L’Etruria

Redazione

Vannuccio Faralli: il sindaco della Liberazione, da Cortona a Genova in nome della libertà

Un uomo, due città e una sola bandiera: la libertà

Vannuccio Faralli: il sindaco della Liberazione, da Cortona a Genova in nome della libertà

Un uomo, due città e una sola bandiera: la libertà

Vannuccio Faralli è l’uomo che unisce le colline etrusche di Cortona al ruvido mare di Genova. È il filo della memoria, della storia e del coraggio. Nato a Cortona e protagonista di rilievo a Genova che gli ha dedicato una piazza in pieno centro, Vannuccio Faralli è stato il primo sindaco della città ligure dopo la Liberazione e fu tra gli uomini che, il 25 aprile 1945, hanno fatto la Storia, quella vera.

A raccontare la vita e le vicende del celebre cortonese ligure d’adozione è il libro dello studioso Dott. Mario ParigiVannuccio Faralli. Storia di un’Italia dimenticata”, edito da FrancoAngeli. Un’opera che restituisce voce, corpo e anima a una figura fondamentale della Resistenza. E il 27 aprile 2025, in occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, verrà ricordato nel suo paese natale con una cerimonia ufficiale alla presenza dello stesso Dott. Parigi e del professor Ivo Biagianti.

La vita di Vannuccio Faralli, un cortonese a Palazzo Tursi

Vannuccio Faralli nasce a Monsigliolo, una frazione di Cortona, nel 1891. Ultimo di sette figli, cresce in un ambiente contadino che lo forma nel carattere e nella coscienza sociale. A soli quindici anni si trasferisce a Genova, dove raggiunge i fratelli. Ed è lì che tutto comincia. L’iscrizione al Partito Socialista, i primi comizi, l’attività instancabile tra Toscana e Liguria, tanto intensa da guadagnarsi la definizione di “socialista pericoloso” e la schedatura come sovversivo. Pacifista per convinzione, Faralli risponde comunque alla chiamata alle armi durante la Prima guerra mondiale. È ufficiale al fronte, viene ferito, ma non perde mai il senso del dovere. Nonostante l’onore guadagnato sul campo, nel 1927 viene degradato per motivi politici: per il regime fascista era “indegno” di portare una divisa. Il colpo è durissimo, ma non lo ferma.

Una vita di impegno e resistenza

Negli anni Venti, mentre l’Italia scivola nel buio del fascismo, Vannuccio Faralli non molla. Eletto consigliere comunale sia a Cortona sia a Genova, nel 1921 è costretto a fuggire dopo un agguato degli squadristi. Si rifugia a Genova, apre una piccola industria, ma continua la sua attività politica. Viene arrestato nel 1926 e condannato al confino. Ma neppure questo basta a spegnere il suo fuoco. Nel 1943, con la caduta del regime, torna in prima linea: è tra i fondatori del Comitato di Liberazione Nazionale ligure, sostiene la Resistenza armata, nasconde partigiani e organizza azioni clandestine. Viene catturato dai nazisti nel 1944, torturato selvaggiamente alla Casa dello Studente di Genova, perde l’uso di un occhio, ma non tradisce. Per questo riceverà la medaglia d’argento al Valor Militare.

Vannuccio Faralli, il sindaco della rinascita di Genova

Il 25 aprile 1945, Genova si libera da sola, senza l’aiuto degli alleati. È un’eccezione nella mappa della Resistenza. E quel giorno, il CLN lo nomina sindaco. È il primo cittadino della Genova libera. Palazzo Tursi lo accoglie come un simbolo, ma lui non ha smanie di protagonismo, piuttosto si mette subito al lavoro. Sgombera l’amministrazione dai fascisti, cambia la toponomastica, pensa a una città moderna. Costruisce case popolari con garage e ascensori, un lusso per l’epoca. È socialista, ma prima ancora è uomo di popolo. Uno che crede nella giustizia sociale, nella pace, nella dignità. Deputato all’Assemblea Costituente, sottosegretario all’Industria nel terzo governo De Gasperi, parlamentare per tre legislature, amico di Nenni e Mattei, Faralli resta sempre fedele a sé stesso. Con la sua cravatta alla Lavallière da rivoluzionario ottocentesco, incarna un socialismo romantico, puro e raro.

Il testamento e l’eredità di Vannuccio Faralli

Muore il 1° gennaio 1969 e nel testamento Vannuccio Faralli scrive: “Il socialismo è l’ansia dell’umanità travagliata, il posto sicuro dove finalmente la collettività umana troverà la giustizia, la libertà e la pace”. Parole che oggi suonano come un monito e un importante promemoria. Ricordare Vannuccio Faralli il 25 aprile significa non solo onorare la sua figura, ma rimettere al centro della Festa della Liberazione il valore della memoria, della resistenza e dell’impegno. È una festa che appartiene a tutti, indipendentemente dal credo politico o religioso. Una festa di libertà, quella vera, conquistata con la fatica, con il sangue e con il coraggio.

Rosella Schiesaro©

Si ringrazia il Dott. Mario Parigi, storico e autore della biografia “Vannuccio Faralli. Storia di un’Italia dimenticata” (FrancoAngeli Editore, 2004), per il prezioso contributo e per la gentile concessione delle fotografie.

Riproduzione Vietata testo e fotografie.

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