L’Etruria

Redazione

Presentato a Palazzo Casali il libro su " Il finocchio selvatico"

Resoconto della Tavola Rotonda svoltasi domenica 7 maggio

Presentato a Palazzo Casali il libro su " Il finocchio selvatico"

Domenica 7 Maggio a partire dalle ore 17 si è svolta nella splendida cornice della sala medicea del MAEC, una tavola rotonda sulla coltivazione del finocchietto selvatico, sulle sue proprietà nutrizionali e culinarie e sul suo utilizzo come pianta di interesse apistico. La curiosità e l’interesse verso questa pianta officinale ha richiamato molto pubblico che ha riempito la sala medicea in ogni ordine di posti.

Ha coordinato magistralmente i lavori il Prof. Curgonio Cappelli dell’Università degli Studi di Perugia.

Dopo i rituali saluti delle Autorità presenti (l’Assessore Attesti per il Comune di Cortona, il Presidente dei Lions Cortona Riccardo Rigutto, il Conservatore dell’accademia Etrusca Paolo Bruschetti e il Consigliere Regionale Marco Casucci) ha aperto i lavori Graziano Tremori, già docente presso l’Istituto Vegni, coautore della monografia sul Finocchietto selvatico, il quale ha detto che l’idea di scrivere questo libro è venuta dall’incontro avuto in epoca pre-Covid con un giovane agricoltore cortonese, Giuseppino Genca titolare dell’azienda agricola “Sapori della Toscana”, il quale da alcuni anni aveva intrapreso con successo la coltivazione di questa ombrellifera.

Giuseppino aveva intrapreso questa impegnativa coltivazione circa una decina di anni fa partendo da semi di finocchietto selvatico raccolti da piante spontanee della montagna cortonese, fatti germinare da aziende vivaistiche specializzate. La riproduzione con seme nostrano autoctono, è stata sicuramente una scelta azzeccata poiché le piantine ottenute oltre ad essere più adatte al nostro ambiente producono fiori e semi dall’aroma molto più marcato e pertanto di qualità superiore rispetto alle varietà straniere originarie del nord Africa.

Inizialmente è partito con piccole superfici anche per saggiare la recettività del mercato, poi visto che questo prodotto era molto gradito e richiesto per la sua qualità eccelsa, ha espanso la coltivazione fino ad arrivare ad una ventina di ettari, risultando uno dei più grossi coltivati italiani.

Oggi nella sua azienda “Sapori della Toscana” posta qui a Farneta, ne coltiva con metodo biologico circa 20 Ha, unitamente ad altre officinali come salvia, rosmarino, origamo, timo….

La sua azienda produce prevalentemente fiore essiccato di finocchietto selvatico, ma anche un po’ di seme (in genere destina a seme l’ultima fioritura, ma talvolta anche superfici dedicate).

Considerato che nel panorama nazionale e internazionale non esisteva alcuna pubblicazione specifica dedicata al finocchietto, abbiamo deciso di scrivere questa monografia per colmare un vuoto culturale e colturale.

Tremori ha sottolineato che questa pubblicazione è dedicata al ricordo e alla memoria di Gianfranco Santiccioli, scomparso il 3 aprile 2019 quando era terminata la prima stesura dell’opera.

E’ intervenuto poi Marco Mearini, docente dell’Istituto Vegni, il quale ha illustrato gli aspetti tecnici della coltivazione di questa Apiacea, evidenziando sia le criticità organizzative unitamente al buon reddito che questa officinale riesce a fornire.

Ha preso la parola il Prof. Roberto Coli dell’Università degli Studi di Perugia che da nutrizionista ha evidenziato le proprietà nutrizionali sia del fiore essiccato che del seme di questa pianta.

Il Prof. Tiziano Gardi dell’Università degli studi di Perugia ci ha illuminato sulle possibilità di utilizzare il finocchietto come pianta di interesse apistico, sconfessando gli scritti di coloro che sostenevano che questa Ombrellifera fosse poco gradita alle api per l’assenza di nettari.

Attraverso una esperienza condotta con alveari selezionati collocati sugli appezzamenti coltivati a finocchietto nell’azienda sapori della Toscana, si è dimostrato che le api vanno a visitare e bottinare i fiori di finocchietto, riuscendo a produrre un ottimo miele che almeno in Italia, è una primizia assoluta che merita di essere adeguatamente valorizzata.

Ha concluso gli interventi Ilaria Gioia docente dell’Istituto Alberghiero Vegni, la quale ha parlato delle molteplici possibilità di impiego del finocchietto in cucina, dagli antipasti fino al gelato.

Alle 19,30 si è conclusa la tavola rotonda e nonostante la tarda ora tutto il pubblico iniziale ha assistito ai lavori.

E’ seguita una cena tematica con piatti a base di finocchietto selvatico, preparati e serviti da Antonio Accordi di Cortona Catering.

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