L’Etruria

Redazione

Sanità: la politica spreca, i bischeri riparano

Basta con il far ingrassare le strutture sanitarie private!

Sanità: la politica spreca, i bischeri riparano

Nel brillante e veritiero articolo di Ernesto Galli della Loggia, del Corriere della Sera del 20 dicembre scorso,” La realtà di un paese immobile”, si metteva in evidenza come tutto il settore pubblico italiano e di tutta la nostra organizzazione sociale l’Istruzione e la Giustizia fossero, per unanime riconoscimento, i due settori che versano nella situazione più critica, i settori su cui si puntano l’indice di maggiore inefficienza e scarsa qualità delle prestazioni e che costituiscono una seria ipoteca per l’avvenire dell’intero paese. A questi settori inefficienti andrebbe aggiunta la sanità pubblica che da anni vive in sofferenza per deficit di programmazione ed insicurezza del personale, per tutti i motivi riportati nelle cronache: mancanza di medici ed infermieri, scarsa remunerazione e luoghi di lavoro a rischio stress per gli operatori nei pronto soccorsi e le continue e ripetute aggressioni al personale da parte di scellerati o esasperati per i disservizi frequenti in tali unità operative. Il più delle volte si punta il dito sulla mancanza di risorse o tagli che i governi succedutisi nel tempo hanno apportato a queste amministrazioni: la realtà, anche se questa in parte è vera non è sufficiente a giustificare lo stato delle cose in cui si non ridotti gli ambiti amministrativi. I politici, siano essi ministri statali o assessori regionali o sindaci locali, non amano mettere in piazza le effettive condizioni in cui versano le proprie amministrazioni, i loro difetti, le incapacità ed i limiti della loro azione e del personale gestito. Non desiderano apertamente criticare o mostrare la realtà su cui devono avere a che fare i cittadini. Hanno tutti paura matta di dire la verità, temendo nefaste conseguenze in termini di voto. Ed in ragione di questo tacciono, hanno paura dell’impopolarità e soprattutto perché non hanno (quasi!) mai la competenza e l’autorevolezza per affrontare seriamente i problemi; per costoro quello che conta è spendere i soldi ( non come spenderli) e fare le nomine di personale, non tanto preparato quanto piuttosto a loro e al partito che rappresentano fidelizzato. Per paura ci si limita ai rattoppi, a provvedimenti insignificanti, a mancanza di presa di posizione, curando solo la comunicazione, la propria immagine con annunci ed interviste, essere ora presenti su tutti i canali social. E la sanità che ci dovrebbe curare è proprio questa il grande malato tenuto in piedi a stento per i continui e frequenti rammendi fatti da mestieranti della politica, incapaci di affrontare la situazione con interventi chirurgici, preferendo i pannicelli caldi per nascondere il reale stato di salute del servizio sanitario. La programmazione sbagliata sull’assunzione dei migliori professionisti e quei pochi che rimangono possono andare dove vogliono, meglio remunerati e meno stressati. L’errore di fondo ci sembra che possa essere stata anche la scelta di consentire ai medici la professione intramuraria chiamata “ intramoenia” per prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici dell’ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Si dia loro una remunerazione-stipendio più dignitosa ma non si consenta a loro di stare nel pubblico e nel privato. O l’uno o l’altro. Occorrono scelte scomode che indichino quali interventi fare e quali no, altrimenti le liste di attesa saranno sempre più lunghe, con interventi mirati sulle patologie più gravi e tralasciare, come dichiarato dal prof. Giuseppe Spinelli, chirurgo Maxillofacciale di Careggi, gli interventi di settoplastica al naso. Occorre il taglio dei doppioni e soprattutto dei piccoli ospedali: le sale operatorie richiedono investimenti di centinaia di milioni di euro e non possono permettersi il lusso di non essere utilizzate al 100%. Il nostro Ospedale della fratta è un esempio da manuale, si trova in questa situazione: i migliori specialisti vanno e vengono e la struttura è decollata in pochi settori da ritenersi marginali rispetto ai costi sostenuti. Già la localizzazione in un bacino di utenza non sufficientemente popolato lo rendono insignificante: privo di decente infrastruttura viaria e servizi pubblici, Una seria programmazione può essere fatta solo con le risorse che si hanno e non su quelle che ci aspetteremmo di avere. Occorre correre ai ripari nell’immediato, con decisioni drastiche ma possibili, anziché doversi ritrovare a breve al collasso della sanità. La sciagurata decisione della regione Toscana di dare il via libera all’aumento dell’ Irpef è la riprova conclamata delle disfunzioni, degli sprechi, delle scelte sbagliate sulla sanità: si preferisce il tornaconto elettorale anziché assumersi delle responsabilità. L’aumento regionale dell’Irpef è solo un tampone temporaneo ma non strutturale per il buon funzionamento della sanità e l’onere è una beffa che ricade non sui più ricchi ma su pochi, perché il 73,3% è esentato per un imponibile inferiore a 28 mila euro annui. Solo 485 mila persone hanno un imponibile con oltre 50 mila euro. Chi effettivamente pagherà non saranno certamente gli evasori; non pagheranno tutti coloro che hanno una partita IVA e applicano il regime forfettario: fino a 85 mila euro di ricavi non pagano l’Irpef ma il 15%dei ricavi ( commercialisti, avvocati e altri professionisti); oltre a questi non pagano l’Irpef chi lavora da solo e consegue un ricavo inferiore a 85 mila euro (es. falegnami, muratori, titolari di negozi di vicinato ecc.). Dunque pagheranno solo i pensionati e chi ha un reddito medio fra 35-50 mila euro. Questi soggetti saranno i più colpiti sia con l’Irpef sia perché costretti a rivolgersi alla sanità privata a causa delle lunghe liste di attesa. L’errore della Regione Toscana è proprio quello di allontanare il cittadino dalla sanità pubblica e fare ingrassare le strutture private. Le Aziende ASL che allontanano i paganti per disfunzioni o cattiva organizzazione ed accettano solo i non paganti ticket, sono imprese fallimentari, destinate al default, all’inefficienza. Non è pensabile che i pochi paganti, per visite specialistiche o analisi, destinati dopo lunga lista di attesa ad una struttura sanitaria, non in prossimità al proprio territorio, ma lontano da questo, debbano rinunciare alle prestazioni del servizio pubblico. Saranno costretti, sia per i tempi brevi che per ragioni economiche ( ticket, spese di auto privata e tempo) a rivolgersi a strutture private di prossimità, con grave danno economico per quelle pubbliche. Crediamo fermamente che il sistema sanitario pubblico vada salvaguardato e migliorato non con palliativi ma con coraggiose scelte che non tengano conto delle scadenze elettorali ma il benessere dei cittadini. Solo i bischeri sono costretti a ripianare la voragine sanitaria creata dalla dissennata politica regionale che sta peggiorando i servizi e l’assistenza sanitaria. E le furbate politiche, siamo certi, non pagheranno: le elezioni si avvicinano ma gli elettori si allontanano. Non chiedeteci il perché! Datevi una risposta, facciamo delle considerazioni: il paese è marcio, è immobile, ingessato da una classe politica miope ed inconcludente che non sappiamo se, per ignoranza o omertà, temono di mettere a nudo la verità. Dovremmo per questo ringraziare Giani per gli auguri rincarati per il 2024?

Cortona il 24.12.2023   Piero Borrello