L’Etruria

Redazione

E-taliano e Cortona

Una breve intesi dell’interessante argomento affrontato recentemente alla Factory Dardano 44

E-taliano e Cortona

Raccolgo con piacere l’invito di Ivo Camerini, che ha recentemente presentato a L’Etruria la realtà della Factory Dardano 44, a raccontare in breve il mio intervento dell’11 gennaio scorso. Quando l’ideatore e fondatore della Factory Aldo Calussi mi ha chiesto di portare al suo pubblico una presentazione sull’italiano elettronico, argomento della mia tesi di laurea, ho subito accettato: parlare della lingua italiana e della sua evoluzione è infatti una delle mie attività preferite. Così mercoledì 11 gennaio alle 18, un nutrito gruppo di avventori ha potuto approfondire la conoscenza dell’e-taliano, una varietà di lingua trasmessa versatile e volubile con cui ci misuriamo ogni giorno: in altre parole, la lingua di internet. Proverò maldestramente a riportare in poche righe alcuni degli argomenti trattati.

Come ci ricordano i linguisti, saper parlare significa saper pensare: muoversi con abilità all’interno della lingua è quindi una prerogativa dell’essere umano che voglia farsi creatore attivo della propria esistenza, che voglia scegliere il meglio per sé stesso e dunque per il suo modello di umanità. Conoscere le parole, maneggiare i registri, sperimentare e giocare con la lingua sono il punto di partenza per la formazione del buon cittadino: una considerazione allarmante se si pensa che più del 50% degli studenti non è in grado di comprendere un testo scritto.

Quale ruolo hanno i social in tutto questo? Per gran parte degli addetti ai lavori la lingua di internet è uno specchio della nostra realtà linguistica, ma essa rappresenta anche un banco di prova e un motore per l’uso di certe scelte: fino a qualche decennio fa la maggioranza di coloro che uscivano da scuola smetteva di scrivere, mentre oggi all’uso parlato di massa si è aggiunto l’uso scritto di massa, è caduta la “cortina di carta”, alla pratica materiale fondata sulla fisicità si è sostituita una scrittura immateriale, con tutto ciò che ne consegue. 

Il canale trasmesso, con le sue caratteristiche, ha così cominciato a veicolare una comunicazione mediata da dispositivi elettronici, che ha delineato una varietà di lingua a sé: l’e-taliano. Seguendo quello che Giuseppe Antonelli definisce “Effetto W”, si potrebbe dire che chiunque (who) ha cominciato a comunicare con chiunque da ogni luogo (where), in qualsiasi momento (when), su qualsiasi cosa (what) per qualunque motivo (why). Resta una domanda: come comunichiamo sui social? Sempre Antonelli ricorda come saper digitare non significhi saper scrivere, perché le proprietà del mezzo fanno dell’e-taliano una varietà in posizione media tra la spontaneità del parlato e la pianificazione dello scritto, una varietà dell’immediatezza, caratterizzata da brevità, dialogicità, emotività, interattività, multimodalità e intertestualità. Scrivere in e-taliano sarà quindi un’abilità da coltivare per ragioni di rapidità ed efficacia, purché non diventi l’unico modo di scrivere che conosciamo, in quanto incapace di accompagnare un’esauriente attività di riflessione e uno sviluppo virtuoso del senso critico. Allo stesso tempo la lingua dei social, secondo meccanismi di appagamento e rispecchiamento tra utenti, svolge anche il ruolo di cassa di risonanza per certi usi della lingua, fornendo l’uso di un’arma in più per trascinare la norma verso di sé: l’uso per lo più esclusivo della coordinazione (o paratassi), la riduzione dei tempi verbali, l’uso arbitrario della punteggiatura che sacrifica vari segni di interpunzione e la rinuncia a certe parole sono solo alcuni dei tratti che la rete accoglie e promuove, adatti al processo di semplificazione che l’e-taliano deve perseguire, ma drammaticamente pericolosi per un pensiero che voglia farsi carico della complessità. 

Sulla mia pagina Facebook il link https://www.youtube.com/watch?v=HvR63f3QA8I per l’intervento integrale. Per saperne di più: L’e-taliano,a cura di Sergio Lubello, Franco Cesati editore, 2016 e Giuseppe Antonelli, L' italiano nella società della comunicazione 2.0 ,Il Mulino, 2016.

Iacopo Mancini