L’Etruria

Redazione

Omaggio a Vannuccio Faralli, sindaco della Liberazione di Genova

A Cortona, il 27 aprile 2025, alle ore 17,30, nella Sala Civica Pavolini la Factory Dardano 44 organizza un convegno sul grande protagonista cortonese che, il 25 aprile 1945, contribuì alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Omaggio a Vannuccio Faralli, sindaco della Liberazione di Genova

Pur essendo nato a Cortona il 15 gennaio 1891, non sono molti coloro che ricordano Vannuccio Faralli o che ne hanno sentito vagamente parlare. A Genova, invece, conservano ancora un bellissimo ricordo di Vannuccio, che fu il sindaco della Liberazione, proclamato proprio il 25 aprile 1945 dal Comitato di Liberazione Nazionale della Liguria. Penultimo nato in casa Faralli, cinque fratelli e due sorelle, viveva con il padre Natale e la mamma Luisa a Monsigliolo. Nel 1906 raggiunse i fratelli Arturo e Quintilio a Genova, dove da tempo si erano ben inseriti. Si iscrisse al partito socialista e da quel momento la sua attività politica fu intensa, sia a Cortona che a Genova, tanto da essere tenuto sotto stretto controllo dalle autorità che lo avevano segnalato come “socialista pericoloso” e schedato come sovversivo. La politica l’aveva nel sangue e i primi quindici anni di vita nelle campagne cortonesi furono fondamentali per la formazione del suo carattere e della sua sensibilità nei confronti delle persone semplici ed oppresse da quegli antichi “padroni” che erano i latifondisti toscani dell’epoca. Convinto pacifista, nel 1915 rispose comunque alla chiamata alle armi e, dopo aver superato il corso per ufficiale di complemento, con il grado di sottotenente il 16 gennaio 1916 fu inviato al fronte. Ferito in combattimento e dimostrando in ogni situazione coraggio e capacità non comuni di combattente, terminò con onore nel 1919 l’esperienza nell’esercito italiano. Tuttavia, nel 1927 l’autorità militare, su precisa iniziativa di quella politica, lo privò del grado di Tenente di Artiglieria giudicandolo “Indegno di conservare il grado e le prerogative di ufficiale perché uno dei più tenaci assertori delle dottrine estremiste basate sulla violenza” e per Vannuccio fu un colpo tremendo che non perdonò mai ai fascisti. Intorno agli anni ’20, in un’Italia in cui la violenza degli squadristi stava preparando l’affermazione del fascismo, Faralli continuò con maggior vigore la sua attività politica a Cortona e a Genova, riuscendo scaltramente a farsi eleggere consigliere comunale in entrambi i municipi nelle amministrative del 1920. L’anno seguente a Cortona le violenze dei fascisti avevano fatto cadere l’amministrazione comunale socialista e una sera di maggio del 1921 un gruppo di squadristi andò a casa di Faralli per farla finita una volta per tutte. Vannuccio se ne accorse in tempo e riuscì a scappare. Correndo a perdifiato per i campi di Monsigliolo raggiunse Camucia e salì sul primo treno per Genova. Lì si dette al commercio rilevando con successo una piccola industria, ma continuò a tenere vibranti comizi oltre che a dirigere l’Avanti! genovese e così fu arrestato nel novembre 1926. Dopo uno sbrigativo processo fu condannato a quattro anni di confino, poi ridotti a tre, da scontare a Tito, un piccolo comune in provincia di Potenza. Continuò comunque ad occuparsi di politica, in gran segreto e senza farsi notare fino al 25 luglio 1943, giorno dell’arresto di Mussolini, quando insieme a pochi coraggiosi superstiti ridette vita al socialismo in sede locale e nazionale, divenendo membro della Direzione Nazionale del  partito con Nenni, Pertini,  Buozzi, Romita e  Cirenei. I  mesi  che  seguirono  l’8 settembre 1943 furono frenetici ed intensi per Faralli, che fu uno dei fondatori del C.L.N. ligure, organizzando la resistenza armata in città e fornendo sostegno ai partigiani delle montagne. Nella sua fabbrica genovese si riunirono segretamente Sandro Pertini, Paolo Emilio Taviani ed altri esponenti dell’antifascimo italiano. Ma il 27 dicembre 1944 fu arrestato dai nazisti mentre stava cercando di mettere in salvo un esponente del C.L.N..

Prima di essere rinchiuso nella terribile IV sezione del carcere di Marassi, Faralli fu portato nella Casa dello Studente, luogo tristemente famoso per le atrocità che le SS e i fascisti vi perpetravano, e sottoposto per numerosi giorni a violente e crudeli torture, nel corso delle quali perse l’uso dell’occhio destro. Faralli tenne duro e non rivelò la vera identità dei membri del C.L.N. e per tale motivo fu poi insignito della medaglia d’argento  al  Valor  Militare.  Genova  fu  l’unico  grande  capoluogo  italiano  a  liberarsi  dell’esercito  di occupazione tedesco senza l’aiuto degli Alleati e all’alba del 24 aprile 1945 il C.L.N. dette il via ad una memorabile insurrezione, alla quale partecipò anche Faralli che nel frattempo era uscito dal carcere di Marassi con tutti i detenuti in armi. Il giorno successivo il C.L.N. nominò Vannuccio Faralli sindaco di Genova, il primo dopo venti anni di dittatura fascista e la brigata partigiana “Matteotti” lo insediò a Palazzo Tursi sede del Comune. Lo attendeva un compito difficilissimo, la ricostruzione di una città devastata dai bombardamenti alleati e fortemente provata dagli orrori della guerra civile e militare. Uno dei suoi primi provvedimenti fu quello di epurare l’amministrazione comunale dai fascisti e lo fece secondo il suo stile, senza guardare in faccia a nessuno, partendo dal Segretario Generale fino ad arrivare all’ultimo dei dipendenti. Poi mise mano alla toponomastica fascista, ma l’assetto urbanistico lo assorbì più di ogni altro problema: aveva in mente una città moderna, attenta alle necessità dei ceti più deboli della società e così fece approvare un piano regolatore innovativo, riuscendo a far costruire delle case popolari con doppi servizi, garage e ascensore. Eletto all’Assemblea Costituente alternò l’attività politica tra Roma e il consiglio comunale di Genova, oltre che nella direzione provinciale e regionale del partito. Nel 1947 fu Sottosegretario all’Industria nel terzo governo De Gasperi, dimostrando la consueta combattività e consolidando una sincera e duratura amicizia con Enrico Mattei, conoscenza che risaliva al periodo resistenziale. In seguito fu eletto alla Camera dei Deputati per tre legislature consecutive, rimanendo sempre fedele all’amico Nenni. Il socialismo antico di Vannuccio Faralli, che fu l’unico a portare la cravatta alla “Lavallière” quella dei rivoluzionari ottocenteschi, era un socialismo “romantico”, nato in un epoca in cui il movimento operaio aveva preso coscienza della propria forza. Fu un uomo buono, generoso, ottimista, che credeva con entusiasmo in quello che diceva e faceva, un grandissimo oratore, un trascinatore, un politico di un’onestà esemplare, di un disinteresse che oggi, purtroppo, non ha riscontro e preferì trascurare la propria attività industriale e gli affetti familiari per l’ideale politico. Cessò di vivere il 1° gennaio 1969 e concludo con un passo del suo testamento: “Il socialismo che è stato guida a me di rettitudine, di onestà e di lavoro, sia anche per mio figlio Silvio che lo professa sinceramente, ugualmente guida di rettitudine, di onestà e di lavoro. Il socialismo è l’ansia dell’umanità travagliata, il posto sicuro dove finalmente la collettività umana troverà la giustizia, la libertà e la pace”.

Mario Parigi

Nella foto collage di corredo, la locandina del convegno che vede come relatori il professor Ivo Biagianti e lo storico Mario Parigi.