L’Etruria

Redazione

La vendemmia di Roberto

Al Vallone di Cortona

La vendemmia di Roberto

Nella calda giornata di sabato 20 settembre 2025 mi sono trovato per motivi personali in zona Vallone e passando vicino al Capannone dei Profilati in Alluminio del giovane Roberto Peruzzi, come faccio spesso, mi sono fermato per un saluto ed un caffè dalla sua gentilissima mamma Margherita, che conosco da una vita in quanto amico fraterno di suo marito Fabrizio,illustre maestro artigiano cortonese e  chiamato prematuramente alla Casa del Padre nel 2021.

Arrivando sul piazzale della sua bella casa, che sorge proprio davanti al capannone dei profilati, con mia sorpresa, anche se ancora non  erano le nove, ho visto il figlio Roberto e la figlia Martina intenti a vendemmiare nella attigua vigna familiare, impiantata, a suo tempo, proprio dal loro babbo Fabrizio.

Al mio saluto Roberto e Martina hanno risposto invitandomi ad unirmi a loro e ai loro amici Andrea Cottini e  Luca Mancioppi, che, muniti di forbici e panieri, raccoglievano grappoli con la velocità e la precisione dei contadini di una volta.

L’immagine di me piccolo che aiutavo babbo nella nostra vendemmia familiare montagnina mi è venuta subito in mente quando, entrando tra i filari, ho visto accanto a Roberto suo figlio Andrea, già un piccolo ometto di casa sempre pronto a dare una mano all’amata nonna Margherita e al babbo nelle faccende familiari.

Sono rimasto con loro solo una mezz’oretta, ho raccolto qualche grappolo di uva bianca e rossa i  cui chicchi finivano però  più nella mia bocca che nel paniere. “E’ uva Merlot e Sangiovese rossa e uva bianca di Malvasia di Candia e Chardonet : tutta perfettamente matura e di alta gradazione zuccherina”, come mi dice Roberto, vedendomi curioso davanti a questi grappoli stupendi e sani.

Davanti ad una vendemmia e a dei vendemmiatori, che mi riportavano alla mia infanzia e gioventù contadina, non ho potuto fare a meno di mettermi subito nei miei panni di giornalista di strada e di chiedere a Roberto e Martina di scattare le immagini che qui pubblico nella foto collage di corredo.

In questi nostri giorni caotici, in bilico sulla soglia di una guerra europea (che i banditi alla guida dei popoli stanno cercando dagli anni della pandemia covid),  partecipare, anche se brevemente,  ad una vendemmia  da tempi antichi, da civiltà contadina cortonese dei secoli passati,  è stato per me  un evento di pace e di fraternità sociale e civile, che mi ha richiamato l’importanza della nostra piccola economia di sussistenza familiare, che significa mangiare e bere sano, senza quella chimica che adultera i prodotti della speculazione mercantile,in atto ormai da decenni. Un evento che merita di essere segnalato ai nostri lettori, che amano e rispettano il nostro territorio, la nostra Valdichiana, le nostre terre cortonesi e la loro civiltà contadina.

Insomma, questa vendemmia di Roberto mi ha evocato la  "vendemmia familiare di una volta". Cioè un rito che ho vissuto anch’io per tanti anni nei decenni 1950-1970  e che oggi Roberto, Martina e le loro famiglie rivivono annualmente anche nel ricordo del loro indimenticabile, bravo e buono babbo Fabrizio, che impiantò questa vigna non solo per bere del buon vino biologico , ma soprattutto per mantenere vivo l’evento collettivo e tradizionale della raccolta delle uve appreso dai suoi genitori contadini. Un evento che  coinvolgeva tutta la famiglia e la comunità dei vicini, non solo per il lavoro, ma anche per il forte momento di convivialità e condivisione. Un evento che era un momento di apprendimento e di educazione alla vita e al rispetto della natura, soprattutto per i bambini. Che , in autunno quando  le stagioni esistevano ancora, era  un'occasione per coinvolgere tutta la famiglia, dai più piccoli che raccoglievano i grappoli più bassi agli anziani che supervisionavano le fasi, per unire le generazioni in un'attività comune e trasmessa di padre in figlio.

Vedere e condividere questo piccolo evento di vendemmia di Roberto, imprenditore e maestro artigiano venuto su alla scuola di babbo Fabrizio e mamma Margherita, che mantiene vive e praticate personalmente le tradizione familiari , è stato un grande regalo, che volentieri racconto ai lettori de L’Etruria.

Un regalo che avrà anche un’appendice tra sette/ otto giorni quando Roberto passerà alla premitura delle uve (che sono state messe a ribollire nel grande tino della cantina per la fermentazione del mosto) con il vecchio torchio-premitoio a mano ( in ferro e legno) lasciatogli dal babbo e mi ha invitato ad assaggiare con lui un bicchiere di mosto svinato prima di metterlo a ripulirsi nella botte. Una botte che verrà aperta tra circa un mese per assaggiare in famiglia e con gli amici il vino novello che, anche quest’anno, si sposerà con le prime caldarroste provenienti dalla “marroneta cinquecentesca” della famiglia Camerini e che babbo Gigi già dagli anni 1990 regalava a Fabrizio suo compagno di caccia.

Complimenti Roberto per questo tuo amore alle tradizioni contadine e per questo tua resilienza verso la piccola economia di sussistenza familiare.

Ivo Camerini