L’Etruria

Redazione

È morta la mamma di Ivo Camerini

È morta la mamma di Ivo Camerini
Ciao anima buona!
 
Dopo un improvviso peggioramento il primo ottobre  è tornata alla casa del Padre la signora Camaiani Eugenia – Rina, mamma del nostro redattore Ivo Camerini. I funerali religiosi si sono svolti domenica due ottobre in Cortona nella Basilica di Santa Margherita. Pubblichiamo volentieri il saluto che Ivo ha rivolto al termine della Santa Messa alla sua mamma e ci uniamo al suo dolore porgendo le condoglianze di tutta L’Etruria.
 
“Buona sera. Innanzitutto un grazie per le offerte date per le opere di bene delle missioni delle suore francescane del Bambino Gesù.
Cari sacerdoti, care suore, cari parenti e cari amici e amiche, dopo tre mesi  esatti il Signore ha voluto farci ritrovare qui davanti a Santa Margherita per dare il saluto cristiano a mamma Rina. Grazie a tutti per la vostra numerosa presenza e un grazie particolare soprattutto al dottor Mauro Burbi per l’assistenza e l’aiuto che in questi mesi ci ha generosamente dato. 
Mamma Rina, che oggi in cielo ritrova il suo sposo, il babbo Gigi, era ,come diciamo noi montagnini cortonesi, “una donna di una volta”, una mamma e una sposa all’antica. Una donna tutta casa e famiglia. Una donna dedita alle cure amorevoli della casa, ai lavori nei campi e nei boschi. Una mamma cristiana devota del Santo Rosario e orgogliosa, fiera della sua chiesetta di San Biagio in Casale, dove si era sposata con Gigi e dove ogni domenica, ma anche in ogni festa, in tutte le sere di maggio e negli ottavari dei morti portava me e mia sorella Mirella per pregare Gesù, per educarci ai valori del Vangelo,alla devozione verso la Madonna e tutti i Santi. 
Mamma Rina era “una donna di una volta” che con un pugno di farina, con una goccia d’olio, con un pizzico di sale, con le erbe buone dei campi e con i frutti del bosco sapeva sfamare tutta la famiglia. “Una donna di una volta” che con un “pezzo” di stoffa e un “gomitolo” di lana sapeva vestire tutta la famiglia.
Mamma Rina è stata una bambina della “civiltà contadina antica” che, separata dalla madre appena a sei anni, mentre i suoi coetanei più fortunati andavano a scuola, lei, a quella tenera età, divenne una “mezze braccia da lavoro”, una pastorella della nostra montagna e quindi già donna grande, perché, una volta, a quell’età si diventava grandi.
I campi e i boschi di Casale furono  le sue scuole. Furono la  sua università. Lì, tra Vallecalda, il Termine e la Trafforata, con le sue amiche pastorelle, in particolare Annetta e Landa , imparò la cultura,  i codici di condotta della vita e dell’economia domestica di sussistenza. 
Tra gli scherzi con le sue amiche e la custodia al pascolo delle pecore , apprese dalla bellezza di quella natura, dall’armonia di quel creato una spiccata sensibilità all’ascolto del canto e della poesia.
Quand’ero piccolo era felice , radiosa nel  mandarmi a scuola alle elementari e nelle lunghe sere d’inverno, attorno al fuoco, mi faceva prendere il sussidiario (allora alle elementari avevamo un solo libro, il sussidiario) e si faceva leggere le poesie.
Cara mamma, non ti ho mai letto la poesia che il grande Ungaretti dedicò alla sua mamma perché quel sussidiario non la riportava. Te la leggo questa sera come ultimo saluto, anche da parte di Mirella e di tutti quanti i tuoi amici e conoscenti che questa sera sono saliti alla Basilica di Santa Margherita per darti l’ultimo saluto.
“E il cuore quando d’un ultimo battito 
Avrà fatto cadere il muro d’ombra, 
Per condurmi, Madre, sino al Signore, 
Come una volta mi darai la mano. 
In ginocchio, decisa, 
Sarai una statua davanti all’Eterno, 
Come già ti vedeva 
Quando eri ancora in vita. 
Alzerai tremante le vecchie braccia, 
Come quando spirasti 
Dicendo: Mio Dio, eccomi. 
E solo quando m’avrà perdonato, 
Ti verrà desiderio di guardarmi. 
Ricorderai d’avermi atteso tanto, 
E avrai negli occhi un rapido sospiro.”
 
Ciao anima buona! Ciao anima cristiana! Ciao mamma!