L’Etruria

Redazione

Un bell’omaggio letterario alla montagna cortonese

Il 12 novembre 2025 per i tipi dell’Editrice Luoghinteriori è uscito il romanzo di Ivo Camerini

Un bell’omaggio letterario alla montagna cortonese

Il 12 novembre 2025 è uscito “I giorni e le notti di Annibale Barca tra Vallecalda e Cerventosa” con sottotitolo “Un inedito racconto della battaglia del Trasimeno del 217 a. C.”, primo romanzo di Ivo Ulisse Camerini. In realtà la battaglia del Trasimeno rimane sullo sfondo, così come appare sfocato, semplice uditore, il personaggio storico di Annibale in una specie d’ “incontro impossibile” con il giovane casalese buono Ulisse, in un metaverso che unisce mondi distanti secoli. Un espediente letterario questo, utilizzato dall’autore, per dare omaggio letterario alla montagna cortonese, dove è nato, per parlare della propria vita, delle esperienze vissute, delle incertezze e delle paure che lo hanno accompagnato nelle proprie scelte.

Un’autobiografia sui generis, non raccontata ad un pubblico vasto, ma ad un personaggio storico, che qui perde ogni caratteristica sua personale, diventando solo un simbolo di quell’idea di riscatto, di superamento della corruzione e del male, che ha il suo centro nella capitale, Roma. Un sogno che rimane tale, sia nella Storia vera che nell’invenzione: Annibale non arriverà mai a Roma. Il giovane Ulisse riuscirà ad andare a Roma, ma solo per assistere da vicino al perdurare di quella lotta tra “buoni” e “corrotti”, diventando consapevole di quanto sia difficile, se non impossibile, il cambiamento del mondo, nonostante il generoso tentativo di tanti, troppi, a cui è stata rubata la vita (e soffro nel dirlo) inutilmente.

La Storia del Secondo Novecento, cui ha assistito in parte l’autore in prima persona, appare come una tragica serie di offese all’umanità, cui proprio quegli uomini “buoni”, incontrati da lui nel corso della sua vita, hanno cercato di porre rimedio. Questo libro appare come un ricordo non retorico, non gridato, ma umano di quegli uomini che con la loro vita e la loro morte testimoniano che anche nei periodi più bui la speranza non muore.

La parte che più mi ha colpito è quella in cui il protagonista racconta ad un Annibale attento e silenzioso le vicende della sua vita di bambino guardiano di maiali, poi di adolescente allievo  al Vagnotti di Cortona e quindi di giovane studente lavoratore a Roma, che, senza soldi, dorme alla stazione Termini sulle panche di legno della sala d’attesa, e poi viene licenziato per aver mangiato un pezzo di carne avanzata in casa di benestanti, che serviva come domestico. Questo desiderio di emancipazione dalla povertà costituisce una forte spinta  emotiva e lo studio, fatto con sacrificio e dedizione assoluta, diventa l’unico mezzo per tentare di vincere la schiavitù della miseria e poi per cercare di raggiungere quella consapevolezza che permette di riflettere e di capire da che parte sia giusto stare e mantenersi integro nei valori in cui uno è stato allevato: la dignità nella povertà, la lotta, la capacità di non arrendersi, il senso della giustizia, la solidarietà, e il mantenersi “pulito”.

Nel racconto emerge la sicurezza con cui il protagonista si mantiene fedele ai principi inculcati nei primi anni di vita e agli insegnamenti, silenziosi anch’essi, dei propri genitori, e poi il passare indenne tra i pericoli che Roma degli anni 1970 poteva presentare durante le manifestazioni studentesche e gli scontri tra fazioni degli estremismi di destra e di sinistra e  il terrorismo, fino ed oltre il delitto Moro.

Due mondi s’incontrano in questa opera: la piccola storia di un giovane che, nonostante le difficoltà, o forse proprio grazie a queste, riesce a costruirsi una  vita dignitosa e onesta  e  a mantenere salda la bussola dei valori, dei diritti umani, sociali e civili in cui era stato educato, e la grande Storia, quella che a volte pare inarrestabile e  senza un senso, e   procede per conto proprio, davanti a noi impotenti, ma che alla fine, guardando indietro, riusciamo a decifrare.

L’espediente letterario del manoscritto inedito ritrovato risale naturalmente alla cultura di professore di materie letterarie dell’autore e i vari registri linguistici del racconto, adottati in queste pagine, impresse su carta vergatina settecentesca, di un libro cui l’editore ha riservato un progetto grafico estremamente raffinato, si rifanno con grande maestria al romanzo minimalista ottocentesco e novecentesco. Un romanzo questo che, partendo dalle indicazioni adottate dallo Scott e dal Manzoni nell’ottocento letterario europeo, non rispetta le regole aristoteliche , ma non  disdegna di rifarsi al modello del racconto erodoteo che nella Grecia classica fece incontrare in un dialogo impossibile Creso e Solone per parlare di accumulazione della ricchezza materiale, della “roba” da una parte e della ricchezza spirituale, della felicità dei sentimenti del cuore dall’altra. Felicità dei sentimenti del cuore che in questo romanzo trovano grande attenzione nei valori dell’ospitalità, della cucina umile, delle feste povere dei contadini, dell’amore che non ha età e che, da fuoco ardente della gioventù, si fa calore platonico nella cosiddetta terza  età, come raccontano le belle lettere che si scambiano  Ilmice ed Aleandro, riportate in appendice quale atto di gratitudine al dono del libellus dato da Annibale al giovane Ulisse al termine di una storica festa della montagna tenutasi in Teverina.

Per saperne di più: Ivo Ulisse Camerini," I giorni e le notti di Annibale Barca tra Vallecalda e la Cerventosa. Un inedito racconto della battaglia del Trasimeno del 217 a. C. ". Luoghinteriori editrice, Novembre 2025. In vendita in tutte le librerie e su Internet.

Elena Bucci