L’Etruria

Redazione

Pandemia Covid e shock economico

Ascoltare i consigli di Mario Draghi a tutti i livelli di governo

Pandemia Covid e shock economico

Tempo brutto sugli scenari economici italiani.  Siamo tra l’allerta e l’arrivo di un uragano che potrebbe spazzare via anche i livelli minimali di quel benessere sociale ed economico cui la società italiana degli ultimi cinquant’anni si era ormai abituata. Qualcuno sta dicendo ormai apertamente che nel prossimo autunno ed inverno potrebbe esserci anche una situazione di ritorno alla fame in quanto tanti raccolti delle piccole e medie aziende agricole italiane stanno andando in malora causa mancanza di operai stagionali per la raccolta ed una burocratizzazione del mercato del lavoro che si sta avvitando su se stessa con controlli sul primario mai visti in Italia. Servono infatti nella nostra  agricoltura circa trecentomila braccianti e al nostro interno, nonostante quasi due milioni di redditi di cittadinanza, non si trovano. Dall’estero non si sono aperti i consueti canali, come hanno fatto in Germania, Spagna e Olanda e la situazione si sta facendo seria; a meno che, come avveniva nelle economie autarchiche delle repubbliche socialiste dell’ex-Urss,non si inviino gli studenti a raccogliere patate, verdura, uva ed altri prodotti nei campi delle piccole e medie imprese agricole.

Comunque nella giornata del cinque maggio su questo e su tutto lo scenario economico-produttivo  italiano si sono avute le riunioni del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con i segretari dei sindacati Cgil, Cisl e Uil e di altri sindacati. Riunioni che poseguiranno oggi  con Confindustria, Confartigianato e altre associazioni imprenditoriali.

La discussione tenutasi in videocollegamento ha riguardato il brusco calo del Prodotto Interno Lordo (PIL) previsto per quest’anno. Le previsioni indicano una contrazione di circa l’8%; ma se l’emergenza sanitaria subisse delle ricadute e ci fosse bisogno di rinvigorire le misure restrittive appena allentate, prospetterebbero concretizzarsi scenari ancor più drastici.

Le misure economiche del prossimo decreto del Dpcm e del Parlamento a sostegno del settore privato dovranno essere pertanto coraggiose ed adeguate ad una situazione peggiore di quella di una guerra perduta. Dovranno non lasciare indietro nessuno, partendo dal preservare i livelli occupazionali anche se ci stiamo avviando verso un periodo di profonda recessione, inevitabilmente dovuta al lockdown di queste settimane, non ancora finito per molte attività commerciali, anche nel nostro territorio. Molto dovrà essere fatto anche a livello locale e territoriale come avvenne nell’Italia keinesiana degli anni 1950. Regioni e comuni dovranno sostenere tramite sussidi pubblici l’agricoltura, la piccola e media impresa e soprattutto il settore del turismo che in Italia copre una porzione significativa del PIL  e che nelle nostre terre vede nella stagione estiva il periodo di maggior indotto. Il nostro territorio cortonese conta molto sull’attività turistica e, come ha indicato L’Etruria nel suo ultimo numero del 30 aprile, da lì bisogna ripartire. Naturalmente oltre ai sussidi pubblici, sarà indispensabile l’accesso (agevolato e garantito dallo Stato nazionale e da quello locale, oltre che dalla Cee) al credito e micro-credito agevolato, già predisposto in parte dal decreto Cura Italia. Le imprese di questo settore, come i bar e i ristoranti, ancora chiusi, si dovranno reinventare per la stagione imminente, da una parte, garantendo le indispensabili misure di sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria, dall’altra cercando di risollevare la compromessa attività commerciale.

In uno spirito keynesiano, l’ex presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, ha indicato, in un recentissimo articolo pubblicato nel Financial Times, nell’incremento del debito pubblico lo strumento per far fronte alle necessità finanziarie che presenterà il settore privato per superare questo periodo durissimo. L’effetto sui sistemi economici della pandemia da Covid-19 è paragonabile a quello di una guerra e per uscire da uno shock di simile entità è necessario che lo Stato si faccia carico delle perdite subite dalle imprese accompagnandole nella ricostruzione dell’equilibrio perso, come avvenne con la crisi epocale del 1929. Le piccole attività commerciali dovranno essere supportate con sussidi e il rinvio o, addirittura, l’annullamento del pagamento delle tasse per i periodi di imposta dell’esercizio in corso. In bilico è la sopravvivenza stessa delle imprese italiane, già in grave crisi non solo di liquidità, ma anche di risorse umane e strutturali terremotate dalla crisi del 2008 e da un neoliberismo finanziario internazionale che sui mercati ha speculato a man bassa sulle disgrazie altrui, senza pagare pegno. Pegno che invece c'è il rischio concreto che  ancora una volta venga pagato dai soliti noti. Cioè i piccoli e medi imprenditori,  che però stavolta, davanti alle ossessioni onnipotenti da documentazione di una burocrazia rigida ed ottusa, sembrano più propensi ad andare ad ingrossare le fila alla  mensa della Caritas che a rimboccarsi le maniche per dare nuovo futuro alle nuove generazioni italiane. I pacchi viveri distribuiti anche dalle Caritas cortonesi ad alcuni piccoli artigiani e  partite iva di sussistenza sono lì ad ammonirci e a chiedere alla politica tutta di non fallire nei suoi compiti di governo locale, nazionale ed europeo; pena un disastro peggiore della pandemia Covid-19.

Gabriele Angori