L’Etruria

Redazione

Montagna cortonese: storia e racconti di nonna Dina -2

Montagna cortonese: storia e racconti di nonna Dina -2

Dopo una breve sosta, dovuta ad alcune faccende da sbrigare, Dina riprende i suoi racconti che così proseguono: “ Io non sono andata a scuola  a sei anni, ma più tardi nell’ottobre 1944, perché c’era la guerra e dopo il settembre 1943 le scuole non riaprirono, poi nella primavera 1944  i tedeschi bruciarono  la scuola di Portole e dovemmo attendere che fosse rimessa a posto.

Pur con tanti problemi noi bambini eravamo felici perché subito dopo la guerra portarono l'obbligo di studio fino alla quinta elementare. Prima della guerra si poteva smettere di andare a scuola anche alla terza elemenare. Alla scuola elementare di Portole  confluivano tutti i ragazzini di Casale e di Tornia. A quei tempi eravamo tanti ragazzini e ragazzine che si andava a scuola a Portole ad imparare a leggere e far di conto. Qualche bambino che abitava nei posti più boschivi e molto lontano dalla strada, come a Pian de Valtasso sul versante di monte Ginezzo, non venivano a scuola oppure frequentavano quando potevano. Anche per me fu dura andare a scuola da Valentina a Portole, soprattutto d’inverno con il freddo e la neve, ma noi bambini si andava volentieri e si andava a piedi da soli da casa nostra . Quel primo inverno fu terribile per noi bambini che arrivati alla Cerventosa dovevamo attraversare il fiume su di una passerella perche il ponte era stato fatto saltare nell'ultimo anno di guerra per impedire la fuga verso Città di Castello ai tedeschi in ritirata.

Attraversato il fiume Minima allora molto pieno di acqua, nello scollinare il passo della Cerventosa , ci si doveva prendere tutti per mano per far fronte al forte vento che in alcune giornate il vento era così impetuoso che altrimenti ci buttava per terra. Ma stando tutti insieme si passava e si cresceva insieme vincendo le difficoltà e si andava volentieri a scuola anche se sotto il braccio oltre al libro e al quaderno si doveva portare anche un pezzo di legna per mantenere  il focolare della scuola, altrimenti la maestra non ci faceva scaldare le mani quando si erano brancuglite ( gelate).

La maestra veniva da Cortona con la bicicletta e d’inverno al manubrio ci metteva una pelle di coniglio per ripararsi le mani dal freddo oppure veniva a piedi. In aula eravamo sei classi tutte assieme. Allora alle elementari in montagna esisteva anche la cosiddetta "sesta" (cioè un sesto anno di scuola perché nessun di noi poteva andare a Cortona a proseguire gli studi ad eccezione dei figli delle tre /quattro famiglie padronali che allora c'erano nella nostra montagna) e la maestra, nella mattinata,  insegnava a turni. Era una maestra molto brava, ma anche molto svelta di mani con scapaccioni e gnocchini. Ricordo che una volta una mia compagnetta si ribellò e le diede un calcio negli stinchi dicendole che solo il babbo e la mamma la potevano picchiare.

Nel 1948, quando ero già in terza elementare,  incominciò a passare la corriera e per noi e la maestra fu davvero una grande cosa, un grande progresso”.

A questo punto però arrivano a casa di nonna Dina le sue due nipotine . I racconti si devono interrompere. Ci accordiamo allora  per un nuovo incontro, che terremo su in montagna nella sua antica casa  di sposa e di sarta in Borgo Casale e che oggi  i figli Gino e Grazia hanno trasformato in una splendida, accogliente oasi agrituristica.

Ivo Camerini