L’Etruria

Redazione

Una vita tra musica ed arte

Nostra intervista esclusiva con Mikael Melbye

Una vita tra musica ed arte

Credo di essere stato fortunato ad aver fatto degli incontri importanti che hanno segnato la mia vita, mi hanno permesso di sviluppare delle passioni artistiche entusiasmanti e di conoscere personaggi ormai facenti parte della storia artistica”; così Mikael Melbye, artista danese trapiantato a Cortona, ha riassunto la sua “Vita tra Musica ed Arte” al numeroso pubblico che lo ha seguito alla Factory Dardano 44 il 21 aprile scorso. Il racconto si è incentrato sulla sua carriera di baritono, che lo ha portato a cantare nei teatri di tutto il mondo, e su quella parallela di pittore di fama internazionale, che lo ha fatto poi diventare ritrattista ufficiale della casa reale di Danimarca. Adesso vive prevalentemente a Cortona. Lo abbiamo incontrato e intervistato.

Signor Melbye, come ha scoperto che poteva diventare un cantante lirico?

A 14 anni a casa di un amico, dopo una partita a tennis, ci mettemmo ad ascoltare dei Lieder di Schubert; io affermai che non mi pareva impossibile poterli cantare e scommisi con l'amico stesso che nel giro di un mese sarei riuscito a cantarli anche io. E così fu, misi alla prova la mia voce e scoprii che effettivamente riuscivo a cantare in modo naturale con i toni di baritono. Iniziai cosi a studiare con una maestra e poi all'Accademia Reale di Musica ed all'Accademia Dell'Opera; a 20 anni esordii al teatro di Copenhagen come Guglielmo nel Così fan tutte di Mozart. 

Quali sono stati i momenti più gratificanti della sua carriera di cantante lirico?

Ho avuto la fortuna ad esempio di poter cantare per molti anni al Festival di Santa Fé, nel New Mexico, ma anche alla Scala di Milano, al Metropolitan di New York, al San Carlo di Napoli, a Vienna ed a Salisburgo, dove sono stato diretto da Herbert von Karajan, uno straordinario direttore d'orchestra. Avevo solo 27 anni, si comportò con me come un padre premuroso e sotto la sua direzione abbiamo lavorato con il ruolo di “Don Giovanni”. Nel 1980 ho cantato a Spoleto in una “Vedova Allegra” e durante il festival mi fu consegnato il Pegaso d'oro, un premio internazionale che prima di me era stato attribuito tra gli altri a Leonard Bernstein, Samuel Barber e Carla Fracci. Tale riconoscimento contribuì ad accrescere la mia vita da artista anche al di fuori del mondo operistico.

Qual è stato il teatro a cui si è sentito più legato?

Oltre al Regio Teatro di Copenhagen , dove ho iniziato a cantare e mi sono sempre sentito a casa, il rapporto più bello è stato con il Teatro dell'Opera di Roma, dove ho cantato La Vedova Allegra nel ruolo del Conte Danilo, a fianco della grande Raina Kabaivanska; l'operetta venne rappresentata per vari anni ed oltre 100 repliche, con uno straordinario successo. Questo grande numero di recite ebbe l'effetto di farmi ottenere il riconoscimento delle Chiavi d’oro dell’Opera di Roma, che mi permettono di entrare ed assistere a mio piacimento tutti gli spettacoli del teatro.

Lei conosce molto bene il mondo dell'opera; oltre quello di cantante ha pure svolto altri ruoli?

Dopo oltre 20 anni di solo canto, ho iniziato a lavorare nel teatro anche come regista e scenografo, realizzando moltissimi spettacoli in tutto il mondo; in gioventù ho peraltro avuto anche esperienze di sartoria. Questa versatilità mi ha permesso di avere una visione a tutto tondo della vita del teatro musicale, un mondo meraviglioso in cui si esalta la creatività di uno spettacolo completo, sempre ricco di grandi artisti.

Quando è nata invece la sua passione per la pittura?

A 14 anni a casa di un amico ebbi l'occasione di vedere all'opera un celebre pittore danese, Kay Christensen, che stava dipingendo nel giardino della villa. Per vari giorni ho avuto modo di osservarne l'abilità e la bellezza del quadro che stava realizzando, finché fu lo stesso Cristensen ad invitarmi a provare. “Dai, prendi tela, colori e pennelli e realizza qualcosa anche tu!” mi disse. Io avevo un po' di esperienza di acquarello, dato che mia madre era acquarellista, ma con Christensen (che poi diventò il mio = caro amico) appresi ad usare i colori ad olio, tecnica alla quale mi sono poi dedicato. Anche durante il lavoro di cantante ed i miei impegni in giro per il mondo, portavo il mio cavalletto portatile e dipingevo con piacere, anche per rilassarmi un po'. Nel periodo in cui lavoravo a Santa Fé inoltre partecipai ad un workshop con il grande pittore Richard Schmid, grande ritrattista, che è poi stato mio maestro per i successivi 25 anni, diventando anche un grande amico.

Lei è oggi ritrattista della casa reale danese: come è nata questa importante attività?

Nel 2013 realizzai una mostra dei miei quadri al Museo Reale dei ritratti, uno dei luoghi di esposizione più prestigiosi di Danimarca. Nell'occasioni scrissi alla Regina, che nel 1993 mi aveva conferito la onorificenza di Cavaliere della Corona, se avesse gradito che io realizzassi un suo ritratto. La regina acconsentì; mi autorizzò anche a inserire nel ritratto i tre leoni di argento ed oro che fanno parte del Tesoro della Corona e che lei amava molto. Il risultato fu così apprezzato, che il mio ritratto della Regina è stato riprodotto in milioni di francobolli delle Poste di Danimarca. Da allora ho ricevuto l'incarico di ritrattista ufficiale della Casa Reale danese, che prosegue tuttora. Di recente per tale mia attività la Regina mi ha attribuito anche il titolo di Barone.

Come è nata la sua decisione di venire a vivere a Cortona?

Una quindicina di anni fa, insieme a mio marito Jan, decidemmo di cercare una casa in Italia, ipotizzammo dapprima la Sicilia ed altre regioni, ma poi preferimmo puntare su una casa in Toscana. Dopo aver fatto un giro, visitando oltre 30 diverse case, arrivammo a Cortona per visitare tre appartamenti che un'agenzia ci proponeva. Entrammo dentro le mura e dopo non più di 10 metri avemmo entrambi la sensazione che quello sarebbe stato il luogo perfetto. Vedemmo un appartamento che costituiva un tempo le stanze della servitù di un palazzo signorile, ma che era disabitato da ben 120 anni; ci piacque moltissimo e in poco tempo lo abbiamo risistemato, facendone una dimora molto accogliente.

Adesso ci siamo spostati fuori dalle mura, avendo acquistato e ristrutturato una bella casa sotto Santa Maria Nuova, con una vista meravigliosa a 360° e da cui si godono dei fantastici tramonti. Cortona è per me una patria nuova, dove ho ormai una grande quantità di amici, il cui calore mi rende gradevole e gioiosa la vita qui in Italia.

Grazie per questa intervista riservata al giornale L'Etruria.

Aldo Calussi