L’Etruria

Redazione

Gino Massetti è tornato alla Casa del Padre

Nel pomeriggio di mercoledì 18 giugno 2025, all’ età di novantasei anni, Gino Massetti è tornato alla Casa del Padre. I funerali venerdì 20 giugno a Poggioni.

Gino Massetti è tornato alla Casa del Padre

 

 

 

Gino Massetti, dopo alcuni mesi di malattia, mercoledì 18 giugno 2025, è tornato alla Casa del Padre. Ne hanno dato l’annuncio  questa mattina la moglie signora Onelia Valli e i figli dottor Massimo e Marco, che da ieri sono accorsi al capezzale del babbo, rientrando con urgenza dai loro impegni professionali all’estero. Gino è partito serenamente per il misterioso viaggio della morte, spegnendosi lentamente come una candela che finisce e assistito amorevolmente nel suo letto di casa dalla moglie Onelia e dai figli Marco e Massimo.

Persona buona e molto stimata sia a Camucia, dove era venuto a vivere dopo l’andata in pensione, sia nella sua natia montagna, Gino Massetti è stato un carabiniere grande servitore dello Stato e ha sempre fedelmente e con onore prestato servizio nell’Arma dei Carabinier,i dove si arruolò giovanissimo subito dopo la seconda guerra e dove ha svolto una brillante carriera fino a raggiunge il grado di maresciallo o luogotenente, come si dice oggi. In ogni zona d’Italia, dove ha prestato servizio (dalla Sardegna alle Marche , all’Umbria e alla sua Toscana),  Gino Massetti ha sempre servito lo Stato con passione ed onore, ricevendo stima, amicizia e rispetto per la grande empatia con cui interagiva nelle comunità assegnategli di volta in volta dall’Arma, compreso quella di Siena dove tutt’oggi lo ricordano come “ il maresciallo buono e gentile”.

Gino Massetti, Cavaliere della Repubblica, nominato dall’indimenticabile presidente Sandro Pertini, Medaglia d’Oro dell’Arma per il lungo, ininterrotto  servizio prestato, è stato l’unico sopravvissuto della Strage di Falzano, perpetrata dai nazifascisti nel giugno 1944.  

Una strage terribile e disumana contro civili inermi che ancor oggi tiene nel dolore la comunità cortonese che ogni anno nell’ultima domenica di giugno ne tramanda la memoria e la condanna.

Una memoria e una condanna che Gino ha sempre voluto tenere viva partecipando anno alla commemorazione istituzionale che avviene in Falzano e raccontando sempre, con parole di grande amore cristiano e di perdono , come andarono effettivamente le cose.

Ancora nella manifestazione del giugno 2023, l’ultima cui Gino ha partecipato, guidando la sua utilitaria e portando con sé anche la moglie signora Onelia, con il sorriso sulle labbra egli affidò ai presenti e ai giovani cortonesi il suo racconto : “Eravamo più di una decina di persone rastrellate  durante il giorno in questa parte della montagna cortonese. Ci misero al muro davanti a questa casa contadina ed io riuscii a scappare di nuovo nel frattempo che arrivarono dei cittadini, portati dai tedeschi, con delle casse sulle spalle: era la dinamite che poi misero nella casa colonica, preparando queste mine. A me mi ripresero a cento metri da qui sul campo prima della chiesa e mi riportarono qui. Terminato il lavoro di questa dinamite (erano diverse casse, forse una ventina), vennero qui due tedeschi, sempre con i mitra puntati e ci buttarono là dentro. Uno alla volta ci buttarono dentro la stalla. Io non mi rassegnai, ero il più sveglio, erano tutti un po’ anziani gli altri. Riuscii a scappare di nuovo, ma mi ripresero subito un'altra volta e fui buttato dentro anch'io. Premetto una cosa. Prima di arrivare qui, dopo che ci ebbero catturati, ci portarono alla fattoria de l'Aiola, dove c’è la villa. Ci misero tutti in fila al muro e ci dovevano fucilare lì. Ma sopraggiunse un ufficiale tedesco con il sidecar:arrivato lì dalla strada, vide questo lavoro. Emise un grido di sospensione e sospesero di fucilarci. Ritirarono i due nuclei di soldati pronti per sparare. Poi ci portarono qua. Io scappavo di nuovo da sotto le braccia, ma mi riprendevano sempre. Sigillarono questa casa colonica. Sentii dalla stalla che correvano. Fischiarono le orecchie. Ero coperto e stretto. Non mi muovevo. Sentii un grido. Quegli  altri intorno spirarono, erano dieci o undici, tutti morti. Io  fortunatamente vivo rimasi nove ore sotto le macerie. Ero arrivato alla fine anch’io. Non respiravo più. Non potevo muovermi perché avevo due morti sopra , così a traverso, che mi hanno salvato, ma con le mani cercavo di pulirmi la bocca dai detriti e dalla polvere per respirare meglio in quanto fui fortunato che  una pietra grossa,un architrave, si intraversò e mi riparava la testa e creava una bolla d'aria.  Sono rimasto nove ore sotto a tutte queste macerie. Quando stavo per andarmene, sento un fruscio , dei passi di persona sopra di me. Capii che non era un tedesco. Mi misi a gridare allora con il poco fiato rimasto. Prima stavo zitto, non solo perché non c’avevo il fiato, ma avevo paura che i soldati tedeschi mi venissero a sparare. Ma poi  sentito questo fruscio, questo camminare di donna sopra di me, gridai e quella donna cominciò a scavare tra i sassi … era quella signora che mi ha scoperto e piano piano mi ha tirato fuori da lì. C’era un altro uomo che l'aiutò a tirarmi fuori. Mi tirarono fuori. Mi presero e mi caricarono sulle spalle e mi portarono su in quella zona chiamata Cetille,  qui vicino. La mia vita è stata cambiata per sempre. Fui infermo per un anno, ma  mi ripresi e poi dopo, quando avevo 17 anni, mi sono arruolato nell’Arma dei carabinieri, dove ho fatto 47 anni  come maresciallo comandante di reparto per l’Italia. Ed oggi eccomi qua. Ringraziamo Dio”:

Riproponiamo oggi , al momento della morte, questo suo racconto che più volte abbiamo pubblicato, perché siamo sicuri che per Gino ha avuto  sempre il significato di dire un forte e definitivo  “no alla guerra”. Un grido di “Mai più la guerra!” che  egli ripeté, con voce forte, assieme a tutti i presenti in tutte le cerimonie svoltesi negli ultimi ottant’anni a Falzano. Cerimonie di commovente momento civile e religioso di commemorazione dei martiri cortonesi, che si è ripetuto e si ripete ogni anno,  affinché coloro che hanno in mano le sorti dei popoli e delle nazioni odierne  riflettano a fondo sul dolore e la tragedia che portano la violenza e le armi e quindi si dedichino alla costruzione della pace nuovamente minacciata e in pericolo dal cinismo di guerre odierne che da due anni stano scuotendo dalle fondamenta l’umanità tutta.

A Gino il saluto riconoscente del nostro giornale, assieme a quello mio personale, che ho avuto la fortuna di dargli ancora una volta appena un mese fa in casa sua, con un addolorato “Buona strada nelle eterne praterie della Gerusalemme Celeste” e  le parole  della preghiera del pellegrino irlandese: "possa  la strada alzarsi per venirti incontro, / possa il vento soffiare sempre alle tue spalle,/ possa il sole splendere sempre sul tuo viso".

Alla moglie signora Onelia, ai figli Marco e Massimo, alle loro famiglie, le condoglianze cristiane de L’Etruria tutta.

I funerali si svolgono domani venerdì 20 giugno, alle ore 16,00, nella Chiesa di Poggioni. Questa sera, giovedì 19 giugno , alle ore 19,00,ci sarà la recita del rosario presso la camera ardente dell’Ospedale della Fratta , dove chi vuole può recarsi a far visita a Gino, che, dopo la santa messa funebre di domani, riposerà nella Cappella di famiglia al Cimitero di Vaglie, avvolto nella sua divisa da maresciallo e nel tricolore italiano.

Nella foto di corredo, un primo piano di Gino Massetti e la foto del suo intervento del 2021 alla cerimonia di Falzano .

Ivo Camerini