L’Etruria

Redazione

Vaccinarsi,vaccinarsi,vaccinarsi: queste le tre strade per uscire dalla pandemia Covid-19

L’esempio della nostra collaboratrice Chiara, giovane medico ospedaliero e donna incinta all’ottavo mese.

Vaccinarsi,vaccinarsi,vaccinarsi: queste le tre strade per uscire dalla pandemia Covid-19

Si parla tanto in questi giorni di vaccino e di vaccinazione anticovid. Ci sono tante discussioni e, purtroppo, anche tante posizioni di rifiuto che circolano nei media e nei social, comprese alcune forti contestazioni di personale sanitario che di fatto, nel migliore dei casi no-vax, consigliano di non vaccinarsi alle persone sotto i sedici anni; alle persone con bassa immunità; alle donne incinte e alle persone che vogliono avere bambini in futuro. Da domenica è partita nelle reti televisive nazionali la campagna pro-vaccino del Governo con i tre  spot realizzati dal regista premio oscar Giuseppe Tornatore .  La nostra giovane collaboratrice Chiara Camerini, medico ematologo presso l’Ospedale di San Luca di Lucca  e donna incinta all’ottavo mese e ancora al lavoro fino a tutto gennaio, si è vaccinata nei giorni scorsi ed a lei abbiamo chiesto un parere e di raccontare ai nostri lettori la sua vaccinazione. Ecco qui di seguito la sua testimonianza.

Per uscire dalla pandemia ci sono solo tre strade: vaccinarsi,vaccinarsi,vaccinarsi! Il vaccino è un diritto/dovere irrinunciabile per tutti cittadini e non si deve avere paura. Lunedì 11 Gennaio 2021 ha rappresentato per me una giornata emozionante e piena di gioia. Infatti, grazie al lavoro di cui vado fiera, ho ricevuto la prima dose della vaccinazione anti-SARS-CoV-2. La dose mi è stata somministrata presso l’Ospedale San Luca di Lucca, dove lavoro in qualità di ematologa. Il primo febbraio avrò il richiamo della seconda dose. Nel mio ospedale, c’era una atmosfera di festa già dal 4 Gennaio, giorno in cui ufficialmente sono iniziate le vaccinazioni per tutto il personale sanitario. Ho visto colleghi, infermieri, OSS, che si sono resi disponibili nella somministrazione del vaccino e altrettanti colleghi, infermieri e OSS e personale sanitario, che si sono prenotati già a metà Dicembre 2020 nella campagna di pre-adesione alla vaccinazione. Mi ha sicuramente stupito la elevata adesione da parte del personale sanitario, nonostante i dubbi e le incertezze, che possa generare in maniera naturale una novità. La felicità, che sprigionano gli occhi dei vaccinati, benchè la mascherina oscuri il sorriso, è evidente dalle foto che abbiamo visto nelle ultime settimane scorrere nei social e nei network. Il sottoporsi al vaccino non è una banalità. E di conseguenza le foto fatte nell’atto di eseguire questo vaccino assumono un significato di sfida al nemico invisibile che si è preso gioco di noi negli ultimi 10 mesi, infilandosi nella vita di ognuno di noi e incutendo terrore al solo sentirlo nominare. 

Finalmente abbiamo un’ arma vincente nei confronti del virus. L’adesione alla campagna di vaccinazione non solo è una protezione per se stessi, ma è un atto di amore verso gli altri, in quanto si interrompe la catena di trasmissione, che tanto comodo fa al virus.  La foto non è, nè vuole essere un motivo di autocelebrazione, ma solo una testimonianza del fatto che chi si espone, ci mette la faccia, anche per gli altri. Soprattutto contro le “fake news” da cui siamo purtroppo circondati. Pertanto il vaccino, unica arma nei confronti di una pandemia, che ci ha stremato e continua a mietere vittime, è un diritto, ma anche un dovere soprattutto per il personale sanitario, che, come dimostrano le tante foto che abbiamo postato sui social , non si è mai tirato indietro. Come medico, seppur non in prima linea, sono orgogliosa di far parte della categoria privilegiata di coloro che hanno ricevuto il vaccino. Inoltre mi trovo in una situazione particolare, ovvero quella di una gravidanza, per fortuna non complicata. Come tale, visto il fatto che le donne in gravidanza non sono state incluse negli studi clinici (i cosiddetti “trial” clinici) che hanno portato alla approvazione del vaccino, mi sono informata adeguatamente prima di decidere se sottopormi o meno al vaccino, e, dopo essermi confrontata con la mia ginecologa, visto il rischio che corro nella esposizione lavorativa, ho tratto le seguenti conclusioni in qualità di operatore sanitario: non esistono controindicazioni assolute alla vaccinazione anti-Covid-19 nelle donne in gravidanza (a meno che ci si trovi nel primo trimestre, periodo in cui l’embrione è in corso di formazione), come non  esistono nelle donne che sono in fase di allattamento. Chiaramente è necessario discutere di questa opportunità con il proprio ginecologo di riferimento, che valuterà dal punto di vista medico l’indicazione alla somministrazione del vaccino. Vi invito a leggere il “position paper” della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) di cui segnalo il link:  

https://www.sigo.it/wp-content/uploads/2021/01/VaccinoCovid19eGravidanza-SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE-SIN_02-01-2021.pdf

Novità riguardo a questo tipo di categoria a rischio ce ne saranno sicuramente nelle prossime settimane. L’invito è quello di informarsi sempre da fonti attendibili e non affidarsi a consigli o passa-parola che circolano a go-go sui social”.

Grazie, Chiara, per questa importante testimonianza.

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