Nei giorni scorsi mi sono fermato a lungo alla bella terrazza di Portole per parlare con tre montagnini veraci, molto arrabbiati contro questo mondo di ladri che spadroneggiano ovunque. Ladri che dopo il Covid hanno ripreso a scorrazzare indisturbati e spavaldi anche nella montagna cortonese, oggi sempre più spopolata e fatta di anziani.
Questi tre diversamente giovani montagnini, Tonio, Menco e Gigi mi hanno dato appuntamento allo storico Bar Bottega Lunghi per consegnarmi alcune foto di furti subìti recentemente ad opera di ladri di rame, che hanno portato via le calate di grondaia delle loro case e di una capanna agricola.
I tre simpatici amici, una vita di sacrifici, di risparmi e di lavoro come unico svago, mi hanno chiesto di pubblicare le immagini dei furti subìti perché secondo loro c’è strana gente in giro per la montagna cortonese che fa scorribande e ruberie varie: dal furto di pietre negli ottocenteschi ponti delle strade provinciali, alle ruberie impunite nelle chiese, nei cimiteri e nelle case di villeggiatura, alle incursioni diurne nelle case dei residenti mentre uno è al lavoro, all’appropriarsi di prodotti agricoli come castagne ed altra frutta di bosco e di campo ed ora, dai primi di giugno, ai furti delle calate di rame delle grondaie. Furti che secondo i tre amici sarebbero da attribuire più a ladri di pollo frequentatori della nostra montagna che ad una banda di forestieri ben organizzata e che abbia preso di mira il nostro territorio montano.
Tonio, Menco e Gigi sono un fiume in piena contro questi ladri che, secondo loro, agiscono indisturbati più di giorno che di notte oppure che svolgono ricognizioni diurne e poi tornano alla notte con piccoli furgoni su cui caricano le loro refurtive.
Nel caso documentato da queste foto, i tubi discendenti delle grondaie, secondo questi tre amici, possono aver reso ai ladri circa venti kg di rame, che però potrebbe triplicare se i ladri fossero gli stessi, che hanno rubato ai primi di giugno in alcune chiese.
Sono molto arrabbiati questi tre amici che ora devono ricomprare le calate per le loro grondaie e, nel ringraziare le forze dell’ordine per avere intensificato la loro presenza, chiedono maggiori controlli su “vagabondi e persone senza arte e né parte che ricordano tanto i racconti dei nostri nonni di primo novecento”.
“Eh sì – chiude la lunga chiacchierata Tonio, il più anziano dei tre – bisognerebbe arfè cumme fece el mi nonno Gosto per fè smette uno che ‘gni mese gli via a rubè de notte un pollo. Doppo averlo guatèto per bene, una notte l’aspettò ringuàtteto su la stalla col su 24, carchèto con una cartuccia a sale grosso. Appena el ladro scappò dal polèo col pollo en mèno e fu ‘n tu la via, gnè sparò a le chiappe. Che gaini, che bèrci, gente! El ladro lasciò el pollo e cursè a chèsa a gambe levéte e pe’ na sittimèna nun sarvedde en giro. Tanto coi ladri mica ci volgono le bòne maniére. Ci vòle de acchiappalli e mettili dentro, finché n’hanno arpaghèto el danno”.
Menco e Gigi annuiscono e anche il giornalista di strada, pur avendo un’innata fiducia nelle forze dell’ordine e nel corso della giustizia, condivide la loro amarezza e il loro dolore di gente laboriosa e seria che non sa capacitarsi di come oggi i ladri possano agire indisturbati e spesso ridersela alle spalle degli onesti e delle stesse forze dell’ordine che, nonostante i ripetuti decreti sicurezza, sembrano più indirizzate al controllo delle idee politiche che al controllo e alla repressione del crimine e del microcrimine. Nella foto collage , le immagini delle calate di grondaia rubate.
Ivo Camerini