L’Etruria

Redazione

Luigi Bruni: un professore, un preside, un cortonese “fanciullino" e grande servitore dello Stato e della nostra piccola Patria.

Un ricordo in occasione dei cinquant'anni dell' Itc Francesco Laparelli

Luigi Bruni: un professore, un preside, un cortonese “fanciullino"  e grande servitore dello Stato e della nostra piccola Patria.

Quando l’11 settembre 2014, dopo alcuni mesi di incurabile malattia, Luigi Bruni parte per il suo viaggio verso la Gerusalemme Celeste, lascia  nel dolore più grande non solo la moglie Sonia, le figlie Giulia ,Valentina e Antonella , i nipoti Michele, Filippo, Andrea, Edoardo,Jacopo, la nipote Chiara, i generi Paolo e Gianluca e i parenti ,il fratello Carlo e la sorella Anna, ma anche  i cortonesi e gli amici tutti che improvvisamente non possono trovare più per le antiche strade e piazze di Cortona, il giovane farmacista, il professore, il preside, il cortonese perbene, il fanciullino sorridente e grande servitore cortese dello Stato, della sua e nostra piccola Patria, della sua e nostra Cortona.

Luigi Bruni , nato a Roma il 22 luglio 1935, figlio di Antonio e di Angela Cipollini, ha attraversato infatti tutta la Cortona del Novecento e quella d’inizio di questo nuovo secolo da persona mite ed amica di tutti, da innamorato della nostra città di cui è stato un grande, amabile protagonista della sua vita culturale e sociale a partire dagli anni 1950 fino al 2014. Dapprima come giovane sportivo praticante di calcio ed altre discipline, come giovane speziale nella farmacia dello zio Leone Bruni, in via Nazionale; quindi  come professore di chimica e scienze nelle nostre scuole superiori, come preside incaricato della Scuola Media Pietro Pancrazi e, dal 1980 fino alla pensione arrivata nel 1999, come preside di ruolo nell’Istituto Commerciale per Ragionieri Francesco Laparelli, di cui era stato uno dei fondatori nel 1970.

Luigi Bruni, a partire dagli anni 1980, entra in simbiosi profonda con la Civitas di Cortona anche e soprattutto con la sua azione di operatore volontario della vita culturale cortonese. Sul finire del Novecento e nel primo decennio del nuovo secolo è infatti soprattutto lui che riporta il nostro Teatro Luca Signorelli ai grandi fasti del 1700, facendogli vivere un trentennio di perfomances teatrali e di location di iniziative civiche e politiche davvero da epoca d’oro.

Uomo cortonese all’antica, ricco di grande cultura ed umanità personale, Luigi Bruni è l’amico e il consigliere di tutti e, per un momento, anche il sindaco in pectore del  partito popolare cortonese ( ex-democrazia cristiana) che negli anni 1990 vede in lui il candidato ideale e vincente per una proposta politica cittadina nuova e rivolta al futuro. Ma Luigi , con il sorriso, la serenità e la gentilezza che gli erano propri rifiutò quella proposta per dedicarsi a tempo pieno all’Accademia degli Arditi e al suo Teatro che appunto con lui divenne il punto di unione e di fucina culturale e civile di una Cortona tornata, come nel millesettecento, “ombelico del mondo”.

Non a caso, al momento della sua morte, il sindaco di Cortona, Francesca Basanieri , lo saluterà pubblicamente come il “protagonista assoluto per decenni della vita culturale della nostra città. Tutta la sua vita è stata dedicata a Cortona; ha sempre creduto nel dialogo e nella collaborazione tra istituzioni culturali private ed enti pubblici. Un modello di successo che ha contribuito a portare Cortona ai livelli di prestigio internazionali odierni . Il suo impegno, prima nella scuola e poi nel teatro, è stato straordinario. Un modello di serietà, passione e professionalità che resterà di esempio per tutti. Negli occhi e nel cuore di tutti noi vi è Luigi Bruni che accoglie il pubblico al suo amato teatro Signorelli con gentilezza e cordialità rendendo l’esperienza culturale unica e nello stesso tempo popolare e dinamica”.

Personalmente, avendolo avuto come preside all’Itc Laparelli e avendo avuto l’onore della sua amicizia e della sua stima, non posso non ricordarlo anche con alcune parole  regalate a me e ai miei alunni in alcune interviste che con tanta attenzione e cortesia sempre ci rilasciava in occasione dell’uscita dei giornalini scolastici che facevo realizzare ai miei studenti in inizio di anno scolastico al posto del primo compito in classe di italiano.  

Cosa diceva Gigi a me, ai miei alunni con  quelle sincere chiacchierate tenute al di fuori del protocollo istituzionale? Tante cose importanti e di buonsenso, ma ascoltiamolo ,in parte, nell’intervista che ci concesse nel numero unico “La Sveglia” del 1988.

Sotto il titolo : “La mia porta è sempre aperta. La parola al preside manager dell’ITC Laparelli”, “ il carissimo Gigi , preside gentiluomo”, come lo chiamano i giovanissimi intervistatori, risponde sui problemi dell’Istituto, sul diritto allo studio,sui suoi rapporti con i professori e con gli studenti, sul suo lavoro di preside dell’autonomia scolastica anche finanziaria, sulle trasformazioni messe in campo per tenere l’istituto al passo dei tempi che cambiano, su come gli alunni  si devono preparare per fare una buona maturità.

Alla domanda un po’ birichina del “ come si sente ad essere la persona più importante dell’istituto?”, chiara e forte è la sua risposta: “Ma perché devo essere la persona più importante?  Le persone sono importanti  tutte alla stessa misura, ognuno fa la sua parte. Io devo fare questa del preside. Non per questo mi devo sentire la persona più importante: levatevelo dal capo! Una persona deve restare sempre il fanciullino di cui parla il poeta Pascoli sia nel privato familiare sia nel pubblico di una professione ”.

Ecco, Gigi era uno di noi, uno della scuola che vedeva sulla stessa barca professori ed alunni, preside e collaboratori. Un preside e un manager antelitteram che con il sorriso sulle labbra tirava la carretta, chiedendo condivisione e solidarietà per star bene insieme a scuola e nella città, per crescere  bene insieme, giovani e meno giovani, per  un sapere che è si saper fare , ma soprattutto saper essere uomini e donne  maturi ed adulti in un mondo, scolastico e non,  in continua, tumultuosa crisi evolutiva. Un mondo che, come diceva Gigi in quell’intervista,  ha bisogno di persone preparate e colte, ma sopratutto dotate di buonsenso, di fraterna,  umile attenzione al divenire dei giovani e della loro formazione teorica e pratica, premessa indispensabile della felicità del vivere lavorativo e sociale.

Luigi Bruni era infatti un dirigente scolastico che credeva e praticava quel vivere sociale che non solo sa guidare l’istituzione che dirige, ma sa anche riconoscere con felicità e obiettività  il merito e la passione per quello che i collaboratori e i dipendenti mettono nel progetto comune educativo.

Come, infatti, non ricordare la sua felicità in quella  mattina del 19 giugno 1995 quando, ascoltato il resoconto sulla partecipazione da me effettuata con una piccola  delegazione studentesca al Convegno nazionale sulla stampa studentesca, tenutosi nei tre giorni precedenti a Roma ,si congratulò di cuore per la citazione e la video-ripresa del nostro giornalino Zanzare che era stato mostrato al Tg1 delle venti della sera prima assieme ad altri due fogli del giornalismo scolastico italiano e, con uno straordinario sorriso, volle offrirmi  un caffè  in Sala professori. Il suo sorriso e la sua felicità per i buoni risultati dell'Istituto furono la moneta  buona e solida della sua lunga gestione del Laparelli. Il preside gentiluomo, generoso  e dal sorriso accogliente era un punto di riferimento e una garanzia per tutti. 

Ma il suo sorriso bello e buono, mi ricorda Sonia Calosci , sua moglie e collega insegnante, “ è stato la caratteristica costante di tutta la sua vita sia nel privato della  famiglia sia nel suo  molteplice e appassionato fare ed agire  in pubblico”.

Un sorriso e un modo di rapportarsi all’altro, alla scuola e alla città che è stato davvero la bella divisa che Luigi Bruni ha sempre indossato con sincerità ed onore, non solo perché uno degli ultimi  seguaci della teoria della poetica pascoliana del fanciullino, ma anche e soprattutto per la forte fede cristiana ed umanistica che ha saputo mettere in tutto ciò che, con grande amore e generosità, ha fatto per la sua/nostra  scuola e per la sua/ nostra Cortona.

Un amore ed una generosità non comuni che gli vennero riconosciute nel saluto ufficiale del Provveditore agli Studi di Arezzo nell’autunno 1999, al momento del suo andare in pensione, con una bella lettera che Sonia, gentilmente, mi mostra nella mia recente visita a casa sua e in cui Alfonso Caruso, tra l’altro , scrive: “desidero esprimerle  i miei migliori auguri  per un futuro pieno di serenità. E non si tratta -mi creda- di un formale saluto dell’Amministrazione  nei confronti di chi ha dedicato tantissimi anni  alla scuola, ma di un’autentica stima e riconoscenza da parte  di chi scrive , che in tante occasioni ha avuto modo di apprezzare le sue qualità umane e la sua professionalità. Non  le nascondo  che provo un po’ di rammarico nel pensare di non poter contare nel mio lavoro sul suo contributo, ma sono convinto che non mancheranno occasioni per realizzare  ancora una proficua collaborazione”. 

Proficua collaborazione che, da quell’autunno 1999 fino all’agosto 2014 , quando il male incurabile comincia a minare la sua forte fibra fisica, Luigi Bruni riserverà però non più alla scuola, ma interamente e con l’amore e la generosità di sempre alla sua Cortona , al suo Teatro Signorelli, all’Accademia degli Arditi, all’ Ufficio Cultura del Comune, ai suoi amici della partita a carte, alla sua adorata Sonia e alle amate famiglie delle sue tre figlie.

Nella foto-collage di corredo, alcuni primi piani di Luigi Bruni conservati dalla moglie Sonia nella casa di via Roma e una foto ricordo con Mario Aimi (tratta dal libro: " Il teatro Signorelli di Cortona", Tiphys Editoria, 2016).

Mario Aimi, il medico e l’amico  presidente che   lo ha voluto sempre con sé come "tesoriere e direttore generale"del Teatro Signorelli e dell’Accademia degli Arditi e che, più di ogni altro cortonese, gli è stato accanto nei suoi lunghi anni  di straordinaria e bella gestione del Signorelli, cosi oggi lo ricorda: " Ho conosciuto Luigi Bruni fin da quando ero bambino, anche perché siamo stati entrambi musicisti  nella Banda di Cortona ( lui suonava il clarinetto ed era bravo, ma soprattutto era un ragazzino molto educato) . Era più grande di me e io non avevo molta confidenza con lui. L’amicizia è nata negli anni 1990  quando,in un momento molto delicato della mia vita, insieme ad altri amici, mi invitò a far parte del Consiglio del Teatro . Per me fu un grande dono che mi ha aiutato a superare le mie difficoltà. Cominciò allora una grande amicizia che si è protratta per oltre vent’anni in cui abbiamo lavorato con grande fervore per il bene del Teatro e della nostra amata Cortona. Vorrei ricordare momenti indimenticabili come il Tuscan Sun Festival, ma anche gli spettacoli estivi nella piazza e le nostre belle stagioni di prosa. Avrei mille episodi da raccontare. La sua presenza costante ed attiva al Teatro era per me uno stimolo a lavorare sempre in perfetta sintonia. Il sorriso, l’accoglienza, l’essere sempre pronto a comprendere le ragioni degli altri erano le sue caratteristiche principali. Quando avevo qualche preoccupazione nel decidere di fare qualche spesa che sarebbe potuta risultare eccessiva per le casse del Teatro io chiedevo sempre consiglio a lui : se mi diceva che potevamo permettercela, ero tranquillo. Altra caratteristica di Gigi era lo spessore culturale: una garanzia assoluta della qualità delle scelte artistiche. La sua scomparsa è stata per me una perdita gravissima, soprattutto dal punto di vista umano; ancor oggi nella sua sedia all'ufficio del Teatro nessuno si siede , perché è come se lui fosse lì seduto a darmi i suoi preziosi consigli".

Anche il professor Alessandro Silveri, suo collaboratore e vicepreside per una vita, sentito telefonicamente, così lo ricorda: "Mi legano a Luigi tanti anni,i migliori della mia  vita professionale trascorsi all' ITC "Laparelli". Di Gigi ho sempre apprezzato l'onesta' intellettuale, il forte legame con la scuola e la straordinaria capacita' organizzativa. Sempre rispettoso delle altrui opinioni non e' mai stato un preside "padrone", ma ha lasciato sempre ampia liberta' e rispetto per chi, come il sottoscritto ,  per tanti anni ha collaborato al suo fianco  nella non semplice gestione del nostro Istituto. E' stato un prezioso e caro amico sempre prodigo di consigli con la sua grande competenza e umanita', lasciando in me un grande vuoto". 

Ivo Camerini