L’Etruria

Redazione

Montagna cortonese, la Macchia della Giuanna

Piccolo racconto di una escursione primaverile in un castagneto secolare, ma abbandonato all'incuria

Montagna cortonese, la Macchia della Giuanna

L'ultima volta che ero stato in visita ai castagni secolari della " Macchia della Giuanna" era stato nel maggio del 2010 quando vi accompagnai babbo Gigi ottanttottenne, ancora sbrinco cacciatore e appassionato  fungaiolo, per una escursione pomeridiana alla ricerca di finferli e guatarelli.  Muniti di un bastone per la difesa dalle vipere e forti di un cavallo di San Francesco spedito e vigoroso attraversammo Santarzo, gli Armari e il Minima in un batter d 'occhio con al seguito il suo fido Laika, che gli è sopravvissuto per ben tre anni dopo la sua morte avvenuta a novanta quattro anni per un tumore all' intestino mal operato. Laika nell'agosto dell' estate 2019 scelse di allontanarsi dall'atavica casa dei Camerini in Borgo Casale (dove secondo una leggenda raccontata da un anonimo manoscritto rinvenuto e pubblicato agli inizi sempre del 2019 da chi scrive, ventidue secoli fa avrebbe sostato niente meno che Annibale Barca per preparare la sua famosa battaglia del Trasimeno,cfr. Le cinque giornate di Annibale tra Vallecalda e Cerventosa) per scomparire nel nulla proprio in direzione della macchia della Giuanna. In ricordo di babbo Gigi,morto con la patente auto e la licenza di caccia in tasca a novantaquattro anni e con la nostalgia sognante di reincontrare la sua cagnolina Laika, ieri , munito di un bastone e di un cavallo di San Francesco un po' imbrocchito rispetto al 2010, son tornato alla macchia della Giuanna.

Un bosco, un castagneto secolare , oggi abbandonato e ormai vera e propria selva selvaggia, ma per me pieno di ricordi e luogo affascinante per momenti onirici che mi regala ogni volta che ci vado. Anche se poi questi miei sogni si concludono non sempre come ieri. Cioè con la raccolta di un piattino di finferli, come documenta la foto in gallery, per una buona pastasciutta in omaggio appunto al proverbio contadino: "maggio, funghi per assaggio".

Ormai ogni volta che vado alla macchia della Giuanna i sogni hannoanche  brutti risvegli causa l'incuria, l'abbandono in cui vengono tenuti i castagni secolari di questo bosco e le ferite mortali che i visitatori, occasionali e delinquenti, gli infliggono come si può vedere sempre da due foto della gallery che documentano l'incivile abbandono di bottiglie di birra e di scatolame da colazione al bosco.


Nella foto di corredo e nella maggioranza di quelle in gallery documento proprio la bellezza e il fascino di alcuni castagni giganti che ancora popolano la nostra montagna cortonese e che il nostro comune, ora molto impegnato a valorizzare con progetti agro-silvoturistici come quelli di Sant'Egidio e di Ginezzo, dovrebbe aiutare con pubbliche sovvenzioni mirate per una ricostituzione a frutteto o ad oasi naturale didattica per i giovani.

Il castagno gigante della prima foto è ormai morto, nonostante i rigogliosi polloni del suo immenso ceppo ed è un monumentale monito  all'abbandono della vita e dell'economia domestica in questa parte fondamentale del territorio cortonese. Un territorio che, nei secoli passati ed ancora nel primo novecento, fu il vero motore della nostra economia locale e risorsa fondamentale contro la fame e le carestie che nei tempi andati martoriavano gli inverni di Cortona.Inverni anche  come quelli recenti del 1943 - 45 quando il grande vescovo Franciolini ad ottobre feceva stivare nelle cantine del vescovado e del seminario oltre trecento quintali annui di castagne raccolte dai parroci di montagna per dare da mangiare agli sfollati e ai bisognosi.

A proposito del 1944 questo castagno buso della prima foto ( allora in piena rigogliosa vita e con tronco non squarciato nel lato ovest) era ancora un ottimo, sicuro rifugio per boscaioli che non volevano tornare a casa la notte per riprendere presto il loro lavoro alla mattina e (come mi raccontò babbo ancora nel maggio 2010) fu il suo nascondiglio di soldato sbandato rientrato avventurosamente dal fronte francese dopo l'otto settembre 1943. Fu  il suo  porto sicuro di salvezza durante la caccia e le note rappresaglie tedesche scatenate e attuate nei mesi febbraio-giugno del 1944 contro i partigiani cortonesi di cui Gigi fu membro volontario di supporto logistico sotto il comando di Valli e don Antonio Mencarini.

Babbo Gigi aveva grande attenzione e venerazione per questo grande castagno  perché  durante la ritirata dei tedeschi da Cortona a Città di Castello per due notti e due giorni fu la sua dimora invisibile mentre i fanti germanici a gruppetti distanziati raggiungevano Trestina e Canoscio  per difendere la Linea Gotica e soprattutto perchè durante la sparatoria dei Barocci di fine maggio 1944 in cui fu ucciso il giovane adolescente Santino Bruni, egli era riuscito ad attraversare il fiume Minima e calandosi dentro il tronco buso di questo castagno a sfuggire ai cani lupo dei tedeschi che arrivati attorno al castagno smisero miracolosamente di abbaiare e furono richiamati dai militari tedeschi  fermi sui margini sul viottolo del Fondaccio sotto le Rocche e sotto la Macchia della Giuanna.

Una macchia della Giuanna che ieri, pur nella fatica di una scarpinata pedestre non agevole, mi ha regalato non solo qualche guatarello per una buona pastasciutta, ma anche alcuni interessanti ricordi che da giornalista di strada condivido volentieri con i lettori de L 'Etruria.
Ivo Camerini