L’Etruria

Redazione

A quando il nuovo diluvio universale?

In giro c'è troppa voglia di guerra e le persone affogano nella solitudine e nella mancanza di rispetto umano

A quando il nuovo diluvio universale?

L’altra mattina al mio solito Bar-circolo culturale di Camucia ho ascoltato discorsi molto importanti, quasi di un livello religioso popolare d’altri tempi. Ne ho preso nota e li trascrivo volentieri per i lettori de L’Etruria.

Primo avventore :  "C’è in giro per il mondo cosi tanta voglia di guerra che il caffè questa  mattina mi va proprio di traverso. Ma sarai mai possibile dopo la immane tragedia che sconvolse l’Europa con la seconda guerra mondiale i governi europei siano ricaduti nella retorica della guerra e mettano miliardi nel riarmo dei loro eserciti, inventandosi che i cosacchi stiano per portare i loro cavalli ad abbeverarsi nelle fontane delle loro capitali? Mi sa proprio che a Bruxelles i governanti europei abbiano preso la sbornia e mi viene il vomito a vedere capi di stato e di governo  tutti gasati a fare soldi con lo slogan dell' antica Roma : " si vis pacem, para bellum" ( se vuoi la pace, prepara la guerra). Poveri ignoranti, non sanno e non ricordano che dopo la tragedia della seconda guerra mondiale i popoli europei scelsero lo slogan : " si vis pacem, para pacem" ( se vuoi la pace, prepara la pace)? Possibile che anche i governanti italiani, che hanno giurato sulla Costituzione più bella del mondo, si siano dimenticati che i popoli democratici ripudiano la guerra?Anche se passo da bischero o sognatore , io sto con il mitico Sandro Pertini: " riempire i granai, non gli arsenali" e con Papa Paolo VI, che, all' Assemblea annuale dell' ONU, nel 1966, gridò: " Jamais plus la guerre ! " ( Mai più la guerra!)".

Secondo avventore: "Caro amico, in giro non c’è solo questa sbornia guerresca unita alla speculazione finanziaria e commerciale che sta buttando nel burrone della storia milioni e milioni di persone umane. C’è una nebbia civile e una puzza morale che sembra , come diceva padre Dante transitando per l’ottavo cerchio infernale, che le genti stiano come se "i mali fossero in una fossa tutti ’nsembre, tal era quivi, e tal puzzo n’usciva qual suol venir de le marcite membre”. Tu pensa che nel mese scorso  sono stato trattato male più volte quando andavo a messa in chiesa da un prete brigante più del bandito Nicche. Pochi giorni fa non ce l’ho più fatta a subire i suoi maltrattamenti e , prima di cambiare chiesa, gli ho lasciato questo biglietto , che mi son tenuto in copia ed ora ti leggo: ‘Maltrattamento: quando la parola non l'hai pronunciata sei tu a comandarla. Ma una volta pronunciata è lei che comanda te. Nel corpo dell'essere umano la cicatrice può essere la memoria di una violenza, ma le ferite dell'essere umano sono tendenzialmente invisibili. Non passano piuttosto scavano, erodono, bruciano, lasciano tracce mnestiche. La ferita è sempre viva, non cessa di spurgare. Il processo di cicatrizzazione non si compie mai definitivamente, perché la ferita non è causata dagli artigli dell'altro ma dai significati di chi consideravi  persone "perbene" . Una frase, una parola, un insulto, ma anche un semplice gesto possono avere il potere di far sanguinare il corpo simbolico del soggetto, di provocare ferite impossibili da cicatrizzare, ferite per sempre vive. Se la cicatrice sul corpo è il segno tangibile della memoria del passato, la ferita invisibile prodotta dall'azione traumatizzante, può generare una ripetizione attiva, un passato che non passa, un passato che insiste a ripetersi sordamente’. Davvero è terribile per una persona e soprattutto per un cristiano imbattersi in un sacerdote che non rispetta il suo prossimo e che non sa che Dio è nel  prossimo che incontro ogni giorno, come diceva il grande biblista Leon Xavier Doufour".

Terza avventrice: "Non ve la prendete più di tanto, cari amici che di prima mattina, come me, state andando al lavoro per guadagnare il pane quotidiano.  Perdonateli, come disse Gesù, perché non sanno quello che fanno. Andate in chiesa quando non c’è nessuno, almeno lì non sarete soli. Oggi , nonostante tutto il chiasso e il caos mediatico, il vivere comune è sfilacciato e la società ha rinchiuso nella solitudine le persone. Una brutta città quella della solitudine. In troppi oggi passano le loro giornate da soli, e questo sta cambiando la loro personalità, il loro rapporto con la realtà e di conseguenza anche il loro essere soggetti sociali.

Se si va in chiesa, anche da soli, lì non si è mai soli. C’è il nostro amico Gesù che ci aiuta a superare la stanchezza che, a volte, ci taglia le gambe . Un amico che ci ridà il respiro che manca; che ci aiuta ad andare avanti  contro le preoccupazioni,  le incertezze, contro i problemi, contro la solitudine, contro la paura tremenda di non farcela. Io ogni mattina prima di venire qui al bar e di andare al lavoro mi fermo sempre cinque minuti nella chiesa che trovo aperta dalle sei  e , da sola con il mio amico Gesù, trovo la forza di andare avanti. Fatelo anche voi. Grazie del caffè. Vi saluto e corro al treno per  Arezzo, altrimenti arrivo tardi al lavoro”.

Quarto avventore:  “ Davvero mala tempora currunt.  A quando il nuovo diluvio universale, visto che ormai si vive in una Babele dove ognuno parla la sua lingua e nessuno capisce più quella dell’altro?”

Ivo Camerini