tanta libertà, anzi. Solo che, allora la mancanza di libertà si chiamava "famiglia". Una volta mia madre, con la vestaglia a fiori e una faccia da film horror mi ha rincorso sul vicolo di casa con la ciabatta in mano per menarmi davanti al mio fidanzato di allora, perché ero tornata troppo tardi. Con voi non lo faremmo, o almeno io no. Solo che la vostra mancanza di libertà non si chiama "mamma in vestaglietta con ciabatta in mano", ma si chiama Coronavirus. Se noi, con le nostre famiglie un po' antiquate e troppo cattoliche (parlo della mia), rischiavamo qualche schiaffone, e a volte qualche conseguenza psicologica non da poco, voi rischiate il contagio di questo cazzo di Coronavirus! Rischiate il contagio vostro e soprattutto di chi è meno roccia di voi da rischiarci poi la vita.
E' vero che noi siamo quelli cresciuti con la paura dell'Aids, che non vedo per quale ragione oggi sia scemata. Però era diverso. Aveva una natura diversa e soprattutto una diffusione diversa.
Mi sento un po' in colpa con voi, sì. Perché io avevo la libertà di salire su un treno e partire da Roma per raggiungere il mio fidanzato a Cortona. Voi no. Avevo persino la libertà di avere un fidanzato ufficiale a Cortona e uno clandestino a Roma. Voi no. Che non è tanto un discorso del tipo "c'ho un fidanzato o non ce l'ho", è proprio un discorso che riguarda l'esplorare l'amore, e questa esplorazione, credo sia il colore principale delle vostre giornate. Come quando dite "daglie! bella!" e siete felici, avventati, matti ed emozionati. E mi dispiace che da questo momento, da mesi, e ho paura chissà per quanto, questo colore che era forte ed era tutto, sia diventato tentennante, timoroso, impaurito, bloccato tra le pareti di casa. Che non sia più il colore della luna, o della notte, o della "luce accecante del vostro primo amore", come diceva il signor Prevert. E non può essere altrimenti. Del resto, ora, se vi buttate a destra e sinistra a consumare fidanzamenti con chiunque, sarà un comportamento scellerato, o come direste voi "a cazzo", lo sapete. E allora? E allora niente. Tocca aspettare. Finirà. Ci saranno le cure, il vaccino o quello che sarà (non date retta ai no vax fanatici, semmai ai medici!).
Volevo solo dirvi, ragazzi innamorati, o aspiranti tali, che vi penso e faccio il tifo per voi. Per i vostri abbracci e baci, e per tutte le panchine, o gli androni dei palazzi che prima o poi vi ospiteranno di nuovo. Daglie. Bella!

Anna Cherubini